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Curiosità | 11 luglio 2024, 09:25

Agitate la bacchetta magica: al Caffè Letterario di Bra si legge “Cenerentola”

La sua storia comincia oltre 2000 anni fa, in Egitto. Allora si chiamava Rodopi ed era una cortigiana

Agitate la bacchetta magica: al Caffè Letterario di Bra si legge “Cenerentola”

Agitate la bacchetta magica: al Caffè Letterario di Bra si legge Cenerentola. Si stima che, in giro per il mondo, vi siano circa 700 versioni della fiaba sulla dolce fanciulla maltrattata e delle sue belle scarpette di cristallo. Per darvi un’idea, anche i Nativi Americani hanno la propria versione.

Secondo alcuni studiosi, la versione più antica della fiaba di Cenerentola arriverebbe addirittura dall’antico Egitto. La Cenerina di questa versione si chiama Rodopi ed è una cortigiana della colonia greca di Naucrati, in Egitto.

Della sua storia ne fa accenno il filosofo greco Strabone nella sua opera La Geografia. È piuttosto breve, eccola: «Raccontano che, mentre Rodopi stava facendo il bagno, un’aquila afferrò uno dei suoi sandali e lo trasportò a Menfi, dove il re stava amministrando la giustizia all’aperto. Quando l’aquila fu sopra la testa del re lasciò cadere il sandalo sulle sue ginocchia. Il re, spinto sia dalla bellezza del sandalo, sia dalla stranezza dell’evento, inviò uomini per tutto il paese alla ricerca della donna che lo aveva indossato. Trovatala nella città di Naucrati, fu portata a Menfi e divenne moglie del re».

Successivamente sono fiorite varie versioni di questa leggenda che sono andate a mescolarsi tra loro e secondo cui Rodopi pare fosse una schiava al servizio di un re, maltrattata da altre schiave invidiose di lei. Tuttavia queste versioni sembrano non avere fonti originali ad accertarle e quella raccontata da Strabone resta l’unica che abbia una fonte effettiva.

Altre versioni della fiaba sono da ricercarsi sia in Cina (qui Cenerentola si chiama Yeh Shen, le scarpe sono dorate e la fata viene sostituita da un pesce d’oro) che in Italia. Qui, nel 1634, Giambattista Basile scrive La Gatta Cenerentola, pubblicata tra il 1634 e il 1636 nell’opera Lo Cunto de li Cunti, una raccolta di 50 fiabe di origine popolare scritte in dialetto napoletano. In questa versione della fiaba Cenerentola si chiama Zezolla e sarà questa che Charles Perrault prenderà come esempio per narrare la storia alla corte del re Luigi XIV di Francia.

La morale che Perrault riporta alla fine è doppia: che la grazia e la gentilezza sono un dono assai migliore della bellezza in sé; e che si può essere coraggiosi, nobili e ingegnosi quanto si vuole, ma tutto ciò non serve a nulla se non si ha qualcuno che ci aiuti in caso di bisogno (in questo caso la fata). La versione dei fratelli Grimm, che è senza dubbio la più famosa di tutte, è datata 1812. Con alcune differenze, sarà proprio quest'ultima a ispirare nel 1950 uno dei film d’animazione Disney tra i più famosi di sempre. Da vedere (e rivedere) se non l’avete ancora fatto. Bibbidi-Bobbidi-Bu!

silvia gullino

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