Attualità - 16 marzo 2024, 07:35

Tomaso Zanoletti: “La mia lettera d’amore ad Alba lunga due millenni” [INTERVISTA]

L’ex primo cittadino albese e senatore, attuale gran maestro dei Cavalieri del Tartufo e dei vini d’Alba racconta il volume che ha dedicato alla storia della città. “La conoscenza passato serve per prepararsi al futuro”

Tomazo Zanoletti ha presentato in anteprima il suo libro al teatro sociale di Alba

I numeri, a volte, sanno raccontare imprese, delineano tendenze, ma possono avere anche dentro di loro il germoglio di un atto d’amore.

Alba, una piccola grande città” racconta la sua storia in 860 pagine, sviluppandosi in un indice di oltre 40.000 nomi, un viaggio di migliaia di anni che Tomaso Zanoletti, primo cittadino dal 1977 al 1990, senatore per cinque legislature e attuale Gran Maestro dei Cavalieri del tartufo e dei vini d’Alba, ha tracciato, dedicandoci cinque anni. “Probabilmente, ho sbagliato metodo, non sono un ricercatore – confida-. Ho scritto tutto a mano su dei foglietti, che poi mi è capitato di perdere”.

Perché ha deciso di scrivere questo libro?
Un atto di riconoscenza per la città di Alba che mi ha accolto con affetto. Ho studiato a Torino, ero originario di Cortemilia. Mi sono subito trovato benissimo tant’è che sono stato fino a ora il più giovane consigliere e sindaco. Ma c’è un’altra ragione importante: la conoscenza del passato, delle proprie radici può aiutare a comprendere il futuro a non commettere gli stessi errori o, meglio, a emulare i buoni esempi. La storia, poi, si studia poco e male, siamo in una società inondata di messaggi superficiali”.

Si rivolge anche ai giovani.
È fondamentale sapere chi siamo e quale è il nostro passato.  Dobbiamo tenere bene a mente che il progresso non è per sempre, i cambiamenti sono sempre più repentini e quotidiani, ma se continueremo ad essere una comunità unita, che si mette al servizio della città, se la collaborazione proseguirà a tutti i livelli, questa città di cui sono molto orgoglioso avrà uno splendido futuro”.

Alba, una piccola grande città” ha rappresentato un bell’impegno
Negli ultimi 5 anni ho fatto studi e ricerche, anche recuperando le delibere comunali nell’archivio dell’800 e del 900. Ho recuperato monografie, vari libri, numerosi articoli sulle riviste Alba Pompeia e alcune tesi di laurea. Ma esisteva una sola storia generale, scritta più di cent’anni fa da Giovanni Vico, il sindaco che si oppose all’occupazione fascista del Municipio, che però si ferma ai primi anni dell’Ottocento. Ho deciso di fare un lavoro più ampio e generale corredato di immagini storiche”.

La prima serata di presentazione al Teatro Sociale è andata molto bene.
“C’erano più di 600 persone, è stato un incontro partecipato ed emozionante. Ai partecipanti della serata ho deciso di regalare il libro, stampato in 1500 copie, grazie anche al contributo dell’Amministrazione comunale e della Banca d’Alba”.

Cosa la colpisce della storia di Alba?
“Sicuramente il fatto che è sempre stata una città piccola, che ha avuto momenti importanti nell’epoca romana, e come comune medievale, ma ha avuto un passato povero e difficile.  Nel Settecento aveva meno abitanti di Neive, Dogliani e Sommariva. Nell’Ottocento era la decima città della provincia, dopo Barge e Bagnolo. Bra ha quasi sempre avuto il doppio della popolazione ed era economicamente  più attiva superiore. Ad Alba, oltre all’agricoltura non c’era niente. Un altro aspetto importante è la sua storia travagliata tra assedi, terremoti, peste. Perfino il Duomo è crollato più volte. Le aggiungo dei dati, se posso”.

