Continua la protesta degli agricoltori. Dopo il corteo in centro a Cuneo di mercoledì scorso, molti oggi hanno raggiunto i colleghi in presidio a Rivoli, nel Torinese. Una protesta che ha confini ben più ampi della provincia Granda e dell'Italia, che coinvolge tutti gli agricoltori europei che lamentano il mancato riconoscimento del loro lavoro e penalizzanti politiche di settore in Europa.
Della questione sollevata dagli agricoltori se ne starebbe occupando il governo Meloni, ma secondo il neo movimento “Agricoltura Indipendente” il tempo starebbe per scadere: “Adesso abbiamo bisogno del sostegno dell'opinione pubblica e che si capisca che siamo l'ultima spiaggia per salvare un'identità del nostro Paese, un'identità molto importante per avere un futuro libero e mantenere la nostra cultura e la nostra storia, con i nostri prodotti – spiega Franco Clerico, allevatore e coltivatore di Bastia Mondovì, tra i coordinatori del movimento cuneese -. L'agricoltura è l'ultimo baluardo che si contrappone alla globalizzazione, che porterà in mano solo a qualcuno il potere di gestire tutto il nostro mondo. Spero che si capisca il senso più profondo della nostra protesta e non la si interpreti come un modo per avere solamente altri contributi.
Da qualcuno il mondo agricolo è stato attaccato per gli aiuti che riceve, ma sono andati indirettamente sono andati all'industria che sta dietro all'agricoltura. Oggi l'agricoltura è molto avanzata per limitare l'uso dei trattori e i mezzi sono ormai privi di inquinamento. Sono molto meno impattanti con l'ambiente. Un grande punto di riferimento è stato il Covid quando il mondo agricolo ha continuato a lavorare e l'inquinamento non è peggiorato. Gli animali non inquinano, anzi sono essenziali per la fertilità dei terreni.
Se l'industria nel tempo è stata smantellata pezzo per pezzo, il mondo agricolo ha subito in silenzio le importazioni selvagge, ma tutti gli investimenti fatti in agricoltura sono ritornati ai cittadini, sulle loro tavole e riversato nell'economia italiana pura”.
Persino il mondo dello spettacolo non è rimasto indifferente alla protesta. Amadeus e Fiorello, condividendone le ragioni, hanno invitato la categoria a raggiungere Sanremo, questa sera in occasione della prima serata del Festival.
“Stiamo puntando ad accogliere l'invito – prosegue Clerico - e ci stiamo attivando per avere le autorizzazioni per arrivarci: ieri abbiamo chiesto i permessi alla Digos di Cuneo, che ci ha messo in contatto con le forze dell'ordine di Sanremo. La nostra idea era di portare i nostri figli coi trattori giocattolo per una manifestazione simbolica. Non siamo un nemico, ma siamo l'ultima identità di questo Paese. Se non troviamo il modo di costruire e stabilizzare un'economia per il futuro i nostri figli un domani le nuove generazioni si troveranno in seria difficoltà”.
Uncem, Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani, in mezzo alle mobilitazioni scrive in una nota: “La protesta degli agricoltori è certamente rilevante e mai deve tradursi in scontro, provocazione, assenza di dialogo con le Istituzioni. Ci perderebbero tutti. In primis chi scende in strada e in piazza. Ci perderebbero le Istituzioni . Non basta mettere soldi in più per l’agricoltura, tantomeno dire che è colpa dell’UE, di Bruxelles, delle politiche europee. Oppure, si può fare, ma poi occorre fare proposte operative per intervenire. Leggendo la Dichiarazione di Cork 2.0, del 2016, scopriamo tutti i punti chiave per trasformare il rurale in Europa. Poco si è fatto. E invece da lì si può ripartire. Il Green New Deal non può essere burocrazia e iniziative con cento indicatori che complicano la vita a grandi e piccole imprese. Il Green New Deal è prima di tutto Comunità vive. Persone e imprese che insieme vivono e tengono in vita un territorio riconoscendosi in una dinamica comune e nella reciprocità. Per questo Uncem ha sempre sostenuto che la via d’uscita per le crisi - in particolare ambientale, energetica, climatica, demografica, economiche, sociali - è nelle Green Communities. Che hanno anche nell’agricoltura e nelle aziende agricole un punto fermo per la trasformazione dei territori. Con le comunità coinvolte. Non solo spesa pubblica. Vogliamo credere che in mezzo alle proteste, la forza delle comunità che scelgono un altro patto tra produttore e consumatore - tra chi produce e chi consuma le risorse naturali, ma anche i l’agroalimentare che cresce con la nostra agricoltura - è possibile. È in fondo un pezzo del patto tra territori, città e rurale, montagna e zone più urbanizzate e densamente popolate che si sostanzia in scelte vere che cambiano paradigmi economici consolidati. Il “compra in valle”, la scelta di rafforzare le filiere territoriali, anche del legno, la voglia di accorciare scambi e togliere di mezzo intermediari, vanno in questa direzione di sostenibilità, di nuovo paradigma culturale, innovativo, sostenibile. Le proteste impongono di guardare al futuro e non al passato. Si attuino le leggi esistenti – invita infine Uncem -, come la legge forestale, la 221/2015, via maestra per la totale decarbonizzazione, l’aumento dell’uso di energie verdi, la promozione della circular economy, l’aumento dell’e-mobilità, la valorizzazione dei Parchi nazionali e regionali, luoghi della protezione e della produzione, della tutela degli ecosistemi e dei distretti. Queste sono le Politiche per il rurale che vogliamo e che servono per ridurre sperequazioni e disuguaglianze. ”, conclude la nota di Uncem.