Uno scranno nel Cda della Fondazione o anche solo nel consiglio generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo è da sempre oltremodo ambìto.
Ad aprile ci sarà il rinnovo degli organi, che prevede ampi cambiamenti nel consiglio di amministrazione perché – ad eccezione del vicepresidente albese Francesco Cappello – sono giunti al termine del loro secondo mandato consecutivo (e quindi non ricandidabili) tutti gli altri componenti: Enrico Collidà (vicepresidente), Giuliano Viglione, Davide Merlino, Claudia Martin e Michelangelo Pellegrino.
Gli enti designanti, a partire dal Comune di Cuneo, devono ancora provvedere alle nomine per cui qualsiasi previsione, in questo momento, appare azzardata perché priva di riferimenti.
Il rinnovo, il prossimo anno, sarà quasi concomitante alla tornata elettorale che riguarda europee, regionali e amministrative in oltre 170 Comuni del Cuneese.
Una partita dunque con molti incastri e la politica – si sa – è tutt’altro che estranea alle realtà delle fondazioni bancarie nonostante queste siano pur sempre enti di diritto privato.
Gli occhi sono ovviamente puntati sulla presidenza, che è affidata al monregalese Ezio Raviola da oltre un anno e mezzo, da quando cioè, nell’aprile 2022, Giandomenico Genta dovette lasciare l’incarico essendo impossibilitato a esercitarlo per gravi ragioni di salute.
Dicono che Raviola conterebbe su una possibile proroga, di cui si vocifera da qualche tempo ma di cui, oggi come oggi, non si sa nulla.
In ogni caso Raviola, forte dell’esperienza acquisita in questo arco di tempo e avendone i requisiti, potrebbe comunque ambire a una riconferma.
Gli altri nomi in campo sono quelli di Federico Borgna, ex sindaco di Cuneo ed ex presidente della Provincia, e di Mauro Gola, già presidente di Confindustria Cuneo e attuale presidente della Camera di Commercio.
Qualche voce aveva inserito nella rosa dei papabili anche Giuliana Cirio, direttrice di Confindustria Cuneo, ma l’ipotesi è stata smentita, prontamente e direttamente, dal fratello, Alberto, presidente della Regione.
Resta l’eventuale incognita albese, dal momento che è dai tempi di Giacomo Oddero che la capitale delle Langhe, che col suo hinterland rappresenta la locomotiva della Granda, non esprime più la presidenza.
A provarci, l’ultima volta, era stato Antonio Degiacomi, nell’aprile 2016, battuto per un solo volto da Giandomenico Genta, al suo primo mandato.
Pare esista un patto non scritto in base al quale la posizione apicale dovrebbe toccare a rotazione fra i tre grandi bacini territoriali di riferimento della Fondazione: Cuneese, Albese e Monregalese.
L’accordo (se mai è davvero esistito) potrebbe essere invocato da Alba per rimescolare le carte e porre la Città delle Cento Torri sullo stesso piano di partenza di Cuneo. Vedremo.
Che la partita sia aperta e ancora tutta da giocare lo dimostra il fatto che autorevoli esponenti politici si siano rivolti a noi giornalisti per sapere che dice “Radio Scarpa”.
Qualche timida manovra sotto traccia c’è, ma nessuno ne parla perché la matassa è ancora in larga parte da dipanare.