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Politica | 02 luglio 2024, 16:18

Marattin e Costa non si rassegnano e guardano ad un grande partito liberal-democratico e riformatore

Dopo l’incontro di Cuneo di qualche giorno fa i due esponenti di Italia Viva e Azione rilanciano in ambito nazionale. “Crediamo – affermano - sia necessario avviare nelle prossime settimane questa iniziativa politica superando gli ostacoli interni ed esterni, ridando speranza a chi ha creduto nel progetto del Terzo polo”

L'incontro dei giorni scorsi a Cuneo

L'incontro dei giorni scorsi a Cuneo

Luigi Marattin (Italia Viva) ed Enrico Costa (Azione) non si danno per vinti e, dopo l’incontro di Cuneo di venerdì scorso, rilanciano il progetto del Terzo Polo, sfidando l’ostracismo dei rispettivi leader, Matteo Renzi e Carlo Calenda.

Questo il testo della lettera-manifesto che dovrebbe costituire la base di ripartenza di un progetto liberal democratico e riformatore che vada oltre il bipolarismo, tagliando le ali degli schieramenti attuali.

“Il deludente risultato delle elezioni europee è stato determinato dalla frammentazione dell’area che, invece, alle elezioni politiche del settembre 2022 aveva presentato una proposta comune, occupando uno spazio tra gli schieramenti di destra e di sinistra. 

L’elettore si è sentito defraudato perché quel progetto politico unitario in cui ha creduto è scomparso pochi mesi dopo le elezioni politiche. Oggi la prospettiva politica centrale è intatta nelle convinzioni di tante persone, ma ha perso una soggettività chiara, riconoscibile e soprattutto unitaria.

Noi non ci rassegniamo a lasciare un pezzo di paese senza rappresentanza politica. Vogliamo contribuire a costruire, assieme a tutti coloro che hanno voglia di impegnarsi, un unico grande partito liberal-democratico e riformatore che non si arrenda a fare da vassallo ai populismi di questo bipolarismo.

Leadership contendibile, classe dirigente qualificata, nessuna ambiguità sui contenuti, organizzazione territoriale efficiente e capillare sono gli elementi, ciascuno imprescindibile, di un progetto politico che voglia davvero definirsi tale. Tra i partiti pesanti del secolo scorso e i partiti personali di questi ultimi trent’anni, una terza opzione è possibile e ormai assolutamente necessaria se non si vuole far appassire la partecipazione politica o condannarla all’eterno scontro tra curve ultrà.

Il progetto deve essere fondato su un preciso impianto politico-culturale relativo ad una precisa visione - liberal-democratica e riformatrice - della società italiana. Questo percorso non può iniziare partendo dai nomi, dai diritti di prelazione, da improbabili primarie e da fantomatici “federatori”. Si continuerebbe a perpetuare un difetto che ha corroso la politica italiana negli ultimi trent’anni: focalizzarci su “chi” piuttosto che sul “cosa” e sul “come”. I protagonisti, a tutti i livelli, di questo progetto devono comprendere che insieme si raggiunge di più della somma di quanto ognuno raggiunge da solo. Occorre solo ristabilire la fiducia, mettere al bando i personalismi fini a sé stessi, e ricominciare dalla necessità di una prospettiva politica.

Prima di pensare ad alleanze pre-costituite e per adesione acritica a questo o quel campo, questo partito deve nascere, strutturarsi, svilupparsi, raccogliere consenso attorno ad una rinnovata soggettività politica. Prima di decidere “con chi andremo”, occorre capire “chi siamo”. 

E noi siamo quelli che nel 2022 hanno contributo a costruire una proposta politica alternativa alla destra e alla sinistra. Nessuno è in grado di dire come sarà e che caratteristiche avrà il quadro politico italiano alle prossime elezioni politiche del 2027. Ma la nostra prospettiva intende ripartire dal progetto politico nato nel 2022 e ricostruire una soggettività politica assieme a tutti coloro che non si riconoscono in questo bipolarismo. Con l’obiettivo, tra gli altri, di parlare a quei 16 milioni e mezzo di cittadini (più del doppio dei voti raccolti dal primo partito italiano) che alle ultime elezioni politiche hanno scelto di non votare.

Crediamo sia necessario avviare nelle prossime settimane questa iniziativa politica sia all’interno dei partiti di quest’area (superando tutti gli ostacoli che hanno portato al fallimento del progetto unitario nell’aprile 2023) sia all’esterno, tra quelle realtà associative e politiche che hanno dimostrato di credere genuinamente nel superamento dell’attuale assetto e nella costruzione di un progetto per l’Italia”.

Vedremo se il progetto attecchirà e in quali termini si declinerà nel Cuneese e in Piemonte. Il primo test in Granda – annotano gli osservatori – saranno le elezioni provinciali di fine settembre, quando ci sarà il rinnovo del Consiglio provinciale.

GpT

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