Riceviamo e pubblichiamo.
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Ho letto con interesse il dibattito aperto dal Corriere della Sera e ripreso da altre testate sulla presunta crisi del “modello Cuneo” e spero che anche altri media contribuiscano a stimolare una riflessione ampia e partecipata sul futuro della nostra provincia.
Ho apprezzato particolarmente il contributo di Giuliana Cirio che analizza le caratteristiche di questo sistema territoriale in cui il settore produttivo privato si è trasformato in un modello di successo grazie alla volontà di fare di imprenditori tenaci e capaci di superare l'isolamento geografico e il deficit infrastrutturale, col contributo di amministratori pubblici virtuosi che hanno favorito e supportato la crescita e il sostegno di una rete di fondazioni bancarie locali.
E concordo con la direttrice di Confindustria Cuneo quando intravede la possibilità di una crisi per la velocità con cui è avvenuta questa trasformazione, specie nella attuale situazione complessa di sempre maggiore globalizzazione, a cui suggerisce di rispondere non con aziende più grandi, ma più strutturate, con più managerialità.
Prioritariamente però, più che a un grande piano di attrattività della provincia di Cuneo, che assicuri la giusta immagine a un territorio per poter attrarre le migliori competenze, punterei a un grande piano strategico dei servizi e delle infrastrutture per garantire i livelli essenziali di qualità di vita a tutta la Granda.
Perché se il Piemonte, nonostante tutto, è tornato a crescere, guarda caso Torino cresce più del resto del Piemonte proprio poiché l’area metropolitana da anni investe su infrastrutture e collegamenti e ha la migliore dotazione di servizi della regione.
Se pensiamo poi che la prospettiva immediata è quella del Piemonte retro porto di Genova per far sì che la nostra regione ne diventi il polo logistico, è chiaro che l'isolamento geografico e il deficit infrastrutturale della Granda non potranno che peggiorare.
Ed a nulla sarà servito il collegamento ferroviario Alba/Caselle, quando Cuneo, Saluzzo e le vallate che da qui si dipartono sono sganciate dal Sfm o, peggio, del tutto prive di collegamento ferroviario.
Che fine ha fatto il progetto della provincia Granda retro porto di Savona? Col Maddalena chiuso appena cadono pochi centimetri di neve, col Tenda eterno incompiuto, col Nava interdetto ai mezzi pesanti e l’autostrada Torino-Savona interessata ancora per anni da importanti cantieri, la nostra provincia riuscirà a mantenere a lungo il primato nell’export piemontese?
Bene lavorare sull’immagine per attrarre cervelli, ma suggerisco altresì di coinvolgere le migliori energie e competenze già presenti per rendere operativa una cabina di regia per una rapida e seria pianificazione che individui le infrastrutture strategiche necessarie a garantire la qualità di vita della nostra provincia e a supportarne lo sviluppo!
Mauro Calderoni,
sindaco di Saluzzo,
segretario PD Provincia di Cuneo