La questione dei lavoratori precari della Rana di Moretta è stata al centro di un tavolo di confronto con la direzione aziendale avvenuta lo scorso 20 dicembre.
Argomento non nuovo nello stabilimento che fu di Nestlè-Buitoni, rilevata dal pastificio veronese nel 2017 e che ha portato la forza lavoro a passare in sei anni da 180 a 350 addetti.
Ma, secondo quanto riferiscono i sindacati, ricorrendo a “un uso massiccio di contratti precari”. In passato diverse iniziative sindacali con la presidi e stati di agitazione proclamati. Ora il tema torna centrale anche in vista del trasferimento di una parte della produzione di piatti pronti a Moretta, attualmente a Nivelles, nella regione belga di Vallonia.
Nell’ultimo incontro si è discusso proprio del primo contratto integrativo sottoscritto in Rana, valido per il quadriennio 2022-2025 e che coinvolge tutti gli stabilimenti del gruppo: dalla sede centrale di San Giovanni Lupatoto, nel veronese, a Paratico in provincia di Brescia, a Pavia, a Gaggiano nel milanese e a Moretta per un totale di 837 dipendenti.
L’accordo, che prevede un rafforzamento produttivo nello stabilimento morettese, è stato siglato nelle scorse settimane al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha anche concesso agevolazioni per quasi 10 milioni a fondo perduto (9,6 ministeriali, 350mila dalla Regione Piemonte), su un’operazione di 78 milioni già stanziati da Rana.
Le ricadute, come specificato, saranno anche occupazionali con un incremento di 96 lavoratori, la maggior parte sulla nuova linea di pasta morettese.
Prima di questo accordo i sindacati sostenevano, durante l’ultimo presidio in ordine di tempo avvenuto il 16 novembre, come "due lavoratori su tre sono precari”, con "le donne più precarie degli uomini”. In particolare richiedevano: “Assunzioni stabili, che riducano la precarietà”, il “pagamento degli arretrati salariali mancanti già richiesti sia alle agenzie sia a Rana”, “risolvere i problemi di sicurezza”, “un’organizzazione del lavoro rispettosa della dignità delle famiglie” e infine “un adeguamento degli attuali inquadramenti professionali.”
Sul tema è anche arrivata, poco prima dell’incontro del 20 dicembre, l’interrogazione parlamentare depositata da Chiara Gribaudo, vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, rivolta alla Ministra Marina Calderone.
L’incontro del 20 dicembre, come avevano riferito unitariamente i sindacati del settore alimentare (Fai Cisl –Flai Cgil e Uila) al termine dell’incontro, “È stato utile per fare l’analisi dello stato d’applicazione di quanto previsto nell’accordo sindacale nazionale, soprattutto a fronte delle priorità concernenti i temi del salario e delle stabilizzazioni.” Sostenendo come: “L’azienda si è impegnata ad andare oltre a quanto previsto dall’accordo con ulteriori stabilizzazioni”.
Chi rappresenta i lavoratori precari (Nidil Cgil e Uiltemp in particolare) ha affermato in una nota: “Anche se Rana dichiara che i contratti a termine sono il 20% - queste le parole di Sofia Livingstone della Nidil e Erisildo Kurti della Uiltemp - i precari rimangono il 66% (due su tre).
Per precari intendiamo tutti i lavoratori che possono essere lasciati a casa senza motivo da Rana in qualunque momento ma che lavorano x lui anche da cinque anni. Tra l altro oltre ai somministrati di Rana ci sono anche i lavoratori di due cooperative all'interno della fabbrica di Moretta.”
"L'incontro - concludono Livingstone e Kurti - non ha cambiato nulla, non ha portato alcuna certezza. Nessun programma di assunzioni: quanti? Quando? C'è criterio di maggiore anzianità? I livelli? Gli arretrati? L'organizzazione del lavoro? La sicurezza? Nessuna risposta. Aspettiamo con determinazione il tavolo con il presidente della provincia, Rana e le agenzie.”
Sul merito sono previsti nei primi mesi del 2024 diversi incontri tra la società veronese e le sigle sindacali.