E così tra una settimana, il 20 gennaio, la capitale delle Langhe sarà collegata dal treno con l’aeroporto di Torino. Ventisette volte al giorno, tante quante sono le corse che da Alba oggi vanno e vengono fino a Porta Susa.
Terminano i lavori di completamento della ferrovia Torino-Ceres e si spalancano le porte per chi, da Langa e Roero, intende recarsi a Caselle per raggiungere il mondo. Il “Pertini”, infatti, dopo l’arrivo della base Ryanair due anni fa, sembra vivere un vero e proprio boom di rotte e passeggeri: nei primi undici mesi del 2023 dall’aeroporto torinese sono transitati 4.174.923 passeggeri e con i dati del mese di dicembre si dovrebbe toccare la soglia dei 4 milioni e mezzo di utenti, cifra record per lo scalo.
Un progetto, quello del rifacimento della Torino-Caselle-Germagnano, approvato, ironia della sorte, nel 2012, quando l’allora Giunta regionale a trazione Roberto Cota decise di chiudere 12 tratte ferroviarie piemontesi.
Tra burocrazia e opere ci sono voluti 12 anni, ma tra otto giorni il servizio entrerà in funzione e ne beneficeranno tutte le località collegate con Torino attraverso il Servizio Ferroviario Metropolitano: in Granda ne fanno parte insieme con Alba, anche Bra, Savigliano e Fossano.
Mentre il capoluogo Cuneo continua a restare in un angolo.
Ad aspettare il raddoppio di poco più di una ventina di chilometri di binari, quelli che separano Cuneo da Fossano, lettera morta sulla carta da almeno 30 anni. Ogni tanto spunta qualche ordine del giorno del consigliere di turno, che impegna la Giunta (di turno) a sollecitare l’opera: si vota, si approva, poi tutto resta come prima.
A elemosinare più treni su una linea, la Cuneo-Ventimiglia-Nizza, internazionale solo per il fatto di attraversare geograficamente due Paesi: politicamente a parole è sempre strategica, da salvaguardare e incrementare, ma concretamente interessa a pochi. Forse a nessuno, di qua e, soprattutto, di là della frontiera.
A osservare l’infinito avanzamento di un’opera, il tunnel del Tenda, che tra ruberie, scandali e ritardi è diventata il simbolo della vergogna di questa terra.
A illudersi con voli pindarici (gli unici), di veder decollare un aeroporto senza strade né collegamento ferroviario, che probabilmente non ci riuscirà mai.
I dati dei passeggeri in transito dallo scalo cuneese parlano chiaro: da gennaio a novembre hanno scelto Levaldigi 108.812 passeggeri, con una variazione in negativo del -27% rispetto il 2022. Cifra lontanissima dall’anno record dell’aeroporto, quel lontano 2013 che fece registrare 290.623 passaggi, più del doppio degli attuali.
“Entro il 2025 vorremmo avere 300mila passeggeri e tanti vettori nuovi”, aveva detto l’amministratore delegato di Levaldigi Hi Tech, Georges Mikhael, nel luglio scorso durante la conferenza stampa di presentazione del piano di rilancio dello scalo. Il traguardo sembra ancora lontano. Al momento nessuna traccia neppure del paventato progetto sul polo energetico. Ancora Mikhael: “Il tetto di un terminal sarà completamente coperto di pannelli fotovoltaici, dai quali avremo un risparmio di 100mila euro entro il 2024”.
Resta lì, in un angolo, anche ad attendere che l’unico sbocco ancora possibile dal capoluogo verso l’Europa sia transitabile sempre e su una strada che non soffochi due popolazioni, quelle di Aisone e Demonte, costrette a convivere con il passaggio di migliaia di Tir ogni giorno nell’infernale imbuto dei loro paesi.
Allora gioiamo giustamente perché uno dei territori più belli ed economicamente importanti della provincia si apre verso il mondo, ma indigniamoci con chi non è in grado di togliere Cuneo dal suo atavico isolamento.
Mandiamo gli eletti nelle aule della politica nazionale a rappresentare le nostre istanze, ma anche per risolverle. Se oggi il territorio di Alba, Langhe e Roero incassa dei risultati è perché chi sta lavorando politicamente a livello locale è in grado di farsi ascoltare in quello nazionale.
Di senatori/trici e ministri/e delle nostre parti ne sono passati a decine. E ne abbiamo: non dimentichiamo, per esempio, le origini dell’attuale Ministro del Turismo. Bianchi, rossi, verdi, ma siamo sempre qui. A “riflettere” sul da farsi, ad aprire tavoli di concertazione, osservatori e quant’altro: alla fine della fiera quando ci presentiamo all’incasso restiamo a mani vuote.
Siamo prossimi a una scadenza elettorale importante, a giugno voteremo per la composizione del nuovo Consiglio Regionale. Cuneo ha bisogno di gente capace, che sappia farsi ascoltare: meno politici che passano le giornate sui social a elogiare le magnificenze della loro città, che guardino un po’ più in là della collocazione di un ospedale e non si scannino per un’Illuminata in più o in meno. Abbiamo bisogno di eletti che sappiano risolvere i nostri problemi.
Perché, per dirla con le parole di un consigliere comunale e provinciale, al momento “Cuneo è (anche) questa!”.