Da Cuneo a New York per fare la dj, passando da Torino, Lisbona e Boston.
La storia di Camilla Lubatti inizia a Cuneo, dove ha vissuto fino all'età di 22 anni. Durante la triennale a Torino, ha studiato lingue, immergendosi nel mondo del portoghese, inglese e francese. Poi il trasferimento in Portogallo con l'intento di approfondire la lingua che aveva studiato sui libri. Durante questo ultimo anno di triennale, il padre Bruno è venuto a mancare a causa di un arresto cardiaco: un evento che ha profondamente segnato la sua vita. Questa tragedia ha avuto un impatto significativo sui suoi viaggi futuri e sulla totalmente inaspettata carriera musicale.
Un anno a Lisbona le ha permesso di fare chiarezza sul futuro, spingendola a inviare domande per un Master in economia in diverse città europee "Sono stata accettata alla Hult Business School di Londra con una borsa di studio, che mi ha poi portato negli Stati Uniti, a Boston, poco prima dell'inizio della pandemia".
Durante il lockdown e appena laureata, ha lavorato come stagista in un'agenzia di marketing ed eventi digitali durante il giorno, mentre di sera e nei weekend ha intrapreso l'avventura come DJ. Alcuni dei suoi amici di Boston possedevano l'attrezzatura: "Ci riunivamo sempre, eravamo sempre gli stessi dieci quando non c'era nient'altro da fare e non si poteva uscire. Avevo già esperienza nell'uso dei piatti e una collezione musicale piuttosto ampia grazie a tutta la musica che avevo ascoltato fin da quando ero piccola e al mio contatto in generale con il mondo dell'arte. Ma è stato proprio in quel periodo, a Boston, durante la pandemia, che ho iniziato a suonare ininterrottamente. È lì che ho veramente cominciato a esplorare profondamente il mondo della musica, a creare e condividere suoni, a capire l'arte del DJing. Tutto questo mi ha permesso di migliorare la mia tecnica ed estendere la mia libreria musicale in modo esponenziale, e in tempi piuttosto brevi rispetto alla media".
Quando i locali hanno finalmente riaperto, il trasferimento a New York, come aveva già pianificato di fare prima della pandemia. Nella Grande Mela ha costruito in breve una grande rete di conoscenze: "Sempre più persone mi hanno sentito suonare e le chiamate per le mie esibizioni non sono mai cessate, accumulando più di 100 date in soli due anni. In questo periodo, ho avvertito un profondo cambiamento dentro di me: la mia carriera da DJ mi ha donato una gratificazione e una rapidissima crescita che non avevo mai sperimentato prima. Nonostante abbia svolto due lavori d'ufficio a New York in 3 anni, ho capito che la felicità non risiede in quelle posizioni. Mi sentivo spesso sottostimata, fuori luogo, come se non fossi abbastanza. Oggi, guardando indietro, vedo chiaramente come la musica abbia aperto porte totalmente inaspettate nella mia vita. È stato un viaggio emozionante e imprevisto, ma sono grata per ogni passo che mi ha portato fino a qui. Guardo al futuro con entusiasmo, pronta ad abbracciare nuove sfide e a far crescere la mia carriera musicale con passione e dedizione".
Lo “sliding doors” è stata la scomparsa improvvisa di tuo padre che era un musicista. Il tuo cambio di prospettiva è stato immediato? Come è avvenuto?
Il percorso non è stato immediato, ma è qualcosa che ho sempre sentito profondamente. La scomparsa di mio padre ha sicuramente influenzato la consapevolezza che questa è la strada giusta per me. È stato un processo di scoperta introspettiva che continua ancora oggi, e credo che non si fermerà mai. Perdere un genitore da giovane cambia profondamente, in modo quasi impercettibile, ed è una sfida enorme da affrontare mentalmente. Tuttavia, sento che questa esperienza mi ha anche fornito il coraggio di seguire quella che, in fondo, è sempre stata la mia inclinazione e vocazione più grande: la musica e l'arte in generale
Che cos'è per te la musica?
La musica rappresenta per me molto più di un semplice mezzo di espressione. È una fuga dalla realtà, una forma d'arte che abbraccia molteplici sfaccettature. È uno strumento potente, capace di compiere gesti straordinari: salvare vite, guarire, regalare emozioni e mutare stati d'animo. La musica è un universo in sé, un linguaggio universale che supera confini e connette le persone in modo unico.
