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Attualità | 30 giugno 2024, 12:25

L'ex presidente Ascheri sbatte la porta del Consorzio Barolo Barbaresco: "Io, vittima dei poteri forti per le mie idee"

In una durissima intervista al Gambero Rosso il produttore braidese a ruota libera dopo i sei anni al timone dell'ente di tutela e le polemiche seguite alle consultazioni sulle proposte di modifica (bocciate) ai disciplinari dei due grandi vini. "Sui quesiti c'era uniformità di vedute, non ho capito certe critiche"

La foto profilo dell'ormai ex presidente Matteo Ascheri

La foto profilo dell'ormai ex presidente Matteo Ascheri

Sono diventate un caso le dichiarazioni rilasciate al Gambero Rosso dal Matteo Ascheri, ex presidente del Consorzio  di tutela Barolo Barbaresco Langhe e Dogliani che ha guidato dal 2018 al 2024.

Concetti duri, di chi è finalmente 'libero 'e vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e soprattutto dire le sue verità.

Ironica e complementare anche la scelta della foto del profilo WhatsApp: una immagine segnaletica con 'l'arresto' avvenuto il 5 aprile 2018 e il 'rilascio' il 7 maggio 2024, guarda caso il periodo della sua presidenza. Intanto ha deciso di lasciare il cda del Consorzio di Tutela e di sganciare perfino la sua azienda. "Quando ho deciso di uscire dal Consorzio delle Langhe, nessuno mi ha chiamato: c’è una sorta di damnatio memoriae. La verità è che anche i viticoltori più giovani sono controllati dalla cooperazione e dalla Confindustria".

La sua confessione ha toccato molti punti, a cominciare dalla consultazione dei produttori di Langa per la modifica dei disciplinari di Barolo e Barbaresco: le proposte più divisive non hanno raggiunto il quorum e sono state bocciate. Eppure la scelta sembrava essere stata condivisa, come spiega lui stesso: "Tutto nasce a luglio dell’anno scorso, quando abbiamo notizie di imbottigliamenti di Barolo avvenuti negli Usa. Il divieto di imbottigliamento fuori zona era diventato una misura necessaria e urgente, non più rimandabile, ma vista la necessità di un quorum molto alto per la modifica del disciplinare ci è sembrata l’occasione giusta per lavorare anche su altre questioni".

E qui si arriva a quesiti che hanno fatto particolarmente discutere, tra l’intercambiabilità tra le zone del Barolo e del Barbaresco, come racconta al Gambero Rosso. "Una conseguenza naturale perché se limiti gli imbottigliamenti nelle due denominazioni significa che un’azienda del Barbaresco non potrà imbottigliare Barolo e viceversa. O, meglio, le aziende vecchie già autorizzate potranno continuare a farlo, ma le aziende nuove no. La modifica, inoltre, sarebbe stata utile per sollevare le aziende da un obbligo costoso: quello di costruire una nuova cantina nell’altra denominazione".

Il punto più controverso nelle modifiche del disciplinare resta quello dell'estensione dei vigneti di Barolo e Barbaresco a nord.  "In generale, la proposta di inserire questa modifica nella consultazione raccolse l’unanimità. Così, a gennaio, la proposta di modifica è stata formalizzata. Si tratta di una questione complessa senza dubbio, ma era necessario che i produttori si esprimessero. La discussione è stata necessaria e le opinioni dei produttori sono sacre".

Ascheri ha espresso perplessità su alcune critiche mosse alla proposta: "Qualcuno, compreso il neo presidente Sergio Germano, ha sostenuto che il cambiamento climatico non c’è e che gli eventi sono soltanto ciclici, sposando quindi un approccio negazionista del fenomeno. Qualcun altro ha detto che se si fa l’estensione a Nord di Barolo e Barbaresco bisogna farlo anche per le altre denominazioni: peccato che le altre denominazioni al Nord ci sono già e tante vigne di Dolcetto, Barbera o Nebbiolo sono già piantate".

Daniele Vaira

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