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Attualità | 05 febbraio 2024, 15:27

Vent'anni senza Nuto Revelli

Il suo ricordo nel film di Remo Schellino “Sotto la neve, pane” e il “Premio Gianni Aimar: comunicare la montagna”

Vent'anni senza Nuto Revelli

Sono ormai trascorsi vent'anni dalla scomparsa dello scrittore-partigiano cuneese Nuto Revelli, molte le iniziative organizzate in nel Cuneese per omaggiarlo.

Ho conosciuto Nuto all’inizio degli anni ‘90 – scrive il noto regista cuneese Remo Schellino -. Con lui mi ero confrontato sul lavoro che stavo iniziando come documentarista cinematografico. Ero agli inizi del mio progetto di “protezione della memoria” del mondo partigiano, contadino, del lavoro, delle battaglie politiche, che ho conosciuto anche attraverso mio padre e mia madre. La grande lezione di Nuto è stata quella di non aver mai perso di vista il racconto del “vinto”, a volte narrato con flebile voce, altre con impetuosa rabbia . Così per me – continua Schellino - il cinema è un modo di guardare, ascoltare e capire la realtà.

Per questo, preferisco immagini ferme, attente, desiderose di mostrare quello che c'è dentro una storia, dentro l'inquadratura, sui volti, negli occhi, nei sorrisi e nelle commozioni.

È questa la mia idea di cinema e questo lo devo a Nuto.

Ed è per questo che gli renderò omaggio, a vent’anni dalla sua scomparsa, al Cinema Lanteri di Cuneo il 15 febbraio alle ore 21 con la proiezione del film Sotto la neve, pane”.

Il titolo nasce da un antico proverbio contadino secondo il quale sotto la coltre di neve il seme non gela, ma germoglia per poi diventare frumento, farina per il pane che da sempre è simbolo di vita.

Analoga è la vita dell’anziano che sotto il peso degli anni ricorda e protegge il sapere e la saggezza popolare.

Così diceva Nuto:“I miei interlocutori più validi sono gli anziani perché sanno. I vecchi sono narratori e attori straordinari. Accettano sempre il dialogo, hanno voglia di parlare”.

Solo così ho potuto raccontare la vita di una comunità, i ricordi della mia infanzia. Non ho fatto alcuna censura. Nessun discorso retorico, così non ho tradito la storia di mio padre e di mia madre. Non era nel mio intento parlare di una Langa commerciale – conclude Schellino - ma quella che identifico negli scritti di Nuto Revelli e Beppe Fenoglio e più esplicitamente quella della mia infanzia.”

Il film è un viaggio alla ricerca delle radici del regista Schellino, una riproposizione del lavoro di Nuto “Il mondo dei vinti” in chiave cinematografica. L’ intento del film è quello di aiutarci a non dimenticare un passato forse più semplice, ma certamente ricco di una tradizione millenaria in cui magia e religiosità, lotta per l’esistenza e attenzione per la spiritualità, convivono intensamente. Un viaggio a ritroso nella storia, a partire dal paese natio di Schellino, Belvedere Langhe, passando per l'incontro con gli anziani, da cui sono state tratte le loro storie di vita. Si passa dai ricordi di guerra, al lavoro, alla medicina popolare, la scuola, il rito dell'uccisione del maiale, la caccia, la nascita di un vitello, il ruolo di un sindaco donna negli anni ’70, l’incontro tra il nord e il sud nei matrimoni detti “misti” degli anni ’70 e ’80, la vita e la morte. Vengono raccontate, quindi, le storie di vita di Michele e Piero Beccaria, Maria Raviola, Elsa Sandrone, Elsa Raviola, Bartolomeo Ballauri, Letizia Agosto, Giuseppe Fia, Lorenza Masante, Giovanni Bovetti, Michele Agosto, Ubaldo Broccardo, Felice Sottimano, Teresa Dalmazzone, Carla Pautasso, Rosina Odello, Maria Rolfo, Vincenzina Revelli e Giovanni Fazzone.

Da anni – spiega Schellino - i miei lavori sono legati principalmente dalla testimonianza orale, fulcro centrale del racconto, testimonianza vissuta, utile a capire meglio il contesto del territorio e in questo caso di una società contadina”.

Il film “Sotto la neve, pane” ha ricevuto, nel 2014, il premio di antropologia visiva al Festival Culturale Costantino Nigra con la seguente motivazione:

“Il film etnografico Sotto la neve pane di Remo Schellino è un viaggio autobiografico nella terra di Belvedere Langhe, fra i coetanei del padre. Si tratta di una generazione di donne e uomini che ha vissuto il Novecento, i suoi drammi e le sue grandi trasformazioni. Il lavoro di Schellino ripercorre quindi, a oltre trent’anni di distanza, le tracce del lavoro e i temi di ricerca di Nuto Revelli. La seconda guerra mondiale, le feste, i lavori agricoli, la casa di Langa sono solo alcuni dei molti temi affrontati dal film. Per gli interessanti e antropologici risultati di questo lavoro di ricerca, la Giuria assegna a Remo Schellino il Premio Antropologia Visiva”.

Alla memoria dello scrittore-partigiano Nuto Revelli è stata dedicata anche la tredicesima edizione del “Premio Gianni Aimar: comunicare la montagna". Il premio promosso dalla Fondazione Giovanni Goria di Asti e organizzato ogni anno con la collaborazione del Comune di Saluzzo e il sostegno della Fondazione CRC, istituito in memoria di Gianni Aimar, pubblicitario e scrittore di montagna nato a Oncino e deceduto durante una escursione sul Monviso.

Gianni Aimar possedeva una personalità composita e mai scontata, nella quale trovavano posto e si facevano complementari una all’altra le sue tante caratteristiche, rendendo Gianni un uomo dalla creatività eccezionale. Pubblicitario di professione, Presidente dell’agenzia di comunicazione “Trentasecondi” di Torino, comunicatore e uomo di marketing per vocazione, ma anche fotografo, pittore e soprattutto scrittore per passione, Gianni fu uomo dai mille e più interessi. La montagna per Gianni è stata una maestra di vita e lui si è sempre rivolto a lei con la stessa devozione di un alunno appassionato, cercando di trasmettere questa sua passione agli altri.

Gianni Aimar è stato un grande amico di Giovanni Goria, con il quale ha collaborato nella realizzazione del logo per la celebrazione del quarantesimo anniversario della costituzione italiana (1988), logo apparso sull’edizione speciale della costituzione promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1988. Il logo che rappresenta un albero tricolore, dal 2004 anno della sua costituzione, è diventato il simbolo identificativo della Fondazione Giovanni Goria.

La cerimonia di consegna del tredicesimo “Premio Gianni Aimar: comunicare la montagna” si terrà in primavera, come di consueto nella Città di Saluzzo.

redazione

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