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Attualità | 17 gennaio 2024, 11:30

Bra, tutto pronto per la festa di Sant’Antonio Abate con la tradizionale benedizione degli animali

Ritrovo domenica 28 gennaio, ore 11.30, coi Cavalieri del Bandito nel piazzale Grande Torino, adiacente al Santuario della Madonna dei Fiori

In foto una passata edizione della benedizione degli animali, a Bra

In foto una passata edizione della benedizione degli animali, a Bra

È una tradizione antica, quella della benedizione degli animali. Un rito semplice che si ripete ogni 17 gennaio in onore di Sant’Antonio Abate, uno dei padri del monachesimo, divenuto il protettore degli animali. 

Ci saranno equini, ovini, caprini, conigli e avicoli. Importante, nella simbologia legata a Sant’Antonio Abate, anche il maiale, sempre raffigurato ai piedi del Santo in statue, santini e statuette votive spesso messe a protezione delle stalle. 

Frammenti della cultura contadina. Quando gli animali erano fonte di sopravvivenza, patrimonio della famiglia: per il lavoro e per l’alimentazione. Non solo pelosetti da compagnia. 

Fatto sta che il 17 gennaio o nei giorni immediatamente precedenti o successivi si organizzano momenti di incontro e di preghiera nelle piazze e nei paesi d’Italia in cui vengono benedetti gli animali. 

Benedizione degli animali a Bra

A Bra, l’appuntamento è domenica 28 gennaio nel piazzale Grande Torino (ore 11.30 circa), subito dopo la Messa che sarà celebrata alle ore 10.30 nel Santuario nuovo della Madonna dei Fiori, quando il rettore impartirà la benedizione agli animali ed agli allevatori con le loro famiglie. 

L’iniziativa è promossa dalla scuderia Cavalieri del Bandito, guidata da Giorgio Revelli, che ogni anno si fa promotore di questo atteso e partecipato momento di festa collettiva. 

Quella di rendere omaggio per un giorno agli animali, fedeli compagni di vita dell’uomo, non è superstizione, ma ci ricorda come essi vadano difesi e non sfruttati o maltrattati e come Dio ce li abbia donati per custodirli. 

Quindi, dopo le celebrazioni, tutti via in passeggiata attraverso i sentieri del Roero e poi al ristorante “L’isola Che C’è” in strada America dei boschi 29, a Pocapaglia per il pranzo al costo di 22 euro. Prenotazioni entro il 25 gennaio ai numeri 333/3625355 (Giorgio Revelli) o 333/7160696 (Federica). 

Chi era Sant’Antonio

Da non confondere con Sant’Antonio da Padova, Sant’Antonio Abate è conosciuto anche come Sant’Antonio d’Egitto per le sue origini. Nell’iconografia cristiana l’abate Antonio (Coma, in Egitto, 251 circa - deserto della Tebaide, 17 gennaio 357) è raffigurato con una lunga barba bianca, con lingue di fuoco ai piedi e con a fianco un maialino. Sul suo abito spiccava il tau (19ª lettera dell’alfabeto greco), croce a forma di “T”, simbolo della vita e della vittoria contro le epidemie. A ciò allude, secondo il simbolismo, anche il campanello appeso all’estremità del bastone. 

Sant’Antonio e la leggenda del fuoco

Libri alla mano ci raccontano come Sant’Antonio si recò all’inferno per rubare del fuoco e portò con sé il suo amico maialino. Mentre quest’ultimo creava scompiglio all’inferno, Sant’Antonio con il suo bastone riuscì a portare con sé un po’ di fuoco per aiutare il suo popolo. Motivo per cui viene chiamato anche Santo del fuoco, infatti il 17 gennaio, memoria liturgica di Sant’Antonio abate, in molte città viene acceso anche un focolare. Simbolicamente il falò ha lo scopo magico di riscaldare la terra e invogliare il ritorno della primavera. 

Sant’Antonio protettore gli animali

Al Santo si ricorreva, soprattutto, come intercessore per chiedere la protezione delle stalle, degli armenti, degli animali domestici; era una devozione popolare, umile e sperimentata, che andava al centro della relazione che lega le creature al Creatore. 

Perché la benedizione degli animali

La tradizione di benedire gli animali nasce nel Medioevo, in terra teutonica, quand’era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano servizio i monaci. Il grasso era molto utile per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe e per curare il fuoco di Sant’Antonio. Ma non è tutto, secondo una leggenda emiliana e veneta la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare e i contadini in questa notte si devono tenere lontani dalle stalle per non ascoltare le conversazioni che avrebbero portato sventura. Inoltre, nella tradizione ladina, la festa di Sant’Antonio segna l’inizio del Carnevale. 

Sant’Antonio e la cucina: piatti tipici

Per omaggiare il patrono degli animali, dei salumieri, degli allevatori e dei contadini, in Italia non può che esserci una tradizione culinaria atta a festeggiare Sant’Antonio: salumi, formaggi, carni e cotiche; tutti quei piatti che ricordano la produzione rurale. Una buona idea è mangiare la polenta con salsiccia. 

Sant’Antonio e la neve: detti popolari e previsioni meteo

Attingendo a piene mani dalle tradizioni contadine, si è soliti dire che sia Sant’Antonio che San Sebastiano siano i mercanti della neve: se infatti nel loro giorno splende il sole e fa buon tempo ne approfittano e vanno al mercato a comperare la neve da spargere sulla terra nei giorni successivi. 

Silvia Gullino

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