/ Attualità

Che tempo fa

Attualità | 09 marzo 2024, 17:02

La riflessione di alcuni detenuti del carcere di Saluzzo per la Festa della Donna

Il loro pensiero è stato portato all’esterno, ieri, durante l’inaugurazione della stele accanto all’albero dedicato a Giulia Cecchettin e a tutte le donne vittime di violenza. L’ha letta Giovanni Rubino, ex detenuto del carcere saluzzese, che ha iniziato una nuova vita dopo aver scontato la pena ed ha trovato lavoro alla Fondazione Bertoni

L'assessora Attilia Gullino e Giovanni Rubino e Bruna Chiotti

L'assessora Attilia Gullino e Giovanni Rubino e Bruna Chiotti

“L’ 8 marzo ci troviamo a parlare di donne”. Inizia così la riflessione scritta dai detenuti della sezione universitaria del carcere Morandi di Saluzzo, portata "all'esterno" ieri mattina, nell'area verde dell'ex tribunale, davanti all’albero dedicato a Giulia Cecchettin, dove si è svolto un momento di ritrovo per la Festa della donna

Momento che ha dato vita ad una piccola maratona di pensieri, letture, poesie, analisi, attraverso la voce delle rappresentanti di numerose associazioni femminili e di rappresentanze maschili, per dare nuovi segnali di sinergie.

E’ stato Giovanni Rubino, ex detenuto del penitenziario saluzzese, a leggerla davanti ai presenti, portando "oltre le sbarre" il loro pensiero in una cerimonia di comunità e raccontando la sua storia di carcerato che, grazie ad un percorso di rieducazione prima e di accompagnamento dell’associazione "Liberi Dentro", ha cambiato vita e trovato lavoro in città, assunto dalla Fondazione Bertoni.

"Saluzzo mi ha aiutato tanto, non ho parole per esprimere il mio grazie. Io non deluderò Saluzzo. Da solo non ce l’avrei mai fatta".

"Lui non ha deluso l’associazione che gli ha dato fiducia - ha sottolineato Bruna Chiotti di Liberi Dentro e presidente Fidata- Un esempio di come un percorso dentro e, soprattutto l’accompagnamento fuori dal carcere, possa dare bei risultati: perchè l'uscita dal sistema penitenziario non sia un salto nel buio e la società civile impari a guardare con occhi diversi e con spirito di accoglienza chi veramente vuole cambiare esistenza. La sua storia ci motiva nel continuare a credere nel nostro operato".

Con emozione Rubino ha letto ciò che il gruppo di carcerati ha scritto, partendo dall’incipit già riportato “Oggi 8 marzo ci troviamo a parlare di donne. Siamo stanchi di sentire i soliti cliché: le donne sono più brave, più forti, più intelligenti degli uomini. Non è assolutamente vero. O meglio ci sono donne più brave di uomini in alcuni ambiti e uomini più brave di donne in altri.

Ma quella che oggi viene vista come una competizione di genere è una assurdità: uomini e donne condividono il modo di comunicare, i luoghi in cui vivono, studiano, lavorano ed amano.

Quello che è sbagliato è accettare la sopraffazione dell’uno sull’altro, ma è troppo semplice soffermarsi sulla mera sopraffazione fisica, sulla prova di forza che spesso (ma non sempre) vede la donna soccombere di fronte ad un uomo.

Crediamo che la convivenza tra uomini e donne non debba essere vista come una continua competizione per stabilire chi è il più bravo: dovrebbe essere invece un invito alla condivisione e al reciproco supporto, con entrambe le parti impegnate a unire i propri punti di forza e a superare le singole debolezze".

E ancora riportando altri passaggi del pensiero scritto in carcere: "Noi uomini dobbiamo imparare nel nostro piccolo a non voltarci dall’altra parte quando assistiamo ad un atto di violenza, anche verbale, nei confronti di una donna, perché siamo tutti coinvolti, chi lo commette ma anche chi non fa nulla per contrastarlo o prevenirlo.

E’ un primo passo, piccolo, ma necessario.

Condanniamo pertanto chi sbaglia e restiamo in silenzio, commossi, di fronte ad un giovane albero che viene abbattuto nel pieno della vita.

Ma non basta puntare il dito... Andiamo insieme ad individuare dove si può intervenire per far si che tutti i giovani alberi possano crescere e l’albero più forte sia rifugio sicuro per quelli deboli che lo circondano, a prescindere dall’età, dal sesso, dalla disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro.

Insegniamo che la collaborazione ha un valore infinitamente più grande della competizione perchè proprio quest’ultima sfocia spesso nella sopraffazione.

Se manca l’educazione a considerare uguali uomini e donne, colpevolizzare i primi e vittimizzare le seconde, è l’ennesimo atto sessista, proprio quello che una giornata come questa dovrebbe contribuire a superare". 

Giovanni Rubino ha poi letto la poesia "Ama la tua compagna di vita” di Nicola Gissi.

 

vilma brignone

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium