Attualità - 16 marzo 2024, 18:42

Donne in Cammino per la Pace di Mondovì, un flash mob per il cessate il fuoco

Gaza, Ucraina, Siria, Africa tra i conflitti citati dalle manifestanti, in 25 in strada questa mattina

Per il quinto sabato consecutivo le Donne in Cammino per la Pace di Mondovì sono scese in strada per diffondere fra la gente la richiesta di cessate il fuoco. "Stamattina eravamo in 25 - scrivono nel comunicato stampa diffuso in giornata -. Continueremo finché ce ne sarà bisogno: fino a quando le parole che condannano le guerre non saranno seguite dai fatti".

Prosegue il comunicato: "Abbiamo raccolto il testimone di due associazioni pacifiste e femministe: Donne per il Sole, della Palestina, e Donne per la Pace di Israele. Non utilizziamo loghi identitari, simboli o bandiere che rappresentino appartenenze politiche, religiose, sindacali o associative perché ciascuna di noi si esprime singolarmente in comunanza con tutte: ciascuna di noi esprime la propria opposizione ai vecchi e nuovi genocidi nel mondo. Esibiamo in silenzio il nostro lutto insieme al nostro desiderio di pace, indossando sul corpo lettere di pace.

Perché chiediamo di non essere ignorate? Perché chiediamo di non smettere di parlare di pace?".

Per dare una risposta convincente, a suffragio arrivano dei dati (fonti citate: Carovana della Pace - Arci, Save The Children, Michele Giorgio, giornalista da Gerusalemme). "Più di 30.000 Palestinesi di Gaza uccisi (più di 10.000 sono bambini) che potrebbero arrivare a 85.000. In Ucraina in due anni sono stati uccisi 10.500 civili (587 minori). In Siria si contano ormai oltre 12 anni di guerra diffusa. In Africa si conta il più alto numero di minori coinvolti in azioni di guerra. Secondo il Centro Studi Difesa Civile, nel 2023 è stato registrato il 12% di conflitti in più rispetto al 2022, e un aumento di oltre il 40% rispetto al 2020. Alcuni degli aiuti umanitari per Gaza sono fermi da mesi perché bloccati dall’esercito israeliano. Non servono azioni eclatanti come pacchi che cadono dal cielo, navi-ospedale o la costruzione di un porto temporaneo. Lo afferma Guglielmo Giordano, ex direttore dell’ufficio Aics di Gerusalemme: sarebbe sufficiente permettere il funzionamento delle strutture sanitarie e di accoglienza esistenti invece di distruggerle, come è accaduto alle case popolari costruite dall’Italia nel nord di Gaza con 16 milioni di Euro: sono state distrutte in 36 ore dai bombardamenti israeliani"

"Ignorare la sofferenza e l’ingiustizia non le fa scomparire - si chiude così l'appello -: noi donne in cammino per la pace continueremo a testimoniare il nostro dissenso e a chiedere a tutti di unirsi a noi per un immediato cessate il fuoco".

Redazione