Per lo scranno che fu di Giovanni Giolitti, Paolo Bongioanni (Fratelli d’Italia) avrebbe rinunciato a un posto da assessore in Regione.
L’ex senatore forzista Marco Perosino, ora in transito verso FdI, non ha mai fatto mistero che quel ruolo gli sarebbe piaciuto.
Dalla Lega, nonostante l’interessato non avesse mai mostrato eccessivo entusiasmo, era stato avanzato il nome di Luigi Genesio Icardi, attuale assessore regionale alla Sanità.
La spartingaia per la presidenza della Provincia era questione che sarebbe tornata utile per equilibrare in stile “cencelliano” i rapporti interni al centrodestra in vista dell’imminente tornata elettorale che riguarderà vari livelli istituzionali.
Ma si è trattato soltanto di un bel sogno.
Il testo dello sbandierato ritorno all’elezione diretta di Presidente e Consiglio provinciale resterà fermo ancora per un bel po’ in Commissione Affari Costituzionali del Senato. Almeno fino alla tornata elettorale del 9 giugno con europee, regionali e amministrative.
Poi si verificheranno i rapporti di forza tra i partiti di governo emersi dal voto, arriverà l’estate e dunque – nella migliore delle ipotesi – si tornerà a parlare della “riforma della riforma” delle Province non prima dell’autunno 2023.
Nel frattempo, salvo ulteriori proroghe, a luglio si dovrà rinnovare l’attuale Consiglio provinciale e lo si farà ancora così come prevede la legge Delrio, cioè con una votazione riservata esclusivamente agli amministratori comunali dei 247 Comuni della Granda.
I roboanti annunci si sono spenti di fronte alla constatazione che per procedere all’elezione diretta e per attribuire nuove funzioni alle Province occorre un miliardo di euro, cifra che nessuno in questo momento sa dove reperire.
Sotto l’aspetto strettamente politico, oggi come oggi, si può soltanto prendere atto che nel duello sulle riforme il primo round tra Lega e FdI se l’è aggiudicato Fratelli d’Italia.
Per quanto riguarda il Cuneese, Luca Robaldo è dunque destinato a restare al vertice dell’Amministrazione provinciale di Cuneo ancora per un bel po’.
La sua posizione politica quasi “ecumenica” potrebbe blindarlo anche tra una decina di mesi quando è verosimile immaginare per il prossimo Consiglio una lista civica del presidente bipartisan, sulla falsariga del precedente modello varato da Federico Borgna.
Ciò non significa che Robaldo possa dormire tra due guanciali dal momento che è destinato a presiedere un ente, che, avanti di questo passo e a dispetto di tutti i proclami, avrà sempre meno risorse.
Visti i tagli previsti per le Province nella legge di bilancio ancora meno rispetto a quando fu varata la vituperata riforma Delrio.