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Farinél | 09 giugno 2024, 12:03

Farinél/ “Le cose lontane e nascoste che devono esistere” [VIDEO]

Regalatevelo un momento nel vostro luogo delle cose nascoste e lontane che devono esistere e scusatemi se in questo testo potrete trovare qualche refuso o qualche omissione di punteggiatura, ma non sarebbe giusto cambiare anche solo una virgola di un Farinél scritto dal cuore più che dalle dita

Farinél/ “Le cose lontane e nascoste che devono esistere” [VIDEO]

La domenica mattina è il momento del Farinél, un momento sacro, ormai. Potrei anticiparlo, potrei prepararne una decina da tenere lì pronti per ogni evenienza, ma si perderebbe la bellezza di una rubrica libera che nasce spontaneamente dallo stato d’animo e dalle emozioni di chi scrive.

La scrittura può essere un fiume in piena o un rigagnolo in secca, mai è dato saperlo, le variabili sono infinite. Oggi è decisamente in piena. Mi sono svegliato presto in questa casa grande e troppo vuota, il cielo è grigio, Gilda, la mia cagnolona che mi ricorda un passato diverso, è particolarmente affettuosa. Ci sono, insomma, tutti gli ingredienti per una domenica malinconica, da trascorrere nell’ufficio a scrivere i miei libri, le mie poesie, gli articoli e tutto ciò che il fiume in piena vorrà lasciare sulle rive del mio cuore.

È stata una settimana intensa, ricca di vita come le precedenti, tante storie da raccontare, i dibattiti tra i sindaci di Alba e Bra, gli ultimi comizi, le interviste, il voto che, per il sottoscritto, è sempre un’emozione.

Come isolare un fotogramma che possa ispirare questo Farinél, occorre un esercizio della mente. Niente. Proviamo con il cuore.

Eccolo.

È un’istantanea. Sono seduto su una panchina, una leggera brezza fa tremare le foglie dei glicini alle mie spalle, l’erba danza. Il verde è il colore predominante. Non è un sogno, è un momento che sto vivendo in uno spazio ben preciso, è giovedì 6 giugno, sono le 17 e io sono seduto in mezzo al prato antistante il santuario della Madonna della Rovere a Cossano Belbo.

Sono qui perché con la Fondazione Radici, con il professor Piercarlo Grimaldi e la troupe formata dal fotografo Bruno Murialdo e dagli operatori Francesca Nota e Daniele Ferrero stiamo realizzando il secondo capitolo di “Omero non deve morire” dedicato alla poetica di Cesare Pavese.

Ho il cellulare in mano, sto scrivendo un messaggio inutile, come inutile è gran parte di ciò che facciamo con quella tavoletta luminosa che rapisce il nostro sguardo, la nostra mente e il nostro poco tempo.

Lo spengo, lo metto in tasca e guardo ed è come se mai avessi visto. Sono seduto sulla panchina su cui Cesare Pavese scrisse alcuni tra i suoi versi più belli.

Pavese morì a pochi giorni dal suo quarantaduesimo compleanno. Non posso non sentire la mia anima vicina alla sua. Io compirò 42 anni il 6 di agosto tra meno di due mesi, fatte le debite proporzioni, come lui vedo nella scrittura la vita, come lui ho sofferto per amore, come lui sto seduto su questa panchina a guardare l’infinito e come lui sono rapito dalla bellezza di questo luogo.

A differenza di lui spero di compiere 42 anni e di festeggiarne molti altri, ma per il resto sento una affinità con l’uomo Cesare Pavese che va oltre la semplice stima.

Come dicevo, alla Madonna della Rovere il grande autore langhetto dedica versi meravigliosi nei suoi racconti:

“Adesso che il tempo è passato e quelle estati le ricordo, so che cosa volevo dalla Madonna della Rovere. Una siepe di prugnole mi chiudeva l’orizzonte, e l’orizzonte sono nuvole, cose lontane, strade, che basta sapere che esistono. La Madonna della Rovere è sempre esistita, e dappertutto, sulle coste, sulle creste dei paesi, ci sono chiese e masse d’alberi impicciolite nella distanza. Dentro, la luce è colorata, il cielo tace; e donne come la Sandiana ci stanno in ginocchio e si segnano, qualcuna c’è sempre. Se una vetrata della volta è schiusa, si sente un soffio di cielo più caldo, qualcosa di vivo, che sono le piante, i sapori, le nuvole”

La Madonna della Rovere è sempre esistita secondo Pavese, è un simbolo, dentro tutto è pace, fuori anche, se una vetrata della volta è schiusa, si sente un soffio di cielo più caldo. Ho letto questi versi mille volte e mille volte mi è venuta la pelle d’oca. Ho gli occhi umidi. Pavese continua:

 

Queste chiese di cresta sono tutte così. Ce n’è sempre qualcuna più lontana, mai vista. Nel porticato di ciascuna è tutto il cielo e vi si sentono le prugnole e i canneti che il cammino non basta a raggiungere. Tanto vale fermarsi a due passi e sapere che tutta la terra è un gran bosco che non potremo mai far nostro davvero come un frutto. Anzi, le cose che ci crescono a due passi hanno il loro sapore da quelle selvatiche, e se il campo e la vigna ci nutrono è perchè affiora alle radici una forza nascosta. Mio padre direbbe che al mondo tutto viene dal basso. Io non so nè sapevo di questo, ma la Madonna della Rovere era come il santuario delle cose nascoste e lontane che devono esistere.

Cesare Pavese

da "Racconti" (Vol II, Storia segreta)

 

Tutto viene dal basso direbbe il padre di Pavese, ma la Madonna della Rovere no, la Madonna della Rovere è come il santuario delle cose nascoste e lontane che devono esistere.

Un ateo convinto come Cesare Pavese, seduto sulla mia stessa panchina, alla Madonna della Rovere sente di essere in un posto in cui le cose nascoste e lontane devono esistere, con una frase che entra di diritto nella storia della letteratura per quanto è carica di bellezza, di poesia e di mistica.

Guardo avanti, ho le lacrime che mi coprono gli occhi, davanti ho il santuario, di fianco, sotto, ai lati, è solo verde, natura, grilli, sopra, il cielo e mi rendo conto di vivere uno di quei pochi momenti che rimarranno per sempre.

Da quanto non vivevo un momento come questo? Un momento di perfezione, da solo al cospetto della bellezza e dell’infinito?

Quanto tempo perdiamo a correre dietro all’inutilità e un giorno ci svegliamo a quasi 42 anni o a 52 o 62, ma anche solo a 22 accorgendoci che non prendiamo mai un attimo per guardarci dentro e per capire chi siamo.

Regalatevelo un momento nel vostro luogo delle cose nascoste e lontane che devono esistere e scusatemi se in questo testo potrete trovare qualche refuso o qualche omissione di punteggiatura, ma non sarebbe giusto cambiare anche solo una virgola di un Farinél scritto con il cuore.

Marcello Pasquero

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