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Attualità | 23 novembre 2023, 07:11

La violenza che non si racconta nelle nostre zone. L'avvocato Silvia Calzolaro: "Tantissimi maltrattamenti in famiglia"

Il legale e vicepresidente della fondazione Fidapa lancia un messaggio: "Denunciate, è il primo passo, ma potrebbe salvarvi la vita"

L'avvocato albese Silvia Calzolaro

L'avvocato albese Silvia Calzolaro

"Non avere paura, non sentirsi in colpa e denunciare senza trovare giustificazioni o cercare cause alla violenza, ma allontanandosi da essa. Denunciare, denunciare e denunciare. Le reti di protezione ci sono". Silvia Calzolaro, avvocato e vicepresidente della fondazione Fidapa, lancia un messaggio chiaro e forte. A pochi giorni dalla giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e dall'incontro, che sempre il 25 novembre, la vedrà tra le relatrici nella sala Riolfo di Alba, nell'incontro dal titolo: "Voce al silenzio. Indagine sulla violenza di genere".

Da cosa partiamo?
"Da una situazione allarmante. Lo testimoniano i dati sui femminicidi che superano i numeri degli omicidi, lo testimonia l'ultima tragedia di Giulia Cecchetin e l'inasprimento del cosiddetto codice rosso".

La vicenda di Giulia ha lasciato sgomenti e alzato notevolmente l'attenzione.
"Ci sono diversi aspetti su cui riflettere. Tutti siamo potenziali vittime. Si tratta di un femminicidio anomalo, ci sono stati dei 'cosiddetti segnali sentinella', atteggiamenti oppressivi o patologici, ma non era possibile prevedere un finale così tragico senza che ci fosse stata un'escalation. Aggiungo che Giulia, 22 anni, era una persona molto intelligente e consapevole".

Quello che vuol dire è che non sempre c'è uno schema.
"Non sempre è facile accorgersi della violenza. Nella mia esperienza ho conosciuto tante donne sottoposte a violenze psicologiche, economiche, ricatti subdoli, anche di natura sessuale. Non è facile uscirne, essere lucidi o, a volte, avere il coraggio di mettere in discussione una famiglia. Uno schiaffo ricevuto a 20 anni ha delle conseguenze, uno schiaffo ricevuto dopo 5 anni di matrimonio e due figli può non averne. E con questo non sto giustificando la violenza che va sempre condannata, ma non è sempre tutto facile".

Le è mai capitato di seguire situazioni con finali tragici?
"Ho avuto a che fare con un femminicidio e due tentati femminicidi".

Come giudica la nostra zona?
"C'è un sommerso pazzesco di maltrattamenti in famiglia. Lo stalking ha un carattere, spesso, finale. Avviene quando è terminata una relazione o ci si è allontanati. Ci sono casi in cui, invece, la violenza è subdola, continua e ha anche dei picchi, ma non si ha la forza di denunciare. E non c'è un'età sola di riferimento. Ho avuto una cliente che è scappata dal marito a 80 anni. Le ho chiesto: 'Perché solo ora'? 'Perché ho sempre avuto la forza di prendere la borsa delle medicine e di scappare, ma ora le gambe non mi reggono più e mi avrebbe uccisa col bastone".

Vede qualche segnale positivo?
"Sì, ci sono più donne che denunciano e poi parlano di quello che è successo loro. La denuncia è solo il punto di partenza, il momento in cui raccogli tutti i segnali che hai avuto e incastri le tessere. Nel nostro incontro Alessandra parlerà del suo aggressore, che è stato condannato a 12 anni per violenza sessuale e della paura che ha avuto di morire".

Pensa che questi incontri con tante professionalità possano essere utili?
"Sì, perché possono convincere le donne a denunciare. Ci sono le forze dell'ordine, i centri antiviolenza, le avvocate specializzate, le reti ci sono. E bisogna avere il coraggio di allontanarsi dalla violenza, convincendosi che non sempre si può capire tutto. Io stesso di fronte a certi atti rimango senza parole e certezze, ma non bisogna mai abituarsi alla violenza e a una certa cultura che la fomenta".

In che senso?
"Un sorriso non è un invito, una minigonna non è un permesso o dà elementi per giudicare. Ci vuole il consenso e il rispetto ma da parte di tutti. Penso ancora alle domande che il mio collega avvocato fece ad Alessandra in tribunale. "Come era vestita e perché non ha opposto resistenza e non si è difesa? Il suo aggressore era un marcantonio di un metro e ottanta e lei era mingherlina".

Daniele Vaira

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