Passata l'euforia della festa restano i vecchi problemi. Che non saranno certo spazzati via in questi 5 giorni che ci separano dall'inizio del nuovo anno.
La Granda soffre, come tutto il resto del Paese, la situazione economica internazionale. Problema che nelle nostre zone è accentuato dalle difficoltà legate ai trasporti interni e con la vicina Francia: quasi senza sbocchi, le nostre imprese si sentono sempre più in un angolino, dietro la lavagna.
Siamo dei bugianen, ma ultimamente ci siamo anche stufati. La dimostrazione sono i tanti commercianti che la scorsa settimana sono saliti fino all'imbocco del Tenda, "armati" simbolicamente di palette e secchielli, per sollecitare chi di dovere affinché l'opera trovi una conclusione. #cipensiamonoi lo slogan che riuniva i manifestanti.
Tra le questioni aperte l'autostrada Asti-Cuneo, per la quale è stato promesso che "sarà la volta buona". La Conferenza dei servizi ad inizio novembre ha annunciato che si può finalmente passare alla fase dei lavori per il completamento dell'opera, in quello che sarà il suo ultimo tratto: il lotto 6 (Roddi-Diga Enel), che prevede l'unione tra la recente bretella tangenziale di Alba-Roddi con il moncone di ponte che da anni giace nelle campagne di Cherasco tra i fiumi Tanaro e Stura.
Non è che nel 2024 circoleremo su quel nastro d'asfalto: ci vorranno almeno altri due anni e mezzo di lavori tra costruzione del ponte ed adeguamento della vetusta ed anche pericolosa tangenziale albese, ma prendiamo per buona la promessa.
Senza dimenticare la Variante di Demonte, altra opera bloccata sulla carta da tempo immemore e per la quale sta soffrendo un'intera valle, la situazione più grave in questo momento continua però ad essere quella del tunnel del Tenda.
Politici locali, e negli ultimi tempi anche quelli nazionali, ogni tanto vanno su e giù dalla pianura fino all'imbocco della galleria per toccare con mano ciò che succede lassù, ma le notizie che portano a valle non sono mai buone. La situazione continua ad essere la solita da anni: tra scandali e ritardi, ne sono già trascorsi undici da quando sono iniziati i lavori di scavo e la conclusione dell'opera pare lontana. Per un buco lungo meno di tre chilometri.
Il "bello" è che una volta terminata, l'opera potrebbe riportarci alla casella iniziale dell'intricata storia: correva l'anno 2012. Fino al 2020, giorni nei quali la tempesta Alex insieme con la strada spazzò via anche il collegamento tra Italia e Francia, nella vecchia galleria si transitava a senso unico alternato. Esattamente ciò che potrebbe succedere nella costruenda canna.
E poi, che ne sarà della vecchia? Inizialmente compresi nel contratto stipulato con la ditta appaltatrice, i lavori del suo rifacimento non rientrano più nei piani di Edilmaco, che recentemente ha fatto sapere che non andrà oltre il completamento del nuovo tunnel. Dopodiché, se si vorrà proseguire si dovrà indire una nuova gara d'appalto.
E trovare altri 130 milioni. Perché nel frattempo i costi sono lievitati in modo esponenziale, passando da 159 a 206 in meno di un anno. Altro tema sul quale sono in parecchi a volerci vedere chiaro, anche se sembra alquanto improbabile che la prossima Conferenza Intergovernativa Italia-Francia, convocata nel gennaio 2024, riesca a fornire qualche risposta.
Resterebbe la cara, vecchia ferrovia. Per la quale però l'interesse dei due Paesi sembra esserci solo a parole, soprattutto da parte francese. Nonostante le associazioni ambientaliste d'Oltralpe recentemente abbiano avanzato l'idea d'investire la somma stanziata per il rifacimento del vecchio tunnel stradale in opere di adeguamento ferroviario per far sì che si possa riportare la velocità dei treni ad 80 km/h sull'intera tratta, aumentandone il numero di coppie. Proposta che, scommettiamo, resterà lettera morta.
Siccome sognare non costa niente, gli ambientalisti francesi propongono anche il ripristino delle navette per il trasporto di veicoli leggeri tra le stazioni di Limone e Vievola, come si faceva tra la fine degli anni '80 e l'inizio di quelli '90, allorquando il tunnel stradale restò chiuso a lungo per un cedimento della volta. Pura utopia.
Tornando al Tenda bis, c'è una cosa sulla quale la situazione non ci è del tutto chiara: come procede la messa in sicurezza della montagna all'imbocco del tunnel, lato francese?
In fondo il famoso ponte sul Rio Cà rappresenta il minore dei problemi, si tratta di un attraversamento di poche decine di metri, ma qual è lo stato di avanzamento dei lavori a monte e a valle della voragine creata a seguito della tempesta Alex?
Tema, questo, caro alla sindaca di Roccavione, Germana Avena, fin dall'indomani della catastrofe: "Il vero problema sarà mettere in sicurezza quella zona", diceva. E continua a ribadirlo oggi.
Pochi giorni fa, la Avena durante una riunione dei sindaci a Limone Piemonte ha tirato fuori un documento francese, giunto a lei in forma riservata ma già in possesso dell'ingegner Prisco di Anas. Documento che portava la firma di Olivier Torlai, Prefetto della Regione PACA.
Sei pagine dalle quali emergono diversi punti, che si possono riassumere con "aspetti tecnici che rischiano di avere gravi conseguenze sul futuro svolgimento dell'opera". Osservazioni sul costo, sul paravalanghe, sui muri di sostegno, sulla variante 5 e su tanti aspetti che Germana Avena ha definito senza mezzi termini "un macigno sulla realizzazione dell'opera".
Un intervento che non è piaciuto agli altri sindaci, i quali hanno fatto capire di voler sapere in che modo la Avena sia venuta in possesso di un documento così importante. Chiedendo "unità d'intenti". La sindaca ha respinto al mittente le accuse: "Nessuno metta in dubbio il mio impegno per questa struttura e per il territorio".
Insomma, anno nuovo problemi vecchi. Per la riapertura del collegamento resta la data di giugno 2024, che Anas continua a ribadire. Promessa alla quale, però, sono in pochi a credere. Forse nessuno.