Foto d’altri tempi. Torino, autunno 1959, Stadio Comunale. Attilio Bravi (primo a destra) con Livio Berruti e in mezzo il grande Vittorio Pozzo, eccellente uomo di sport in un periodo storico difficile.
La preziosa testimonianza ci arriva da Bra, grazie a Riccarda Guidi, moglie del compianto atleta azzurro Attilio Bravi, che ha voluto in questo modo ricordare dei veri e propri miti dello sport italiano.
«Fu un incontro casuale. Ormai Pozzo non allenava più, però capitava spesso a Torino, sua città natale, e durante una puntata allo stadio ha salutato Berruti e Bravi che avevano terminato un allenamento. Lo si capisce dalle tute non ufficiali che indossano», ci ha detto Riccarda.
Aggiungendo: «Attilio ricordava quell’incontro come un momento ricco di umanità, esperienza, grande competenza sportiva, con scambio di suggerimenti e consigli “vissuti sul campo”. Oltre a Torino Pozzo amava anche Cuneo per il clima, la gente, tanto che nel 1938 scelse il capoluogo della Granda per gli allenamenti della nazionale che quell’anno vinse i mondiali. Dilatando un po’ i tempi, nel 1959 Berruti aveva avuto un calo inspiegabile nelle sue prestazioni, mettendo a rischio la sua partecipazione alle Olimpiadi. L’allora allenatore della nazionale di atletica, Giuseppe Russo, organizzò un incontro Italia-Francia proprio a Cuneo. Dopo giorni di allenamenti e di cuneesi al rhum, Berruti ritrovò la sua forma e, vincendo nei 100m, 200m e nella staffetta, si assicurò la partecipazione a Roma 1960, dove cambiò la storia della velocità».
Le immagini dell’impresa di Livio Berruti, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma ‘60 sui 200 metri, sono rimaste scolpite nella memoria, la sua perfetta uscita dalla curva, la sua corsa regale, il beneaugurante volo dei colombi, il record del mondo, ripetuto due volte 20”5 in semifinale e finale. Fu il primo europeo della storia a spezzare il dominio dei nordamericani sui 200m ai Giochi e venne così ribattezzato il “torinese volante”.
Da un campione ad un altro, sempre originario di Torino per un poema epico fatto di sfide leggendarie, trionfi e tragedie, uomini che somigliano ad eroi. Parliamo di Vittorio Pozzo, il commissario tecnico più vincente della storia del calcio italiano, con i titoli mondiali conquistati nel 1934 e nel 1938, intervallati dall’oro Olimpico (unico nella storia della nazionale) del 1936.
Inoltre, fu uno dei soci fondatori del Club granata, nonché il primo vero allenatore del Toro. Assieme ad Erbstein e Novo fu uno degli artefici della nascita del Grande Torino. Fu poi lui ad avere il terribile compito di riconoscere gli Invincibili dopo la tragedia di Superga.
È scomparso il 21 dicembre del 1968, lo stesso giorno in cui 42 anni dopo se ne sarebbe andato Enzo Bearzot, altro grande allenatore dell’Italia del Novecento, quella del Mundial. Chiamatelo segno del destino... .