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Attualità | 28 febbraio 2024, 18:49

Un docufilm racconta i misteri del sifone nella grotta di Rio Martino a Crissolo

Girato dal regista Frank Vanzetti, il documentario narra le imprese speleologiche, dagli anni ’60 fino a oggi, messe in atto per raggiungere la parte terminale della grotta in cui l’acqua crea una barriera impedendo l'esplorazione (Fotogallery)

La grotta di Rio Martino a Crissolo

La grotta di Rio Martino a Crissolo

Continua a rimanere avvolto nel mistero il sifone di Rio Martino nell’omonima grotta che si raggiunge a piedi risalendo un sentiero tra i boschi che dista circa 4 chilometri dall’abitato di Crissolo, in alta valle Po.

Della cavità conosciuta da molto tempo una gran parte è già stata esplorato, ma qualcosa ancora si nasconde nel buio che da millenni avvolge la grotta sotto il Monviso.

Il docufilm ‘Il sifone di Rio Martino’, lo vuole raccontare attraverso le riprese della spedizione speleologica e subacquea, realizzato un anno fa dal regista e speleologo valdostano Frank Vanzetti, con la sua troupe. Il video maker è noto per numerosi documentari girati in tutto il mondo per la Rai e canali tematici.

Il sifone da ‘conquistare’ si trova nella parte terminale della  grotta in cui l’acqua fa da barriera impedendo l'esplorazione oltre quel punto.

Realizzato con il patrocinio del Parco del Monviso è stato proiettato sabato scorso al Monastero della Stella di Saluzzo dove il team esplorativo, ospite della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, ha raccontato al pubblico la storia dei tentativi di raggiungere il sifone iniziati già dalla metà del secolo scorso.

La serata è stata presentata da Alder Costabel guida escursionistica ambientale accreditata per l’accompagnamento nella grotta di Rio Martino nel tratto, messo in sicurezza e reso visitabile a tutti, che parte dall’ingresso e arriva alla cascata.

Dopo i saluti del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo Mario Anselmo e del presidente del Parco del Monviso Dario Miretti il team di speleologi guidato da Maurilio Chiri ha raccontato la storia del ‘sifone del Rio Martino’ e della grotta che durante determinati periodi dell’anno, soprattutto in inverno, non può essere visitata in quanto popolata da rare colonie di pipistrelli che devono essere preservate.

Attraverso la visione del documentario si ha per la prima volta una testimonianza filmata ed avvincente delle esplorazioni susseguitesi dagli anni '60 fino ai giorni nostri.

Il documentarista  Frenk Vanzetti con la sua equipe guida per più di un’ora lo spettatore attraverso le profondità della grotta fino ad arrivare alla parte ricoperta d’acqua che forma il sifone inesplorato.

Questa porzione allagata della grotta, già dall’inizio degli anni '60, è stata oggetto di tentativi di esplorazione fino all'ultima, ripresa da Vanzetti, che ha visto immergersi nelle gelide acque del Rio Martini (a 4 gradi sopra lo zero) lo speleo-sub e istruttore ‘trainer full cave’  Gherardo Biolla.

L’uomo aveva già tentato l’impresa nel 2017 quando anche in quell’occasione un muro di sabbia lo bloccò mettendo fine ancora una volta alla ricognizione del sifone.

I pionieri della prima esplorazione subacquea, avvenuta nel 1961 furono Eraldo Saracco (deceduto poi in un incidente speleologico nel 1964 a soli 27 anni), Dario SoderoMarziano Di Mario ed Edoardo Prando, che come testimoniano nel docufilm, superarono le cascate all'interno della grotta servendosi delle antiche scale realizzate dai fratelli Perotti  (tra il  1907 e il 1923), all’epoca tra le più note guide del Monviso.

Le strutture sono ancora presenti nella grotta ma da tempo inagibili, visto che risalgono a oltre un secolo fa.

Le scale Perotti consistevano in un intricato complesso di ingegneria sotterranea che consentiva di superare un dislivello interno di 32 metri erette sul versante della cascata del Pissai, per permetterne la risalita.

La struttura era composta anche da ballatoi e passerelle ancorate solidamente alla roccia, utilizzate dai visitatori per più di mezzo secolo.

