"Il 2023 si chiude con più di 50 minori stranieri non accompagnati che ci hanno posto molto sotto pressione dal punto di vista organizzativo, oltre che economico. Altrettanto il forte incremento, nel corso dell’anno, legato alla conflittualità famigliare che ha avuto importanti ricadute sui minori coinvolti e quello degli adolescenti vulnerabili. Ci aspettiamo un 2024 in cui questi temi continueranno ad essere tra quelli su cui porre particolare attenzione".
Sono tanti secondo Giancarlo Arneodo - presidente del Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese - gli scenari di difficoltà e crisi che il territorio provinciale, quanto meno quello sotto diretta giurisdizione delle loro attività, si troverà ad affrontare nei prossimi dodici mesi.
L'abbiamo sentito a pochi giorni dalla fine dell'anno, per tracciare un bilancio a cavallo tra le due annualità.
Il 2023 del Consorzio: l'anno del ritorno "alla normalità"
Il 2023, per il Consorzio, è stato costellato di momenti importanti, nei fatti il primo anno di operatività "normale" dopo gli anni di pandemia.
"E’ stato l’anno che ci ha visti ragionare, insieme a tutti gli attori del territorio (Comuni, Asl, cooperative ed enti del terzo settore, Associazionismo, enti caritativi) intorno ai tavoli di Cuneo 2040 - prosegue ancora Arneodo - . Un momento di confronto, di dialogo e di ricerca di strategie comuni per affrontare il tema della gestione del socio assistenziale sul nostro territorio ragionando sui cambiamenti a livello sociale, demografico, economici e su come rispondere agli stessi".
Proprio da questi quattordici incontri e sei tavoli tematici, con oltre duecento persone coinvolte, è nato il Report “Cuneo 2040 Spunti, sfide e idee per la programmazione socio-assistenziale” che, attraverso una Delibera dell’Assemblea dei Sindaci dello CSAC è poi diventato un Atto di Indirizzo per l’attività del Consorzio nei prossimi anni. Rappresenta insomma la strategia che il nuovo Consiglio di Amministrazione - insediatosi il 18 dicembre scorso e con ancora a capo lo stesso Arneodo - dovrà portare avanti nei prossimi 5 anni.
L'obiettivo Cuneo2040
"Purtroppo quelle riferite ai minori non accompagnati e alle conflittualità famigliari non sono le sole attività che ci vedranno in prima linea: pensiamo all’emergenza abitativa che è in crescita, così come il grosso tema legato alla integrazione rette per anziani e disabili in struttura che, alla luce di alcuni pronunciamenti giudiziari, rischia di richiedere un esborso molto alto a carico dei Servizi - prosegue Arneodo - . Non da ultimo la costante crescita delle rette nelle case di Riposo e, dall’altro canto, la continua e costante diminuzione delle convenzioni da parte dell’ASL per la copertura di parte delle stesse per gli anziani con patologie".
"Credo che dovremo guardare molto agli indirizzi scaturiti dalla pianificazione strategica di Cuneo 2040: da lì ci possono essere quegli spunti per provare a rispondere in modo nuovo a bisogni antichi e a dare risposte ai nuovi bisogni che emergono. Sicuramente è una sfida importante che dobbiamo vincere. La consapevolezza è che tale sfida può essere affrontata solo insieme come comunità, ognuno con le proprie competenze specifiche, ma lavorando insieme in modo da dare le migliori risposte a quanto il territorio ci richiede" prosegue il presidente.
Revisione del Reddito di Cittadinanza: "Troppa demagogia"
L'ombra più lunga che il futuro sembra proiettare - arrivando dal panorama nazionale - è la revisione del Reddito di Cittadinanza: "Al momento si possono solo fare delle previsioni che scaturiscono dalla certezza che molti nuclei famigliari che, tutt’oggi, erano percettori del Reddito di Cittadinanza, non hanno le caratteristiche per rientrare nel nuovo sussidio - dichiara il presidente - . Facile quindi attendersi che tutti questi nuclei verranno a bussare ai nostri uffici, così come a tutti gli enti e associazioni caritatevoli, per riuscire a fare fronte alle esigenze legate alle spese per pasti, affitti, bollette. E di fronte a queste esigenze primarie non potremmo esimerci di dare una risposta; peccato che però, a livello di Governo, non si sia pensato in alcun modo, a rimpinguare il Fondo Povertà. Inevitabile che dovranno essere poi gli enti locali a doversene assumere gli oneri".
"Ogni tanto c’è l’impressione che qualcuno immagini che il disagio economico possa sparire a colpi di decreto o di legge - aggiunge ancora il presidente - . Purtroppo è innegabile constatare che, su questi temi, si sia sempre fatta troppa demagogia politica, senza mai affrontare il tema in modo complessivo e sistematico. Dal 2018 si è affrontato il tema povertà con tre misure diverse: prima con il Reddito di Inclusione, a seguire il Reddito di Cittadinanza e ora l’Assegno di Inclusione. Personalmente ho sempre ritenuto che, per come era stato immaginato il Reddito di Inclusione, con i dovuti incrementi di platea e di importi, sarebbe stata la formula migliore sulla quale proseguire. Purtroppo, come Enti gestori, non possiamo che prendere atto di queste modifiche e provare a rispondere alle esigenze a cui non vi è più una risposta".
"Serve spiegare che curare fragilità è mission fondamentale"
Già a ottobre Arneodo e la direttrice Giulia Manassero avevano presenziato a una commissione consiliare in municipio a Cuneo proprio per fare il punto della situazione a poche settimane dalla fine dell'anno. Tra le prospettive più preoccupanti - come sottolinea lo stesso presidente - la mancanza di personale con competenze specifiche.
"E’ una esigenza che si rileva su vari profili, a partire dalle OSS, ma su alcune professionalità, quali ad esempio le Assistenti Sociali, ha raggiunto una carenza che, in alcune fasi, rischia di portare alla riduzione di servizi - prosegue Arneodo - . Ci stiamo domandando del perché stia accadendo e, sicuramente, una delle risposte è che come società in generale, non sempre siamo riusciti a riconoscere l’importanza sociale di queste professioni e di quella dell’Assistente sociale nello specifico. Troppo spesso la figura dell’Assistente Sociale, viene sminuita o peggio, soprattutto in narrazioni di alcuni media, vista non come un soggetto utile per la gestione delle conflittualità sociali, ma come una controparte. Tutto questo, inevitabilmente, allontana, nei giovani, l’appeal verso questa professione".
"E’ nostra intenzione iniziare una campagna di orientamento nelle scuole superiori, con l’ausilio degli ordini professionali, per portare l’esperienza di tutti gli operatori del sociale e, in particolar modo delle Assistenti Sociali; dialogando nel concreto con gli operatori sicuramente molti giovani potranno apprezzare la professione (che ha alla base motivazioni molto forti) e prepararsi a seguire il percorso di studio per arrivare un giorno a svolgere questo lavoro - conclude Arneodo - . Il messaggio che deve passare è che è bello lavorare nel settore socio assistenziale e che l’Assistente sociale è una professione che, prendendosi cura delle fragilità, rende la società ed il nostro territorio più bello da vivere. Quindi non solo una professione, ma una mission fondamentale".