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Cronaca | 10 luglio 2024, 08:46

Stagionali presi a bastonate dai caporali delle vigne: nei guai tre stranieri, titolari di ditte con sedi ad Alba, Mango e Novello [VIDEO]

Agli arresti domiciliari un marocchino e un macedone, mentre a un terzo soggetto è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare attività professionale

Stagionali presi a bastonate dai caporali delle vigne: nei guai tre stranieri, titolari di ditte con sedi ad Alba, Mango e Novello [VIDEO]

Tre misure cautelari - per attività simili ma non direttamente collegate l'una all'altra - per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e violazioni alla norma sul soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale. Questo il bilancio di un’operazione – battezza "Iron Rod", tondino di ferro – portata a termine dalla Squadra Mobile della Questura di Cuneo, iniziata l’anno scorso in seguito ad alcune segnalazioni da parte di associazioni per la tutela dei diritti dei lavoratori.

Destinatari delle misure cautelari, emesse su richiesta della Procura della Repubblica di Asti dal Giudice per le Indagini Preliminari di Asti, sono tre uomini di nazionalità straniera sui 40 anni circa, regolari sul territorio italiano ma non incensurati: un marocchino e un macedone, che ora si trovano agli arresti domiciliari, e un albanese al quale è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare attività professionali. A tutti si contesta il presunto reato di sfruttamento di braccianti agricoli, in gran parte di origine africana, impiegati nei vigneti delle Langhe - nello specifico nelle zone di Farigliano, Neive, Castiglione Tinella e Monforte d’Alba - e in alcuni casi sarebbero emerse anche delle violenze fisiche nei confronti di alcuni lavoratori che protestavano in quanto sfruttati.

L'indagine, coordinata dalla Procura di Asti e svolta col supporto di attività tecniche, ha consentito di accertare che gli indagati, in modo disgiunto tra loro, attraverso imprese individuali a loro riconducibili operanti in Novello, Mango e Alba, reclutavano manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento.

In particolare i succitati, approfittando del loro stato di bisogno, reclutavano lavoratori di origine prevalentemente africana (Gambia, Guinea, Nigeria, Marocco, Egitto, Senegal, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Albania), in gran parte irregolari sul territorio nazionale, privi di valide soluzioni abitative, per impiegarli nel lavoro in vigneto presso terzi, in totale violazione delle normative contrattuali sull’impiego. Li avvicinavano la mattina presto nell'area della stazione ferroviaria di Alba: in molti provenivano dalle langhe o dalla vicina Torino. Secondo quanto disposto dalle forze dell'ordine, ai tre soggetti sono stati ricollegati oltre 50 lavoratori.

Tra le violazioni citate dalla Polizia di Stato retribuzioni con paghe orarie di circa 6 euro all’ora, palesemente, difformi dai contratti nazionali e territoriali; inosservanza della normativa sull’orario di lavoro; inosservanza della normativa in materia di sicurezza e igiene sul lavoro; sottoposizione dei lavoratori a condizioni di lavoro con metodi di sorveglianza degradanti e di controllo a vista, con minacce di non essere  pagati o di essere allontanati.  Addirittura, in due casi accertati a carico del primo dei tre indagati, nativo del Marocco, alcuni lavoratori, dopo essersi lamentati delle condizioni di sfruttamento in cui versavano, venivano puniti, in violenti pestaggi, uno dei quali con l’utilizzo di un todino di ferro prelevato dal filare di sostegno a una vigna, che ha dato il nome alla presente operazione, “Iron Rod”.

Come detto gli indagati operavano in modo disgiunto tra di loro, indicativo di una diffusività allarmante dei reati accertati, e per tutti e tre è stata contestata l’aggravante di aver reclutato più di tre lavoratori e di aver utilizzato persone straniere prive di permesso di soggiorno o con permesso di soggiorno scaduto. Inoltre, a carico dell’indagato di nazionalità macedone - legale rappresentante di una società operante a Mango - è stato, altresì, accertato che i lavoratori venivano collocati all’interno di un immobile di proprietà sito in quel comune in una situazione di degrado, di sovraffollamento e precarie condizioni igieniche (e costantemente controllati tramite un ottimo servizio di videosorveglianza).

L'immobile è stato oggetto di un blitz nel quale sono state rinvenute una ventina di persone di origine straniera e 16mila euro in contanti nascosti nei cuscini e in una custodia per occhiali. Il cittadino marocchino ha fatto ritrovare un migliaio di euro e alcuni documenti, mentre per il cittadino albanese lo spoglio delle pratiche e dei documenti risulta ancora in atto.

Nel corso dell’operazione hanno partecipato circa 40 unità della Questura con il rinforzo del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte, di unità cinofile e della Polizia Scientifica, nonché dell’Ufficio Immigrazione per l’analisi delle posizioni sul territorio nazionale dei soggetti stranieri controllati.

IL VIDEO

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari sono stati sottoposti a sequestro preventivo cinque veicoli, utilizzati dagli indagati per accompagnare i bracciati sul luogo di lavoro, nonché è stato sottoposto a sequestro preventivo l’immobile di proprietà del cittadino macedone, utilizzato per ospitare i braccianti nelle condizioni meglio sopra descritte in località Mango.

Curioso rilevare come le indagini siano nate ‘per caso’, mosse da un ‘reato spia’ ovvero i violenti pestaggi operati dall’imputato di origine marocchina e in quel di Neive – ha commentato il Procuratore della Repubblica di Asti Biagio Mazzeo - . Ovviamente questa operazione non esaurisce il problema. Qualche lavoratore tra i coinvolti ha ricevuto il permesso di soggiorno per ragioni di Giustizia perché vittima di un reato, un’eventualità non particolarmente utilizzata ma che permette di cancellare il timore di possibili ripercussioni e rimpatri, e abbattere il muro dell’omertà”.

Il Questore di Cuneo Carmine Rocco Grassi assicura che, se per il momento gli indagati sono i tre ‘caporali’, l’intenzione è quella di portare le indagini a chi le vigne oggetto del reato le possiede assieme ai terreni su cui sorgono: “La legge permette di chiarire le situazioni ed eventualmente punire sia intermediario, i caporali, sia il datore di lavoro vero e proprio. Appare ovvio, quindi, che il nostro interesse debba andare a rivolgersi, ora, anche a chi si disinteressa di come le cose vengono state gestite”.

Cesare Mandrile

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