Dopo il summit di Washington il ministro degli esteri ucraino Kuleba si lamenta per il mancato invito all’Ucraina di diventare il 33esimo membro dell’Alleanza. “Non possiamo aspettare altri 75 anni”, dice riflettendo le proteste di Zelenksy per le tempistiche e le quantità degli armamenti promessi dall’Occidente. A Kiev sono in attesa degli F-16 olandesi e danesi, ma sanno già che ne arriveranno troppo pochi. E non saranno certo disponibili subito, perché bisogna ancora terminare l’addestramento dei piloti e l’allestimento della difesa degli aerodromi. Come riporta il sito Strumenti Politici, il presidente ucraino ha paragonato questa situazione a quanto accaduto con i tank americani Abrams. Gli USA ne hanno dati solo 31 e, nonostante le tante esaltate caratteristiche di potenza e corazza, gli ucraini li hanno alla fine ritirati dalla prima linea perché i russi riuscivano a danneggiarli o a distruggerli. Zelensky ha espresso apertamente i suoi dubbi sul fatto che i tank e i jet occidentali possano veramente fare la differenza sul campo di battaglia. I carri erano arrivati già verso la fine della controffensiva e poi le prestazioni erano state inferiori alle aspettative. Soprattutto ce n’erano pochi. A Kiev pensano che la stessa storia si ripeterà con i caccia da combattimento F-16. E per quanto riguarda la possibilità di abbattere i missili russi diretti alla parte occidentale dell’Ucraina, secondo gli Stati Uniti dovranno occuparsene sempre e solo i sistemi anti-aerei situati sul territorio ucraino. Washington vuole evitare l’escalation e dunque non approva l’idea del governo di Varsavia di sparare con le postazioni in Polonia e manovrate dai polacchi. Alle proposte vagheggiate dai ministri polacchi, l’amministrazione USA ha mostrato scetticismo e prudenza.
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