Quando manca una decina di giorni all’insediamento del nuovo Consiglio generale della Fondazione CrCuneo, si registrano alcuni timidi segnali che fanno pensare che per uscire dal “muro contro muro” per la presidenza tra Mauro Gola e Federico Borgna possa esserci una terza via.
Nulla ancora di concreto, ma le diplomazie – in maniera assolutamente trasversale - sono al lavoro per cercare di capire se una soluzione unitaria è ancora possibile oppure se la conta all’ultimo voto è inevitabile.
Le pendenti ipotesi di incompatibilità e il rischio di aprire una fase di ricorsi e controricorsi che non deporrebbe a favore di un’istituzione prestigiosa e importante qual è la Fondazione sembrano indurre tutti (o quasi) a più miti consigli.
I pompieri lavorano sotto traccia e i prossimi giorni saranno cruciali per vedere se e in quali termini un’intesa è perseguibile.
L’ipotesi più plausibile è che Cuneo possa cedere lo scettro della presidenza ad Alba.
Il nome ad oggi più gettonato è quello del vicepresidente uscente Francesco Cappello, l’unico ricandidabile tra i componenti del cda in scadenza.
In quest’eventualità – all’insegna della “pax Granda” o “grande pax cuneese che dir si voglia – i due attuali contendenti dovrebbero accontentarsi del ruolo di vicepresidenti.
Affinchè però questo scenario possa concretizzarsi, Mauro Gola dovrebbe a stretto giro di posta lasciare la presidenza della Camera di Commercio.
In questo modo l’apertura di un’altra casella “compensativa” potrebbe rivelarsi utile a rasserenare altri animi.
L’ipotesi Cappello non è l’unica, pur se al momento la più verosimile, anche se altre – di alto profilo - potrebbero emergere nel corso della prossima settimana.
Non tutti, tuttavia, sono disposti a scommettere che la politica “muscolare” delle passate settimana possa davvero cedere il passo ad una logica “dialogante” per ricompattare un quadro che risulta ancora quanto mai frastagliato .
Le associazioni di categoria – che rappresentano l’ossatura del sistema economico provinciale - sono divise e questo non è un bel viatico per chiunque sarà chiamato a posizioni di vertice.
Risulta, inoltre, che all’interno della stessa Commissione nomine non vi sia unanimità di vedute, nonostante poco si sappia al riguardo essendo i componenti tenuti al segreto d’ufficio.
Vedremo se i restanti giorni che separano dall’insediamento porteranno consiglio o se si riproporrà lo scenario del 2016 quando la partita si risolse a favore di Giandomenico Genta per un solo voto.