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Cronaca | 01 luglio 2024, 15:21

Crollo del viadotto di Fossano, la parola alla Procura: “Nessun dolo, solo sciatteria”

Sette richieste di condanne e cinque di assoluzione. Questa la conclusione dei pubblici ministeri all’esito dell’istruttoria. Le parti civili chiedono provvisionali per oltre 2 milioni e 700 mila euro

Immagine di archivio

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“Qui non abbiamo situazioni dolose, ma sciatteria con conseguenze tragiche, sia nel 1992 che nel 2006” sono queste le parole con cui i pubblici ministeri Pier Attilio Stea e Mario Pesucci hanno rassegnato le proprie conclusioni di fronte al giudice Giovanni Mocci che, alla prossima udienza già in calendario per l’8 luglio prossimo, ascolterà quelle di alcuni difensori dei dodici imputati.

Un’istruttoria corposa ed estremamente tecnica che si è costruirà sulla base di tre faldoni, perché secondo la Procura le cause che portarono al crollo del viadotto della Reale nel 2017, riaperto al traffico dei mezzi pesanti solo a maggio scorso, sarebbero da ricercare nei primi anni, quando prese avvio la costruzione.

Il primo fasciolo si snoda su impianto accusatorio di disastro colposo, vedendo imputati i tecnici Anas A.A. e M.S., il geometra R.R. e l’ingegnere M.A.F. per la Franco&C Spa, il geometra e direttore del cantiere M.C. e il capocantiere M.T. per le Imprese Grassetto.; il secondo, invece, è stato aperto nei confronti di tre tecnici Anas (il geometra V.P., il capocantiere B.C. e il capo sorvegliante D.C.C.), i quali avrebbero omesso di rilevare e annotare nelle schede la presenza delle infiorescenze, delle macchie e delle colature violando così una circolare ministeriale del 1991; il terzo ed ultimo fascicolo, invece, riguarda i lavori eseguiti sulla circonvallazione nel 2006, quando venne scarnificato il manto stradale. Ad essere chiamati a rispondere sono stati un ingegnere Anas, G.A., e i due responsabili della ditta appaltante Pel.Car che si occupò dei lavori, M.G. e M.R.V.

Punto cruciale e controverso, su cui i consulenti tecnici sono stati chiamati a confrontarsi, è se il collasso del ponte fosse o meno dovuto alle mancate iniezioni di boiacca e se la presenza di infiorescenze e colatura visibili sulla struttura esterna ne potessero far presagire il crollo. Sulle spiegazioni illustrate dalle varie relazioni depositate deciderà il giudice, peritus peritorum (il perito dei periti).

Ma la Procura ha già le idee chiare su quale sia la risposta e infatti, avanzando sette proposte di condanna alle pene sospese di due anni di reclusione nei confronti di M.C., M.T., rispettivamente geometra e direttore di cantiere e capocantiere per le Imprese Grassetto (la ditta appaltatrice che si occupò della fornitura dei conci), di A.A., ingegnere e direttori dei lavori Anas, di M.S. geometra coadiutore di quest’ultimo; di un anno e sei mesi di reclusione per il geometra R.R. della Franco&Spa (azienda preposta alla costruzione dei prefabbricati in cemento armato)e, infine, di un anno e due mesi per M.R.V. e G.A., responsabili della ditta appaltante Pel.Car (che si occupò della manutenzione) ha ritenuto che il ponte crollò a causa delle mancate iniezioni di Boiacca e per alcuni difetti di manutenzione svolti nel 2006.  

Per gli altri cinque imputati invece, M.A.F. (ingegnere della Franco Spa), M.G (amministratore della Pel.Car), V.P., B.C. e D.C.C. (tutti tecnici Anas) è stata chiesta l’assoluzione, per i primi due per il mancato raggiungimento della prova e per i tre tecnici per non aver commesso il fatto.

Ad associarsi alle richieste formulate è stato l’avvocato dello Stato Emilio Barile La Rais, avanzando una proposta di un milione di euro come provvisionale.

L’avvocato di parte civile Giulio Calosso, per Anas ha chiesto la condanna di M.C., M.T., M.A.F., R.R., M.G. e M.R.V. oltre ad una provvisionale immediatamente esecutiva di 1milione e 204.890 mila euro, comprensivi di danni patrimoniali e danni all'immagine. 

L’avvocato Monica Binello infine, per la Provincia di Cuneo (parte civile), chiede la condanna di tutti gli imputati e 500mila euro come provvisionale.

 

CharB.

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