L'idea di vivere esclusivamente di musica mi affascina e credo fermamente che sia possibile, sebbene richieda più impegno e sacrificio rispetto ad altri percorsi professionali. La strada è più agevole in certi luoghi rispetto ad altri, ma ciò che va "in sola musica" è molto ampio. Vivere di musica non si limita solo all'atto di suonare. Posso immaginare di creare un impatto significativo organizzando eventi musicali, lavorando in comunità dedicate alla musica o contribuendo a plasmare l'ecosistema musicale in modi unici.
L'universo della musica è vasto e variegato, e la possibilità di immergersi completamente in esso come stile di vita è affascinante. È un cammino che richiede dedizione, ma la ricchezza delle esperienze e l'impatto positivo che può avere sulla vita delle persone sono fattori che rendono questo percorso unico e gratificante. La musica è più di una professione; è uno stile di vita.
Raccontami una tua serata tipo da dj. Come sono i locali in cui ti esibisci? Che tipo di pubblico ti segue?
La mia esperienza musicale è incredibilmente diversificata, e la mia vasta collezione musicale riflette questa varietà. A seconda della serata, posso spaziare attraverso diversi generi, adattando la mia selezione alla situazione e all'atmosfera circostante. La versatilità è la chiave, e mi trovo a mettere dischi jazz, downtempo, musica sperimentale, hip hop e altro ancora. Le location variano, dalle esibizioni diurne agli eventi serali in ristoranti.
Tuttavia, se dovessi identificare uno stile preponderante, tendo a inclinarmi verso la musica elettronica abbastanza veloce. I miei set hanno spesso luogo in vari club o ex edifici industriali a Brooklyn, solitamente dopo le 10 di sera. Le ore influenzano la mia scelta musicale, definendo la velocità, gli elementi e i suoni inclusi nelle diverse tracce.
Il mio pubblico tipicamente rientra nella fascia d'età compresa tra i 21 e i 35 anni, anche se la bellezza di questa musica è che non esistono limiti di età. Ho avuto l'opportunità di suonare per una varietà di persone, compresi coloro che superano i 60 anni. Ciò che rende speciale questa esperienza è la capacità della musica di abbattere barriere generazionali, offrendo un'esperienza coinvolgente a chiunque, indipendentemente dall'età.
Cosa significa fare la dj a 28 anni in una città come New York? Dove vivi? Frequenti newyorkesi, italiani?
Vivo a Ridgewood, un quartiere che si trova proprio al confine tra Brooklyn e Queens, a circa mezz'ora di metropolitana da Manhattan. È un'area incredibilmente vivace e alternativa, e questa atmosfera dinamica ha un impatto positivo sul mio processo artistico. La diversità e l'energia pulsante di Ridgewood sono una fonte continua di ispirazione per me.
La prospettiva di "fare la DJ a New York" non mi sembra affatto straordinaria; per me è la normalità. La città è ricca di talentuosi DJ, e direi quasi che è una professione comune, se posso permettermi di esprimermi così. Ho numerosi amici a New York, inclusi alcuni italiani, ma ciò che rende davvero speciale questa città è la sua capacità di mettere in contatto persone provenienti da ogni angolo del mondo. È sorprendente notare che ogni volta che mi ritrovo con un gruppo di amici, siamo in grado di coprire praticamente ogni continente, o almeno tre, ahah.
Questa diversità culturale è parte integrante della magia di New York. Essere circondati da persone provenienti da background così vari e provenienti da tutto il mondo è una fonte inesauribile di ispirazione e apre nuove prospettive sulla musica e sulla vita in generale. Sono grata di vivere in un luogo così dinamico e stimolante.
Usi i social per promuovere la tua attività?
Utilizzo i social media, ma in modo moderato e senza abusarne. In questo, mi considero piuttosto old school. Prediligo una crescita organica e autentica, cercando di favorire connessioni più profonde. La mia preferenza è che chi mi ascolti lo faccia veramente, immergendosi nell'esperienza musicale che offro, senza limitarsi a brevi frammenti come un video di 10 secondi o una semplice foto del mio volto.
In un'epoca dominata dalla velocità delle interazioni sui social, cerco di mantenere una connessione più autentica e significativa con il mio pubblico. Per me, la musica va oltre l'istantaneità delle piattaforme digitali e merita di essere ascoltata in modo completo e apprezzato per intero. La qualità della connessione è per me più importante della quantità di interazioni superficiali.
