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Cronaca | 20 giugno 2024, 20:18

Vendevano in "nero" cuccioli di cane su internet: in quattro a processo

Per uno degli imputati è maturata la prescrizione. Durante l'istruttoria la maggiori parte dei testimoni ha riferito di non aver ricevuto la fattura, disconoscendo la propria firma apposta sulla schede

Vendevano in "nero" cuccioli di cane su internet: in quattro a processo

Sarà pronunciata il 10 luglio la sentenza relativa al procedimento scaturito dall’indagine Nero Wolf, la maxinchiesta del 2016 relativa ad un traffico clandestino di alcuni cuccioli di cane proveniente dall’Est che venivano messi sul mercato al prezzi irrisori. Molti animali si ammalavano o morivano durante il viaggio: conseguenze date sia dalle condizioni di trasporto che dai pochi giorni di vita di alcuni animali.  

In quel processo, conclusosi due anni fa, era stata indagata una veterinaria di Busca che patteggiò la pena per aver redatto falsamente i libretti identificativi dei cuccioli. Il fine era quello di ometterne la reale provenienza.

Nel corso delle indagini però, oltre al nome della libera professionista, spuntò anche quello di un altro veterinario P.P. e quelli di M.U. e F.M. che gestivano un allevamento. Per la Procura, che aprì un altro fasciolo chiedendo il rinvio a giudizio, dei due medici avrebbero apposto la propria firma in alcune schede identificate, poi risultate non regolari, e avrebbero anche rilasciato alla coppia alcuni libretti sanitari in bianco solo con timbro e firma.

Dal canto loro, i due allevatori si sarebbero occupati di piazzare i cuccioli in vendita su un sito internet e di farseli pagare in “nero”.

Dopo il 2017, alla veterinaria sarebbe “subentrato” il collega P.P.: l’accusa nei loro confronti è di abuso della professione, falso e favoreggiamento. Ma non solo. Per il PM, poi rivedutosi nel corso della discussione, i quattro avrebbero costituito un’associazione a delinquere.

Un’istruttoria corposa, che ha visto sfilare numerosi acquirenti e padroni dei cuccioli: chi di un bulldog, chi di un cocker o di un labrador. Alcuni dei cagnolini, purtroppo, hanno avuto vita breve. Altri invece, ammalati, sono stati curati. La maggiori parte dei testimoni ha riferito di non aver ricevuto la fattura, disconoscendo la propria firma apposta sulla schede.

La Procura, affermando che in istruttoria non è emersa prova di una struttura organizzativa, ha chiesto la condanna dei tre imputati P.P., M.U. e F.M. a due anni e sei mesi di reclusione, senza generiche. Per la veterinaria, invece, è maturata la prescrizione e perciò è stato chiesto un non luogo a procedere. 

Di contro, le difese hanno chiesto per tutti l’assoluzione.

CharB.

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