Nonostante il Covid-19, la guerra in Ucraina, l'inflazione galoppante e i rincari energetici, negli ultimi tre anni il 91% delle aziende piemontesi ha mantenuto (55%) o aumentato (36%) il proprio fatturato all'estero: solo il 9% denuncia un calo.
Analizzando il numero di Paesi in cui le imprese operano, oltre il 38% ha rapporti commerciali con oltre dieci stati: Torino e Cuneo sono le provincie più attive.
Gay: "Export determinante"
Sono questi i dati principali che emergono dalla prima indagine biennale "Le imprese piemontesi nel panorama globale", condotta nel 2023 da Confindustria Piemonte in collaborazione con Sace e Unioncamere Piemonte.
"Sicuramente il rallentamento economico della Germania e della Francia - ha osservato il Presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay - ha rallentato la crescita dell'industria piemontese. In questo quadro, l'export continua a rappresentare un elemento determinante".
Pmi competitive
Dai dati risulta che le esportazioni sono cresciute o sono rimaste stabili per il 72% delle piccole imprese piemontesi, il 25% delle medie e il 3% grandi aziende. "Le piccole imprese - ha sottolineato Alberto Biraghi, presidente della piccola industria Piemonte - crescono sull'estero grazie alla digitalizzazione: anche sui prodotti di nicchia siamo molto competitivi".
Torino e Cuneo più attive
Il 27% delle imprese dichiarano che il commercio estero ha pesato sul fatturato oltre il 60%, il 25% invece ha registrato un fatturato estero compreso tra il 30% ed il 60% e, per il 23% la quota di fatturato ha pesato tra il 10% ed il 30%. "Soltanto una saldatura sempre più forte tra le politiche portate avanti dai diversi enti - ha sottolineato Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte - può aiutare a superare le fragilità e le debolezze che in parte ancora contraddistinguono il processo di internazionalizzazione del nostro territorio".
A livello geografico, le imprese internazionalizzate sono più presenti a Torino e Cuneo (rispettivamente 24,5% e 20,9%), seguono poi le aziende appartenenti alle associazioni di Novara-Vercelli-Valsesia (19,5%), Biella (12,1%), Alessandria (11,3%), Canavese (6,6%), Asti (2,7%) ed infine il Verbano-Cusio-Ossola (2,5%).
La mappa
Analizzando le modalità attraverso cui le imprese hanno deciso di lavorare con i mercati esteri, l’attività maggiormente diffusa è l’esportazione diretta rappresentata dal 42% delle imprese. Per quanto concerne la presenza attraverso sedi produttive in Paesi esteri, il 16% delle imprese hanno stabilimenti in Francia, il 14% negli Stati Uniti e l’11% in Germania. A seguire il 10% ha sedi in Cina, l’8% in Polonia e Brasile, segue la Spagna con il 7%. Guardando invece alle sole sedi commerciali, i mercati europei si confermano i principali, seguono Stati Uniti e Cina.
"Ci siamo sempre mossi - ha commentato Giorgio Marsiaj, Presidente dell'Unione Industriali Torino - nell'ottica del mercato francese ed europeo vicino a noi: negli ultimi tempi abbiamo puntato agli USA ed extra-Eu".
"Sull'export trainano un po' tutti i settori - ha aggiunto - dalla meccanica, all'automotive, aerospazio ed alimentare".