Prosegue il confronto in merito alle cinque proposte di variazione al disciplinare di produzione del Barolo e Barbaresco per le quali è in corso la raccolta delle firme presso il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani sino al raggiungimento del quorum fissato al 66% degli ettari in produzione.
Giovedì scorso si sono riuniti i produttori della zona del Barbaresco che comprende i Comuni di Treiso, Neive, Barbaresco e della frazione albese di San Rocco Seno d’Elvio. All’incontro, svoltosi presso il Comune di Barbaresco, hanno inoltre preso parte il sindaco di Neive Annalisa Ghella, il consigliere albese con delega all’agricoltura Mario Sandri e l’assessore comunale di Treiso Gabriele Vola. Al tavolo dei relatori hanno condotto l’incontro l’ex sindaco di Barbaresco Alberto Bianco, l’assessore Gabriele Boffa, il presidente della Cantina dei Produttori del Barbaresco e membro del Cda del Consorzio Tutela Aldo Vacca così come il collega Massimo Rattalino.
L’incontro si è aperto con l’intervento di Aldo Vacca che, nel merito della prima proposta di variazione, ha ribadito la posizione del Consorzio Tutela per cui “la delimitazione dell’area di imbottigliamento del Barbaresco è la sola misura caldeggiata (dal Consorzio...) per la sua importanza e per i suoi connotati di urgenza e necessità”.
La lista dei luoghi dove si imbottiglia la Docg è infatti, già ora, piuttosto affollata (Svizzera, Danimarca, Norvegia, Usa, Germania) a fronte di volumi contenuti. Tuttavia, permanendo la situazione attuale e con la previsione di un iter di almeno due/tre anni per porvi rimedio, è doveroso condividere la preoccupazione per un potenziale allungamento della filiera che certo non giova al buon nome della denominazione.
Molto numerosi gli interventi da parte dei produttori e dei rappresentanti istituzionali in merito all’introduzione dell’ormai celebre “principio di reciprocità” tra le zone di produzione del Barolo e del Barbaresco. Un’ipotesi che, anche per effetto della creazione di una macro zona allargata ai Comuni attualmente non compresi nel disciplinare, desta grande preoccupazione nei produttori del Barbaresco. “Si tratta di una svista – è stato chiesto dalla platea – di un caso e per quale motivo non se n’è ancora parlato in modo esplicito? Chi trarrebbe maggiore vantaggio e a cosa serve comprendere nel disciplinare una zona che da Neive arriverebbe sino a Monchiero?”.
“Una condizione questa – ha sottolineato Massimo Rattalino, produttore e membro del Cda del Consorzio – che farebbe lievitare il numero degli imbottigliatori di Barbaresco dagli attuali 225 sino a 640 aventi diritto dal momento che un’eventuale nuovo corso consentirebbe a chiunque sia ricompreso nella nuova area di inserirsi. E che farebbe ulteriormente crescere il già consistente interesse con cui la zona del Barolo guarda a quella del Barbaresco. In modo analogo sarebbero molto pesanti anche gli effetti sulla specificità del rapporto tra il Barbaresco, le sue radici territoriali e le specificità che gli hanno consentito di recitare da protagonista accanto al Barolo. Tutto ciò – ha concluso Rattalino – con evidenti riflessi negativi anche sul piano economico e commerciale”.
Nel complesso e anche in riferimento alla eventuale possibilità di coltivare nuovi vigneti sui versanti esposti a Nord, per produrre Langhe Nebbiolo, la platea dei produttori ha espresso più di una perplessità ad esclusione della delimitazione dell’area d’imbottigliamento. “Abbiamo solo da perdere – è stato più volte sottolineato –. Noi produttori storici abbiamo lavorato anni per costruire un profilo vincente per il Barbaresco e ora dovremmo spalancare le porte ad altri? Così rischiamo di compromettere il nostro futuro. Il Consorzio appartiene a tutti, rappresenta tutte le nostre anime. Occorre procedere con la massima prudenza e trasparenza su questi temi e sostenere il ruolo delle menzioni comunali (come già avviene per il Barolo) per sottolineare il rapporto tra vino e territorio”.