Ci ha scritto una lettrice. La sua segnalazione riguarda un disagio patito con il Centro programmazione ricoveri dell'ospedale Santa Croce di Cuneo.
La signora, da ormai due anni, è in lista per un intervento chirurgico. Finalmente, dopo una lunga attesa, viene chiamata.
Ci scrive: "Il mio intervento doveva essere il 12 marzo 2024. Quella mattina mi presento in ospedale alle ore 9, mi viene detto che per le 12 sarei dovuta andare in sala operatoria.
Alle 13 ancora nessuno era venuto a prendermi. Penso a qualche ritardo, invece alle 13.30 viene da me la dottoressa che avrebbe dovuto effettuare l'intervento e mi comunica che non sarei stata operata perché c'erano state delle urgenze. Mi dice che ho la possibilità di operarmi il 29 di marzo. Fino a ieri mattina (20 marzo 2024) nessuno ancora mi aveva chiamata, quindi decido di telefonare io al centro programmazione ricoveri.
Mi viene spiegato che non ero ancora inserita nel piano della settimana successiva e che, quindi, non sapevano cosa dirmi.
Dopo dieci minuti vengo ricontattata e mi viene comunicata la data dell'intervento: il 22 marzo 2024 (due giorni dopo).
Nella stessa giornata, esattamente alle 14.00, il centro programmazione ricoveri chiama mia madre sostenendo di avermi contattata ma che io non rispondevo (a me non è arrivata nessuna chiamata), per informare che non potrò essere più operata perché sono di nuovo uscite delle urgenze".
Per due volte le viene cancellato l'appuntamento. Dopo due anni e dopo essersi organizzata per essere in ospedale il 12 marzo, dove ha atteso inutilmente per tutta la mattina, e, nuovamente, per il 22, quando nel pomeriggio le hanno di nuovo annullato l'intervento.
"Sono basita, amareggiata e arrabbiata per quanto sta accadendo - commenta. Capisco le urgenze e le emergenze, ci mancherebbe, salvare vite è sicuramente una priorità, ma non mi capacito di questa disorganizzazione nella programmazione. Le persone che, come me, semplicemente aspettano un intervento di "routine", hanno una famiglia e un lavoro. Organizzarsi, farsi sostituire "all'ultimo" sul lavoro, chiedere ad un famigliare di prendere permessi o ferie, perdere e far perdere giornate lavorative per nulla, sono i disagi che questa disorganizzazione comporta e ha comportato per ben due volte in poco tempo. Evidentemente, come mi è stato detto dall'operatore, "sono proprio sfortunata" visto che è di nuovo successo a me; oppure, forse, il problema è da cercarsi altrove. Il cittadino non può vivere solo i disservizi, soprattutto dopo due anni di attesa".