Da ricordare anche le spedizioni degli speleologi saluzzesi condotti da Nilo Marocchino, farmacista di Saluzzo noto per la sua passione per la montagna, presente nel video con immagini dell’epoca che, come ha ricordato durante la serata di presentazione, con alcuni suoi colleghi aprì il ‘ramo dei Saluzzesi’  della grotta del Rio Martino nell’agosto del 1963.

Per il docufilm sul sifone del Rio Martino i lavori preparatori sono stati cruciali e hanno richiesto il coinvolgimento di un nutrito gruppo di persone, ma hanno consentito di fare interessanti scoperte sulla parte meno esplorata della grotta” ha raccontato durante la serata Maurilo Chiri, membro del team e speleologo del Saluzzese.

Nella grotta sono stati trasportati cavi, carrucole, moschettoni, lampade a led per illuminare la cavità, materiale di sicurezza e molto altro. 

Guardando il docufilm si è proiettati nel passato e nella memoria della grotta tra stalattiti, illuminate a giorno dai riflettori a led utilizzati per le riprese, che scendono dal soffitto fanno sembrare alcuni antri simili alle guglie di una cattedrale gotica, tra rivoli d’acqua, cascate e percorsi angusti che portano al sifone da conquistare.

Le immagini e le parole ricordano attraverso fotografie dell’epoca i primi tentativi sulla ‘missione’ alla conquista del misterioso sifone, nell’ottobre del 1961.  

I quattro intrepidi esploratori Eraldo Saracco e Dario Sodero si immersero nelle acque gelide coadiuvati da Marziano Di Maio ed Edoardo Prando .

Effettuarono 4 immersioni ciascuno senza però riuscire a oltrepassare il grande ostacolo naturale.

Negli anni successivi gli speleosub Paolo Testa ed Alberto Cavedon tentarono nuovamente l’impresa, ma anche loro non riuscirono a passare dall’altra parte del sifone.

Così è stato per l’ultima esplorazione di Gherardo Biolla, componente del ‘Team esplorativo acqua’ avvenuta nel 2023, e ripresa in ogni particolare dal regista Vanzetti nel docufilm. Lo speleologo sub si è anche lui nuovamente 'arenato' in un grosso accumulo di sabbia che ha reso pericoloso continuare nell’impresa.

Così come i colleghi che negli anni passati hanno tentato di attraversare il sifone, anche Biolla (che ha potuto realizzare le riprese grazie ad una telecamera subacquea agganciata sul casco dove c’era anche una potente torcia a led), era collegato con il team che lo attendeva al di fuori, attraverso la ‘sabora’: una speciale corda che come una sorta di filo di Arianna lo ha aiutato a ripercorre la non facile strada del ritorno, tra le acque rese nebulose dallo spostamento della sabbia durante il suo passaggio.

La serata è stata piena di emozioni forti a partire dal collegamento a sorpresa in diretta internet dal Canada con Dario Sodero che ha raccontato al pubblico la sua spedizione nel 1961 realizzata con il compianto Eraldo Saracco e Edoardo Prando anche lui presente in sala che si è commosso nel rivedere il suo compagno d’avventura e le fotografie dell’epoca raccontando la sua esperienza.

Mentre la grotta di Rio Martino continua a custodire il mistero sul suo sifone inesplorato ed è pronta ad accogliere nuove generazioni di speleologi per svelare i suoi segreti più reconditi, il team di Maurilio Chiri si prepara già per le prossime nuove avventure.

Le Scale Perotti saranno raccontate in un docufilm – afferma Chiri  con soddisfazione - dove si parlerà della loro storia da quando furono realizzate tra il 1907 e il 1923 dai fratelli Perotti di Crissolo con semplici travi di legno e ferro per poter rendere agibile alle esplorazioni la sala superiore della grotta.

Ma un altro mio sogno che tengo da anni nel cassetto – conclude lo speleologo saluzzese - è quello di ritrovare il relitto della ‘Bella Fiorentina’ la barca in legno che in passato attraversava da sponda a sponda le acque del lago Fiorenza alle pendici del Monviso”.

Anna Maria Parola

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