Cuneo, Torino, Lisbona, Boston e New York. Cinque città in cui hai vissuto. Cosa ti ha dato ognuna di queste? Hanno rappresentato una sorta di evoluzione?
Ciascuna di queste fasi rappresenta un capitolo distinto della mia vita, e ognuna ha lasciato un'impronta sia positiva che negativa su di me. In tutta onestà, ho sempre seguito l'opportunità del momento ogni volta che si è presentata, spingendomi a trasferirmi in luoghi nuovi e sconosciuti. Devo ammettere che in alcune di queste occasioni ho agito con grande coraggio, talvolta senza conoscere appieno le sfide che avrei dovuto affrontare. Nonostante le incertezze, non rimpiango alcuna di queste decisioni; anzi, spero che la mia esperienza possa servire da incoraggiamento per altri.
Ciascun trasferimento ha portato con sé le sue sfide e le sue ricompense, contribuendo a plasmare la persona che sono diventata. Questo percorso ha richiesto audacia e ha comportato momenti in cui mi sono trovata in territorio sconosciuto, ma è proprio attraverso queste esperienze che ho imparato a superare le paure e a crescere come individuo.
Incontri difficoltà nella tua vita di immigrata a New York?
Vivere come immigrata a New York presenta sicuramente le sue sfide, e sono consapevole che tali difficoltà possono emergere in diversi aspetti della mia vita. In particolare, affronto sfide di adattamento culturale, spesso navigando tra contesti che differiscono notevolmente dalla mia cultura d'origine. Questo richiede una continua flessibilità e un costante sforzo per comprendere e integrarmi nella società newyorkese.
Inoltre, le questioni pratiche, come il sistema amministrativo e burocratico, possono rappresentare un ostacolo. La navigazione attraverso documenti e procedure può essere complessa, richiedendo una curva di apprendimento che a volte risulta impegnativa.
Tuttavia, nonostante queste sfide, trovo anche molte opportunità e una ricca diversità che rende la vita a New York straordinariamente stimolante. Il supporto di una comunità multiculturalmente ricca e la possibilità di crescere personalmente e professionalmente in un ambiente così dinamico sono aspetti che contribuiscono positivamente alla mia esperienza di vita come immigrata a New York.
Sei uno dei tanti cervelli in fuga dall'Italia. Pensi un giorno di tornare? O credi che l'Italia non possa farti realizzare professionalmente?
Nutro un profondo amore per l'Italia, e non esiterei a fare ritorno nel caso la mia famiglia avesse bisogno del mio supporto fisico o in situazioni che richiedano la mia presenza. Tuttavia, al momento, non sceglierei di tornare a vivere in Italia per ragioni personali ben ponderate. Questa decisione non è motivata solamente dalle attuali dinamiche della mia vita professionale, considerando che conosco molti artisti italiani che conducono una vita appagante attraverso la loro arte.
La mia scelta riflette anche la tipologia di persona che sono sempre stata e l'evoluzione della mia identità. Non solo per il mio attuale percorso professionale, ma perché sento che la mia personalità si è plasmata in modo tale che mi adatto meglio a un ambiente diverso da quello che troverei in Italia. Nonostante le numerose qualità positive del paese, a volte sento che persista una certa chiusura culturale che, per me, sarebbe difficile da gestire.
L'Italia ha innumerevoli aspetti positivi, ma è innegabile che a volte ci siano delle sfide culturali. La mia attuale scelta di vivere altrove è guidata da un desiderio di apertura mentale e di adattamento a un ambiente che rispecchia più da vicino il mio percorso personale e le mie aspirazioni.
Come immagini il tuo futuro? Lo immagini nella musica?
Sì, il mio futuro è sicuramente intrecciato con la musica, l'arte e gli eventi. La musica è fondamentale per me, è il motore che alimenta la mia passione e la mia prospettiva sul mondo. Guardo avanti a un percorso in cui esplorerò suoni, melodie e ritmi attraverso la produzione musicale e altre forme d'arte.
Gli eventi sono un elemento cruciale di questa visione. Vorrei creare spazi in cui le persone possano immergersi completamente nella musica e nell'arte, dove le connessioni umane si approfondiscano attraverso esperienze condivise. L'obiettivo è organizzare eventi che siano coinvolgenti e che lascino un'impronta duratura.