Sono diventate un caso le dichiarazioni rilasciate al Gambero Rosso dal Matteo Ascheri, ex presidente del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Langhe e Dogliani che ha guidato dal 2018 al 2024.
Concetti duri, di chi è finalmente 'libero 'e vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e soprattutto dire le sue verità.
Ironica e complementare anche la scelta della foto del profilo WhatsApp: una immagine segnaletica con 'l'arresto' avvenuto il 5 aprile 2018 e il 'rilascio' il 7 maggio 2024, guarda caso il periodo della sua presidenza. Intanto ha deciso di lasciare il cda del Consorzio di Tutela e di sganciare perfino la sua azienda. "Quando ho deciso di uscire dal Consorzio delle Langhe, nessuno mi ha chiamato: c’è una sorta di damnatio memoriae. La verità è che anche i viticoltori più giovani sono controllati dalla cooperazione e dalla Confindustria".
La sua confessione ha toccato molti punti, a cominciare dalla consultazione dei produttori di Langa per la modifica dei disciplinari di Barolo e Barbaresco: le proposte più divisive non hanno raggiunto il quorum e sono state bocciate. Eppure la scelta sembrava essere stata condivisa, come spiega lui stesso: "Tutto nasce a luglio dell’anno scorso, quando abbiamo notizie di imbottigliamenti di Barolo avvenuti negli Usa. Il divieto di imbottigliamento fuori zona era diventato una misura necessaria e urgente, non più rimandabile, ma vista la necessità di un quorum molto alto per la modifica del disciplinare ci è sembrata l’occasione giusta per lavorare anche su altre questioni".
E qui si arriva a quesiti che hanno fatto particolarmente discutere, tra l’intercambiabilità tra le zone del Barolo e del Barbaresco, come racconta al Gambero Rosso. "Una conseguenza naturale perché se limiti gli imbottigliamenti nelle due denominazioni significa che un’azienda del Barbaresco non potrà imbottigliare Barolo e viceversa. O, meglio, le aziende vecchie già autorizzate potranno continuare a farlo, ma le aziende nuove no. La modifica, inoltre, sarebbe stata utile per sollevare le aziende da un obbligo costoso: quello di costruire una nuova cantina nell’altra denominazione".
Il punto più controverso nelle modifiche del disciplinare resta quello dell'estensione dei vigneti di Barolo e Barbaresco a nord. "In generale, la proposta di inserire questa modifica nella consultazione raccolse l’unanimità. Così, a gennaio, la proposta di modifica è stata formalizzata. Si tratta di una questione complessa senza dubbio, ma era necessario che i produttori si esprimessero. La discussione è stata necessaria e le opinioni dei produttori sono sacre".
Ascheri ha espresso perplessità su alcune critiche mosse alla proposta: "Qualcuno, compreso il neo presidente Sergio Germano, ha sostenuto che il cambiamento climatico non c’è e che gli eventi sono soltanto ciclici, sposando quindi un approccio negazionista del fenomeno. Qualcun altro ha detto che se si fa l’estensione a Nord di Barolo e Barbaresco bisogna farlo anche per le altre denominazioni: peccato che le altre denominazioni al Nord ci sono già e tante vigne di Dolcetto, Barbera o Nebbiolo sono già piantate".