Cronaca - 10 luglio 2024, 16:03

Caporali nei vigneti, se il fenomeno diventa piaga. La Prefettura pensa a un protocollo come quello del Saluzzese

Sulle colline dell'Albese ennesima operazione e altri tre soggetti accusati di avere approfittato di decine di stranieri. Il procuratore capo Mazzeo: “In Italia bacino enorme di lavoratori irregolari perché privi di altra scelta”

L'intervento della polizia in una vigna

In una provincia nella quale il settore agroalimentare ha un ruolo rilevantissimo, è inevitabile che il periodo della primavera e dell’estate venga collegato all’attività di raccolta della frutta. Un argomento che, dal punto di vista della cronaca stretta, riporta altrettanto inevitabilmente alla mente i fenomeni di sfruttamento della manodopera nei campi, mai così tanto d’attualità anche a livello nazionale.

Nella mattinata di oggi, mercoledì 10 luglio, in Questura a Cuneo si sono illustrati i risultati di una attività di polizia operata dalla Squadra Mobile tra le colline e i vigneti delle Langhe. Nel contesto dell’operazione battezzata “Iron Rod” – barra di ferro – sono state comminate tre misure cautelari nei confronti di altrettanti cittadini stranieri, titolari di ditte individuali aventi sede ad Alba, Novello e Mango, accusati di aver sfruttato il lavoro irregolare di circa 50 persone, una ventina delle quali venivano “ospitate” all'interno di una struttura di Mango, sulle colline del Moscato, in condizioni igienico-sanitarie deprecabili. 

I tre soggetti sono ora indagati per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, oltre che per violazioni alla normativa relativa al soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale, mentre le forze dell’ordine puntano ora ad accertare l’eventuale coinvolgimento di coloro che – i terreni e i vigneti teatro del lavoro irregolare – li possiedono.  

Ma nel contesto dell’operazione stessa rimane curioso e preoccupante il fatto che i tre imputati non fossero parte di un’unica banda, ma tre cellule disgiunte unite soltanto dal tipo di reato perpetrato.

Mazzeo: “Fenomeno non ha una sola regìa, difficile contrastarlo”

Un fenomeno davvero complesso, rinforzato da un senso di diffusa omertà che coinvolge purtroppo anche gli stessi lavoratori stranieri, indotti al silenzio tramite minacce concrete o paventate”, ha commentato il procuratore della Repubblica astigiano Biagio Mazzeo.

Solitamente – ha continuato il procuratore capo - i lavoratori coinvolti in fenomeni di caporalato sono totalmente irregolari, oppure ex regolari poi passati all’irregolarità, spesso di origine africana. Il problema vero è che nel nostro Paese esiste un serbatoio potenziale di lavoratori di questo tipo davvero enorme: le persone irregolari, e che quindi dovrebbero andarsene dal nostro Paese, nella pratica non se ne vanno praticamente mai e a quel punto per loro è impossibile raggiungere la prospettiva di un lavoro regolare. In poche parole, non hanno altra scelta che rivolgersi a questi contesti e a questi soggetti”.

Sarebbe più facile agire e contrastare il fenomeno, ci fosse un'unica regìa o un unico sodalizio criminale al vertice di tali organizzazioni. Ma non è così. Risulta importante quindi agire e monitorare, ma anche prevenire situazioni del genere, cercando di intercettare almeno quella parte di lavoratori che potrebbe lavorare in regola”, ha concluso Mazzeo.

Dal Saluzzese alle colline Unesco: gli sforzi della Questura

Nella nostra provincia i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento della manodopera di stranieri irregolari – unito alla questione della gestione degli stagionali della frutta e dei flussi migratori - interessa da decenni il territorio del Saluzzese. Più recente, in termini relativi, la sua manifestazione in quei paesaggi vitivinicoli che da dieci anni si fregiano peraltro del riconoscimento Unesco.

Il fenomeno è una delle questioni principali che ho deciso di affrontare sin da quando mi sono insediato nella sede di Cuneo – conferma il questore Carmine Rocco Grassi -. Nonostante quel che si poteva pensare sino a qualche anno fa, il problema non riguarda solo il Saluzzese, sul cui territorio invece, negli anni, si sono fatti molti passi avanti sul contrasto attivo, ma anche sulle operazioni di svelamento del cosiddetto sommerso”.

Per quanto riguarda le Langhe sappiamo che la Prefettura sta spingendo per far partire i lavori di stesura di un protocollo di gestione simile a quello attivato nel Saluzzese – ha aggiunto Grassi -. Un elemento importante di svolta perché si responsabilizzano gli attori coinvolti raggiungendo allo stesso tempo risultati concreti nella direzione di una gestione di tali flussi di lavoratori finalmente rispettosa della legge”.