L’assemblea dell’Associazione Comuni del Moscato, che si è svolta a Santo Stefano Belbo lo scorso 19 dicembre, è stata importante per la presenza dei vertici del Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti, e per la partecipazione di amministratori (in presenza e in videocollegamento), produttori e agricoltori: un’occasione di condivisione e di confronto che puntualmente si ripete e che ha visto all’ordine del giorno la modifica del disciplinare di produzione dell’Asti con l’introduzione dell’Asti Rosé, un’azione già approvata dal Consorzio di Tutela, che in questi giorni fa discutere il comparto e che è giunta a questo tavolo per una volontà di chiarimento e di approfondimento delle parti.
Il presidente del Consorzio Lorenzo Barbero e il direttore Giacomo Pondini, insieme anche al vicepresidente Stefano Ricagno, hanno ripercorso con i presenti tutti i passaggi di modifica introdotti nel disciplinare, che vede la tipologia Asti Rosé aggiunta in ogni articolo dedicato, comprendendo anche le percentuali e le rese che interessano il Moscato d’Asti e il Brachetto: i due prodotti che faranno nascere questo nuovo Rosato.
Un progetto che parte dall’interesse di diverse grandi aziende di puntare su questo nuovo prodotto, recepito e formalizzato dal Consorzio di Tutela in seguito a puntuali valutazioni: tra queste, il primo elemento considerato è la possibilità di offrire alle nostre uve Moscato una nuova produzione, che si tradurrà in una richiesta di mosti e di vino in aggiunta all’attuale realtà annua che, tra l’altro, se si guardano i dati di mercato, sta vivendo una sofferenza che riguarda sia il Moscato d’Asti sia l’Asti, quest’ultimo ancora in calo nell’ultimo periodo come confermato dal Consorzio in questa occasione di incontro.
Altro elemento che ha portato a questa scelta viene dalle analisi di mercato, che il Consorzio ha compiuto e che sta ancora proseguendo, le quali hanno dato riscontro della diffusa richiesta di questo prodotto. Ecco quindi i motivi che hanno portato a proporre la produzione dell’Asti Rosé, e sulla questione in Assemblea, da parte dell’Associazione Comuni del Moscato c’è stata una presa d’atto, e i diversi interventi dei partecipanti hanno dichiarato l’accettazione del progetto, manifestando però alcune condizioni e considerazioni rivolte al Consorzio.
Ecco le parole del vicepresidente dell’Associazione Luca Luigi Tosa dalle quali traspare un pensiero cauto: "Per procedere in questo nuovo percorso sarà molto importante la comunicazione e il fattivo impegno di ogni realtà produttiva; come si è detto, un prodotto che viene da due vini aromatici del nostro territorio è cosa preziosa: questo come altro aspetto va comunicato nei giusti modi. Per curare bene l’identità del nuovo prodotto, sarà necessario anche fornire ai produttori un 'range' ragionevole di colore; l’Asti e il Moscato d’Asti devono mantenere un’identità di alto livello e le modifiche sul confezionamento aprono a un tema complesso. Riceviamo che le proposte di modifica in relazione alla marchiatura di tappi di Asti e Moscato d’Asti vanno nell’ottica dell’ottimizzazione economica, e che i cambiamenti sull’alleggerimento del vetro delle bottiglie vanno nella stessa direzione ma anche per una migliore sostenibilità. Per evitare il rischio di far intendere una minore percezione di cura e quindi raccogliere un minor apprezzamento da parte dei consumatori, sarà necessario raccontare e comunicare ognuno di questi aspetti".
Tra gli altri interventi dal pubblico, Filippo Molinari ricorda che già nel 2017 la parte agricola del Consorzio aveva già proposto questo vino rosato, e precisa che si dovrà fare una adeguata promozione; su questo ultimo aspetto i rappresentanti del Consorzio ricordano quello già è stato fatto e che ha riguardato eventi del tennis italiano che hanno offerto una vetrina mondiale, e poi le campagne televisive che stanno andando in onda su Discovery, Canale Nove e su Sky, ricordando però che il budget è ridotto per la minore quantità di venduto e quindi non è stato possibile spingersi oltre.
Se Damiano Ferrero, vicesindaco di Mango, pone l’attenzione sulla condizione dei lavoratori in vigna e sul loro guadagno che non è più sostenibile e rischia di portare a conseguenze importanti sul territorio, Beppe Scavino, vicesindaco di Santo Stefano Belbo, chiede al Consorzio di riversare parte degli introiti che provengono dall’erga omnes a favore magari dei viticoltori dei Sorì: ciò sarebbe un segno importante nei confronti ci chi è più svantaggiato. Mario Sandri, consigliere del Comune di Alba, si esprime a favore dell’Asti Rosé, dicendo di non perdere questa opportunità se le grandi aziende che muovono la parte rilevante del mercato hanno deciso di investire, e inoltre di coltivare sempre più le politiche di territorio per tutelare ogni aspetto del nostro comparto.
Conclude la presidente Angelica Corino: "Questo incontro è stato davvero importante per il confronto e per lo scambio di informazioni, e credo che i rapporti tra l’Associazione Comuni del Moscato e il Consorzio di Tutela debbano essere più fitti, così come a loro chiediamo maggior supporto sulle diverse questioni. Ricordo che oltre alle importanti azioni promozionali citate, il Consorzio si muove anche a livello locale, così come abbiamo fatto noi negli ultimi mesi con la presenza a diversi appuntamenti. Per quanto riguarda l’Asti Rosè, seguiamo questo nuovo progetto dando fiducia alle necessarie valutazioni eseguite, che dovranno essere supportate da quelle azioni che sono state espresse nei diversi interventi, con un costante riguardo infine al lavoro dei nostri agricoltori nei vigneti, da cui parte ogni cosa che si sta discutendo, e che conservano il nostro prezioso territorio. Se l’iter burocratico nazionale di questo nuovo progetto, che si svilupperà nei prossimi mesi, darà la possibilità di avere l’autorizzazione per la vendemmia 2024, l’Asti Rosé potrà essere sul mercato nel prossimo inverno, e forse potrà dare una spinta in più al mercato e un incentivo in più ai nostri viticoltori".