Cronaca - 10 luglio 2024, 16:43

Rimane in carcere il 45enne braidese che ha aggredito a coltellate il compagno della ex

L’uomo si era introdotto con la forza nell’abitazione della donna dopo averle danneggiato l’auto parcheggiata in strada. E’ indagato per tentato omicidio e atti persecutori. Il difensore: "Le parti forniscono versioni radicalmente differenti"

Immagine d'archivio

La convalida dell’arresto e l’applicazione nei suoi confronti della misura cautelare della custodia in carcere. Sono le decisioni contenute nell’ordinanza con la quale il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Asti Beatrice Bonisoli si è espressa in merito all’arresto del 45enne braidese che nelle prime ore dello scorso lunedì 1° luglio, dopo averle danneggiata l’automobile parcheggiata sotto casa, si era introdotto con la forza nella casa dell’ex compagna per poi, armato di un coltello con una lama da venti centimetri, aggredirne l’attuale compagno, che si era frapposto tra i due nel tentativo di difendere la donna.  

All’indirizzo del malcapitato l’aggressore avrebbe menato fendenti nelle intenzioni mirati al collo e all’addome, almeno stando alle testimonianze rese dalle vittime ai militari della Compagnia Carabinieri giunti sul posto intorno alle 3 di quella mattina. Idonei quindi ad attentare alla vita dell’aggredito. Da qui l’accusa di tentato omicidio che, insieme a quella di atti persecutori, è valsa da parte del Gip la conferma della detenzione in carcere quale misura cautelare a carico dell’indagato in attesa del giudizio o comunque di un nuovo esame della sua posizione.   

A carico dell’aggressore pesano poi anche le accuse di danneggiamento, per i danni recati all’automobile, contro la quale si è accanito infrangendone il parabrezza, quella di violazione di domicilio e quella di porto abusivo d’arma.  

L’uomo è difeso dall’avvocato albese Roberto Ponzio, che dichiara: "Le parti forniscono versioni radicalmente differenti. Le indagini accerteranno la reale dinamica dei fatti. Mi pare che dalla condotta del mio assistito non si possa desumere una sua volontà omicidiaria, né la presenza di un pericolo di vita per la vittima, che infatti non ha riportato alcuna lesione". 

E. M.