Cinque attività di commercio di vicinato in meno e due di somministrazione in più, per un totale numerico di -3 unità. È questo il cuore della comparazione tra le attività commerciali avviate e cessate nel corso del 2023 nella città di Cuneo, secondo i dati resi noti dal Comune.
Serale: “Saldo che regge, nonostante le difficoltà del periodo”
Nell’anno ormai passato il capoluogo ha visto l’avvio di 54 attività di commercio di vicinato, 12 di somministrazione e una media struttura. Contestualmente, si è registrata la cessazione di 59 attività di commercio di vicinato, 10 di somministrazione e di una media struttura.
“Un saldo che risulta quasi in pareggio, e di cui andar soddisfatti se si considera il periodo storico che la città e il mondo stanno vivendo ormai da alcuni anni, con tanti scenari impegnativi dal punto di vista sociale ed economico” ha commentato il vicesindaco e assessore Luca Serale.
Il fatto in Consiglio comunale
Oltre i meri numeri e i saldi – comunque, come sostenuto dall’assessore, significativi – dell’argomento si è parlato in queste prime settimane del 2024 in Consiglio comunale e in commissione, in particolar modo in quelle del settore Urbanistica. Di recente si è parlato del futuro dell’area ex-Enel e di quella compresa tra via De Gasperi, via degli Artigiani e via Olivetti: in entrambe si prevede la realizzazione di nuove aree commerciali da 2.04 e 2.500 metri quadri.
L’amministrazione, insomma, è stata tacciata di portare avanti una politica del commercio votata all’insediamento progressivo della grande distribuzione a detrimento del commercio e delle attività di vicinato.
La “sparizione collettiva” del commercio di vicinato
In ogni caso l’argomento non è solo appannaggio della città di Cuneo. Nelle scorse settimane, infatti, il presidente di Confesercenti Piemonte Giancarlo Bancheri ha parlato di una vera e propria “sparizione collettiva” sottolineando come in regione - dal 2013 al 2023 - le nuove aperture di negozi siano crollate da 4.581 a 1.380 unità. Una riduzione di quasi il 70% che porta con sé un’unica riflessione: nessuno (o quasi), ormai, punta più sul commercio di vicinato.
Ragioni derivanti non solo da inevitabili e ormai avviati sviluppi tecnologici e sociali ma anche dalle macro difficoltà degli ultimi anni come il climate change, la pandemia e la recrudescenza di alcuni scenari di internazionali. Realtà con cui il “modello Cuneo” ha dovuto misurarsi e – secondo anche i presidenti provinciale e cuneese di Confcommercio Imprese per l’Italia Luca Chiapella e Roberto Ricchiardi – per le quali si è trovato il modo di mettere una pezza. Fino ad oggi, almeno.