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Attualità | 06 marzo 2024, 18:41

Alba Bra Langhe Roero capitale della cultura 2026, l’albese Bo ci crede: "Uno stimolo irripetibile"

Mentre si attende il responso definitivo il sindaco di Alba ragiona sul percorso seguito per arrivare fin qui: "In pochi decenni abbiamo fatto enormi passi in avanti, dal Dopoguerra descritto da Fenoglio fino ai grandi risultati degli ultimi anni"

La delegazione cuneese arrivata a Roma

La delegazione cuneese arrivata a Roma

Un anno di lavoro condensato in un dossier di 60 pagine, un'occasione per fare squadra, per lavorare in sinergia con vista al futuro. La candidatura di Alba Bra Langhe Roero come capitale della cultura 2026 non è solo un atto simbolico, e l'audizione avvenuta al Ministero della Cultura a Roma, tra le dicei finaliste, non è stata soltanto una formalità, ma un momento da ricordare, come spiega il presidente del Comitato promotore e sindaco di Alba, Carlo Bo:

"Poter presentare il nostro territorio di fronte alla Commissione è stata una grande emozione e un grande orgoglio. Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2014, le nostre eccellenze sono conosciute in tutto il mondo, l’enogastronomia, ma anche l’imprenditorialità, la creatività e l’innovazione della nostra industria. In pochi decenni abbiamo fatto enormi passi in avanti, dal dopoguerra descritto da Fenoglio fino ai grandi riconoscimenti e risultati ottenuti".

Non si tratta di un risultato casuale, ma di un percorso preciso con un programma e un metodo basato sul lavorare in rete e in maniera coordinata. Aggiunge Bo: "Dietro tutto questo c’è l’impegno, il lavoro, la dedizione di uomini e donne della nostra terra, pionieri e visionari. Oggi vogliamo lanciare una nuova sfida, ambiziosa e affascinante, lavorando sullo sviluppo culturale che significa, nel medio e lungo periodo, non solo essere fruitori ma anche produttori di cultura, creando imprese culturali, posti di lavoro, attrattività, crescita. Tutto questo possiamo farlo solo ed esclusivamente grazie alla capacità di lavorare in sinergia, non solo gli 88 comuni coinvolti, ma anche tutti gli attori pubblici e privati. Insieme condividiamo storia, tradizioni, identità ben descritti da scrittori come Arpino, Fenoglio, Pavese, che ci rendono una comunità".

Ragionare sul passato e sul presento permette di pianificare anche il futuro, definendone le priorità. "Vogliamo creare un modello culturale innovativo, aperto e inclusivo. Se riusciremo a farlo avremo scritto un’altra pagina importante del nostro territorio. Per noi cultura significa cultura della terra e del lavoro che i nostri padri hanno saputo trasmettere a figli e nipoti. Questo territorio che ha fatto cose straordinarie, ma ha mantenuto radici ben piantate nella terra. Adesso non vogliamo fermarci e accontentarci, vogliamo investire sulla cultura, lo dobbiamo ai nostri figli", conclude Bo.

Daniele Vaira

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