Sulla questione di palazzo Chiodo di Cuneo l’eventuale danno erariale viene configurato da chi l’ha messo all’asta – recentemente andata deserta – o da chi, ormai oltre un decennio fa, aveva deciso di acquistarlo? La domanda ha tenuto banco nel corso delle prime due serate del Consiglio comunale del capoluogo, con il conseguente battibecco tra i consiglieri Vincenzo Pellegrino (Centro per Cuneo) e Giancarlo Boselli (Indipendenti).
Lauria pronto all’esposto alla Corte dei Conti
Il là per discutere sul palazzo del ‘500 oggetto di vendita per 2,4 milioni di euro è arrivato da Franco Civallero (FI), che ha dichiaratamente indicato come “la svendita di immobili lasciati andare al degrado è cattiva gestione del patrimonio pubblico”.
Beppe Lauria (Indipendenza!) era presente all’epoca dell’acquisto dell’immobile – con diritto di prelazione – da parte dell’ente comunale: “A parte Forza Italia e Lega Nord, che si erano astenute, siamo stati tutti d’accordo – ha detto in Consiglio - : abbiamo pensato al valore storico dell’opera così come avrebbe fatto qualunque altra amministrazione comunale, e sono orgoglioso di aver preso parte alla decisione dai banchi della minoranza”.
“Non commento però l’andamento dell’asta – ha aggiunto Lauria - . Il palazzo, se verrà venduto, lo sarà a meno di 2.450.000 euro e quando succederà scatterà da parte mia l’esposto alla Corte dei Conti per danno erariale”.
“Cosa fare, adesso? Non credo sia opportuno procedere alla vendita: ci avete provato, con risultato netto e chiaro – ha commentato poi Boselli, assessore al bilancio all’epoca dell’acquisto e anche lui più che pronto a rivendicarla - . I modi per riportare palazzo Chiodo all’onor del mondo esistono e sono accessibili. Davanti a una vendita sotto il costo d’acquisto non c’è nemmeno bisogno che Lauria vada alla Corte dei Conti”.
Pellegrino: “Il danno erariale è di chi l’ha acquistato”
Il capogruppo di Centro per Cuneo non si è tirato indietro nella risposta e ha sottolineato come “la scelta di non utilizzare il palazzo come sede della nuova biblioteca, motivo per cui si era proceduto all’acquisto, non l’abbiamo presa noi ma sempre quelli che l’hanno acquistato partecipando all’approvazione del PISU”.
“Il fabbricato era un tesoro, danneggiato nel 2015 da un incendio e poi ulteriormente dall’acqua. È in rovina, a rischio crollo molto serio. Venderlo è una scelta accurata in questa condizione: per danno erariale accuserei chi l’ha acquistato, non chi lo sta vendendo, un errore gravissimo”.
A conclusione della discussione l’assessore Alessandro Spedale ha sottolineato come – anche a seguito dell’andamento dell’asta – si stiano cercando possibili percorsi percorribili per il recupero. “Dire, a priori ‘sì’ o ‘no’ è ora impossibile: occorre realizzare un’analisi puntuale prima di valutare un intervento di messa in sicurezza, il cui costo si aggirerà comunque sulle centinaia di migliaia di euro”.