Curiosità - 09 luglio 2024, 07:17

Andrea Bessone, oltre quindici anni dietro la batteria: “Amore a prima vista per lo strumento, ma poi servono impegno e pazienza”

Il trentatreenne roccafortese, batterista dei La Sad negli ultimi tour, racconta la sua carriera dagli inizi alle comparsate televisive: “Internet ha aiutato molto, nel trovare i gruppi ma anche gli sponsor”

Trentatré anni di vita, di cui almeno la metà passata a battere su cassa, rullante e piatti partendo dalla piccola – e misconosciuta – provincia monregalese e arrivando fino ai palchi del Sol Levante.

È questa la storia di Andrea Bessone, roccafortese classe 1991 con l’ossessione – quella che porta al perfezionismo nella disciplina che, nella vita, si è scelto di praticare e quindi nella propria migliore accezione possibile – della batteria (nata inseguendo l’idolo Travis Baker, storico e celeberrimo batterista dei Blink-182).

TargatoCn l’ha raggiunto al telefono per una chiacchierata in cui ha raccontato se stesso e la sua carriera.



- Dalla provincia cuneese ai palchi più importanti e poi alla televisione, iniziando a 15 anni e imparando come autodidatta. Andrea, grazie per la disponibilità. Raccontaci la tua storia.
Mi sono avvicinato alla batteria un po’ per caso. Ho sempre provato a suonare la chitarra, spinto soprattutto dai miei genitori ma sentivo che non mi interessava molto. Poi, durante il periodo della prima vacanza ai tempi delle superiori, mi sono lasciato convincere da alcuni amici a provare la batteria; grazie anche al sostegno di mio padre, che da giovane la suonava a livello amatoriale, ne ho affittata una per sei mesi e ho scoperto non solo di adorarla ma anche di avere un buon feeling con lo strumento.
Da quel momento ho iniziato a provare da solo, a casa, tante cose che ascoltavo nelle canzoni che più mi piacevano: guardavo dei video e provavo a replicarli. Così ho imparato, nel concreto, con impegno e passione.


- Inizi a Torino con gli “Stereo Age” e poi arrivi addirittura in Cina e Giappone con i “Melody Fall” (nei quali sei entrato mandando loro il video di una tua cover). Quando hai deciso di ‘buttarti’ davvero?
Ho iniziato a suonare nel monregalese, poi a Torino, insomma un passo alla volta anche a livello di ‘ampiezza’ del pubblico.
La storia con i Melody Fall è forse curiosa, ma in realtà Youtube e le piattaforme hanno aiutato molto noi batteristi a farci notare e a trovare un posto: una nostra performance è più ‘scenica’ di una fatta con la chitarra per esempio, è più fisica. E quindi arriva di più. In ogni caso un ragazzo che conoscevo, che organizzava concerti, mi ha avvertito del fatto che i Melody Fall in quel periodo stessero cercando un nuovo batterista, e così mi sono buttato.
Per me che, all’inizio, il massimo dell’ambizione era suonare al vecchio Nuvolari di Cuneo iniziare a lavorare con loro è stato fantastico: li vedevo davvero come una grande band, rispetto ai miei standard. Con loro ho finalmente capito, al di là della mia insicurezza, che potevo fare qualcosa di importante.


- Hai anche all’attivo una comparsata sul palco del Festival di Sanremo, nel 2016, assieme al colombiano J Balvin. Che esperienza è stata?
Lui era un ospite, non uno dei cantanti in gara. Ci sono arrivato perché ho avuto la fortuna di suonare con un ragazzo che aveva un contatto alla Universal, e che mi ha detto che erano in cerca di musicisti.
Sanremo è stata un’esperienza molto bella e concretamente utile, anche se irrilevante a livello musicale (tutti gli ospiti e i gruppi che li accompagnano sono in playback): dopo la serata e il singolo pezzo in cui ho suonato, davvero in tantissimi mi hanno scritto.

- Internet, le piattaforme social e di condivisione video, sono parte importante della tua formazione.
Lo sono state e continuano a esserlo. Non ho paura ad ammettere che ho amici che suonano bene come me, o anche meglio, ma non hanno mai puntato sui social e quindi non hanno raggiunto traguardi come i miei.
Nel 2013-2014 ho iniziato a postare video su Instagram più che altro come passatempo e subito ho avuto ottimo riscontro. Poi, nella pandemia, il boom: sono stato notato dalle aziende che vendono strumentazioni e oggettistica musicale e ho stretto i primi contratti con gli sponsor, cosa che davvero mi ha cambiato la vita in senso concreto.


- Come sei arrivato ai La Sad, e com’è stato partecipare a “Stasera c’è Cattelan”?
Anche con La Sed è successo tutto quasi per caso.
Durante la collaborazione con i Melody Fall ho iniziato ad appassionarmi al metal e sono entrato nei Tasters, molto attivi anche in Europa. Anche dopo lo scioglimento del gruppo sono rimasto in ottimi rapporti con il chitarrista, Tommy, che è diventato il manager dei La Sed; mi ci sono subito interessato perché fanno il genere che piace a me, lo stesso dei Melody Fall.
A marzo 2022 Tommy mi scrive su Instagram chiedendomi se fossi disponibile per il loro primo tour: ci siamo trovati per una prova e hanno apprezzato molto la mia ‘pignoleria’, la precisione e l’intenzione di suonare sempre ‘come da disco’, che non sono tanto questioni di bravura quanto di pazienza e impegno. Dopo la prova siamo partiti con il tour del 2022, a cui è seguito l’insieme delle date invernali e poi quello nel 2023. Da Cattelan siamo andati per “Toxic” e poi dopo Sanremo con “Autodistruttivo”;  l’esperienza in tv è sempre bella perché ti trattano come un re.


- Dove possiamo vederti e ascoltarti, quest’estate?
Attualmente sono impegnato con il tour 2024 dei La Sed, stiamo realizzando le prime date. Sarò in giro per l’Italia fino a settembre, quindi mi prenderò una pausa. A gennaio 2025 si ripartirà con altri eventi.