Trecento milioni di investimenti in tre anni, ma, soprattutto, il ritorno in Italia di una parte della produzione del pastificio Rana, attualmente delocalizzata in Belgio.
È stato accolto con gaudio l’accordo siglato nei giorni scorsi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha anche concesso agevolazioni per quasi 10 milioni a fondo perduto (9,6 ministeriali, 350mila dalla Regione Piemonte), su un’operazione di 78 milioni già stanziati da Rana.
Lo stabilimento scelto è quello di Moretta con ricadute anche per la fabbrica di Gaggiano (nel milanese) e per la sede principale di San Giovanni Lupatoto (nel veronese).
L’accordo prevede il trasferimento della produzione di piatti pronti dalla fabbrica di Nivelles, nella regione belga di Vallonia, al pastificio di via Locatelli.
Le ricadute, come specificato, saranno anche occupazionali con un incremento di 96 lavoratori, la maggior parte sulla nuova linea di pasta morettese.
Il gruppo Rana aveva rilevato la fabbrica di Nestlè-Buitoni nel 2017, portando la forza lavoro in sei anni da 180 a 350 addetti.
Ma, già prima dell’ultimo accordo ministeriale, i sindacati avevano contestato con diversi scioperi e presidi davanti ai cancelli dell’azienda un uso “massiccio di contratti di somministrazione”.
L’ultima iniziativa, in ordine di tempo, si era svolta appena un mese fa, il 16 novembre, indetta da Felsa Cisl, Nidil Cgil UilTemp, le sigle che si occupano dei lavoratori non stabilizzati, le quali avevano proclamato lo stato d’agitazione.
I sindacati sostengono che “due lavoratori su tre sono precari”, con "le donne più precarie degli uomini”. In particolare richiedevano: “Assunzioni stabili, che riducano la precarietà”, il “pagamento degli arretrati salariali mancanti già richiesti sia alle agenzie sia a Rana”, “risolvere i problemi di sicurezza”, “un’organizzazione del lavoro rispettosa della dignità delle famiglie” e infine “un adeguamento degli attuali inquadramenti professionali.”
L’occasione che riporta la linea di pasta a Moretta, ha portato, oltre alle reazioni favorevoli di parte della politica, a nuove reazioni dei lavoratori che nella giornata di ieri hanno scritto una missiva rivolta ai piani alti del gruppo veronese: "Dottor Rana, vorremmo trascorrere un Buon Natale anche noi: le chiediamo di convocare i nostri sindacati, le richieste le conosce, un accordo si può trovare: siamo pronti a discutere, lo sia anche Lei!”. Questa la conclusione della lettera.
Sul tema arriva ora l’interrogazione parlamentare depositata da Chiara Gribaudo, vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, rivolta alla Ministra Marina Calderone.
“È importante che un’azienda come la Giovanni Rana riporti parte della sua produzione in Italia - scrive la deputata cuneese, vicepresidente del Partito Democratico - ma, proprio per questo, occorre massima attenzione per tutelare i lavoratori dal punto di vista contrattuale e della sicurezza.”
"Dalle informazioni in mio possesso - aggiunge Gribaudo - risulta che sui 350 addetti dello stabilimento di Moretta, due su tre sono assunti con contratti di somministrazione o comunque a termine. Pare che la dirigenza non voglia dare seguito agli impegni presi con i sindacati a maggio di quest’anno.”
“Oltre alle criticità sui contratti e su pagamenti arretrati - conclude la deputata dem - ci arrivano segnalazioni di infortuni non denunciati, a causa di ritmi di lavoro troppo pressanti. Inoltre, mancato rispetto delle 11 ore di riposo giornaliero tra un turno e l'altro, eccessivo utilizzo degli straordinari e assenza della dotazione dell'abbigliamento idoneo per passare da un lavoro di fondo linea alla cella frigorifera. Bene hanno fatto i sindacati a denunciare alle autorità preposte questa condizione. Non c'è da perdere un minuto, ma l'azienda si impegni a risolvere questa situazione allarmante”.