Prego.
Nel Seicento c’era un tasso di mortalità del 41%, del 30% cento anni dopo. Già anticamente emerge la capacità di Alba di reagire e di non arrendersi. Da alcuni punti di vista anche Beppe Fenoglio aveva descritto un contesto migliore di quello che c’era. Era capace di trasformarsi e di non farsi travolgere. Le faccio un altro esempio nel 1920 ci furono le elezioni amministrative vinte dai popolari, insieme ai comunisti e al partito dei contadini. Per la prima volta dopo 100 anni i liberali si sono trovati a non avere nessun esponente dopo 100 anni. E questa formazione ha resistito al fascismo per 5 anni”.

Nel suo libro emerge anche che Alba ha pagato nella sua storia l’isolamento, proprio a livello di comunicazioni e di trasporti.

Alba viveva anche una situazione di isolamento dal resto del Paese, basti pensare che il ponte sul Tanaro viene costruito solo nel 1847, l’acquedotto è del 1894, paradossalmente la strada romana verso il mare era ottima”.

Quando si verifica la svolta?
Il Rinascimento albese avviene nel 1950, quando la Ferrero cambia l’assetto societario e la Miroglio apre lo stabilimento in Santa Barbara, senza dimenticare la famiglia Stroppiana, ma l’industria fu solo un elemento trainato dalla bravura degli uomini e alla lungimiranza degli imprenditori. Il lavoro degli operai si unì ad azioni che valorizzano la comunità con associazioni solidali o culturali: penso all’Avis, alla Famija Albéisa, all’ordine dei Cavalieri, senza dimenticare l’apporto della Chiesa e di grandi personalità, come il vescovo Grassi che aiutò i partigiani o don Gianolio”.

Ci fu anche un grandissimo sviluppo demografico
Una crescita incredibile, circa mille abitanti l’anno, con tutta una serie di problematiche che dovettero essere affrontate, a cominciare dall’approvvigionamento idrico. A scuola si andava facendo i turni, chi al mattino, chi al pomeriggio e, per un periodo, anche la sera. L’acqua non era sufficiente, giravano le autobotti”.

Che anni furono, invece, gli Anni 70 in cui sarebbe diventato sindaco?
Sobrero, Toppino, Zanoletti: fummo i sindaci della resilienza. Poi la decade successiva rappresentò il consolidamento e la trasformazione della città: strade, impianti sportivi, il palazzetto dello sport, il rinnovamento di via Vivaro, il grande svincolo che collega il ponte. Abbiamo dato grande impulso ai servizi sociali per i diversamente abili e gli anziani. A scuola avevamo 22 insegnanti di sostegno assunti dall’amministrazione: è stata l’epoca dei minialloggi, dei servizi per il territorio, della nascita dei Consorzi, della metanizzazione di 50 Comuni. È venuto fuori il termine “albesità” e quella capacità di riuscire a ottenere risultati, facendo collaborare il pubblico e il privato”.

Non le manca un po’ la vita politica?
Ho fatto il mio tempo, me ne sono andato quando non mi riconoscevo più in un certo modo di fare politica. La vicenda dell’ex tribunale, che avevo difeso da sindaco e da senatore, e che è finita male anche a causa di comportamenti non limpidi nella mia coalizione, mi ha molto deluso. Ma ho continuato a lavorare per questo territorio come presidente dell’Enoteca Regionale Cavour e ora come Gran Maestro dei Cavalieri del tartufo e dei vini d’Alba. Siamo riusciti ad aprire sei delegazioni all’estero”.

 

Tomaso Zanoletti continua per altri minuti a raccontare epoche, protagonisti, a corroborare pensieri con dati, a provare con chiarezza e precisione a tornare indietro sul miracolo albese all’interno del miracolo italiano, si lascia trasportare dall’entusiasmo e dal flusso del tempo.

La storia è una cosa seria. “Spero di aver fatto un lavoro anche per i giovani. Alba è una città piena di vita, di risorse, Medaglia d’Oro alla Resistenza e al Valor Militare: bisogne esserne orgogliosi, conoscerne il passato vuol dire custodirlo”.

Daniele Vaira