Domenica 28 gennaio ricorre il primo anniversario della scomparsa di Claudio Ghione, dipendente dell’Asl Cn2 presso la S.C. Bilancio e Contabilità.
Il suo responsabile, ma in primis il suo amico Lorenzo Sola, lo ricorda con una lettera collegata alla grande passione comune per il tennis.
Nelle giornate del 20 e 21 gennaio si è già tenuto, presso il Tennis Club Valle Belbo di Santo Stefano Belbo, il primo memorial dedicato a Claudio, vincitore peraltro della "Nocciola d’Oro" nell’anno 2019.
***
Caro Claudio,
ci hai lasciato, quasi improvvisamente, un anno fa, il 28 gennaio, pieni di rammarico e di ricordi. Anzi, a dire il vero, personalmente, per mesi in ufficio ho continuato a guardare il tuo cartellino con l’ultima bollatura e quelle ferie che avevi preso, da cui non sei più rientrato.
Del resto, chi ha attraversato la lacerazione profonda della perdita sa bene - anche se fatica a esprimerlo o arriva addirittura a negarlo - che ciò che maggiormente brucia non è il come e il perché dell'evento, ma l'evento stesso. E il tempo passa tra il desiderio di ignorare quello che è successo e ricordare i tratti più belli della tua vita, come fosse ancora il presente.
E la tua vita, almeno per la parte che conoscevo, fluttuava fra la terra rossa, il lavoro d’ufficio e il bar. Nonostante il famigerato “gomito del tennista” e un mal di schiena che da anni era tutt’uno con te, cercavi unguenti miracolosi pur di poter restare aggrappato al tuo giocattolo preferito, la racchetta. E ci riuscivi bene, con stile, senza umiliare gli avversari e pure me, che avevo ripreso la racchetta in mano dopo trent’anni.
Ma quando la schiena ha cominciato a non darti tregua non c’è stato più nulla da fare. Ricordo la nostra ultima sfida continuamente rinviata a data da destinarsi. Sei diventato un’altra persona. Ogni tanto credo andassi ancora al tuo circolo per vedere le partite degli amici o per qualche torneo di buon livello, ma credo ne soffrissi troppo. Allora ti sei rifugiato in casa o al bar, a guardare il tennis alla tv, ma non era la stessa cosa.
Te ne sei andato poco tempo dopo.
Ancora oggi, quando vedo una persona non più giovanissima sui divani del circolo, chiudo gli occhi e immagino che sia tu. Ti dico: “Oggi hai servito bene, Claudio”. La risposta sarebbe sempre la stessa: “Per essere un vecchietto me la cavo ancora bene".