In occasione del bicentenario della sua nascita il conte Giuseppe di Rovasenda, (nato a Verzuolo il 4 giugno del 1824, dove morì il 7 dicembre 1913), ampelografo, ovvero studioso e classificatore dei vitigni di fama internazionale e autore, tra le altre opere, del “Saggio di ampelografia universale” ripubblicato in edizione anastatica nel 2008, viene ricordato in un docufilm in corso di realizzazione dal titolo “L’uomo dei vitigni: sguardi su Giuseppe di Rovasenda”.
Il cortometraggio, la cui durata prevista è di circa mezz’ora, ripercorre alcuni tratti della vita del celebre studioso e sarà anche l’occasione per far conoscere i più suggestivi scorci di Verzuolo, con la bassa valle Varaita e delle Terre del Monviso.
È stato infatti girato, oltre che nel paese natio di Rovasenda, anche a Piasco in Palazzo Caroni dove sono state ambientate molte scene e nel castello di Rovasenda, nel Vercellese, da cui proveniva la famiglia nobiliare che a Verzuolo (paese di cui era originaria la madre di Giuseppe Rovasenda) viveva in un palazzo riconoscibile per la torretta che lo sovrasta, nella zona chiamata il “Paschero”, a pochi passi dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria di corso Umberto.
L’associazione di promozione sociale “Librarsi” di Verzuolo, nelle figure di Diego Ponzo e Daniele Trucco e il “Centro di formazione artistico musicale di Verzuolo” (Cfam) in collaborazione con i Comuni di Verzuolo, Rovasenda (in provincia di Vercelli) e Saluzzo, la Fondazione Scuola Alto Perfezionamento Musicale (Apm) di Saluzzo, l’associazione Italiana Sommelier (Ais), il Consorzio vinicolo Colline Saluzzesi, intende promuovere una serie di iniziative per ricordare la figura dell’illustre verzuolese la cui caratura storico-scientifica consente l’inserimento dello stesso in un panorama anche più ampio rispetto al territorio puramente locale che gli diede i natali.
Alla realizzazione del cortometraggio lavorano sceneggiatori e attori locali, ai quali si affianca qualche figura di spicco del panorama nazionale. L’attore che veste i panni di Giuseppe di Rovasenda è Valter Lunetti.
La sceneggiatura è affidata a Corrado Vallerotti, autore saluzzese per il teatro e per il cinema, mentre la regia sarà a cura di Costantino Sarnelli che ha realizzato numerose pellicole; le riprese sono di Santosh Albert Guarino, la parte organizzativa è curata da Annachiara Busso con il coordinamento di Diego Ponzo e Daniele Trucco dell’associazione verzuolese “Librarsi”.
Le musiche originali, composte per l’occasione dal maestro Daniele Trucco sulla base delle indicazioni della sceneggiatura, saranno eseguite dai musicisti di Obiettivo Orchestra che si stanno formando alla Fondazione Scuola di alto perfezionamento musicale di Saluzzo.
Il progetto si inserisce in un percorso più ampio, nato nel 2021 per valorizzare le figure di spicco del Comune di Verzuolo i cui primi passi sono già stati compiuti grazie al cortometraggio “Carte scoperte: sguardi su Dante” con protagonista l’attore saluzzese Mario Bois, (che recita anche nel cortometraggio dedicato a Rovasenda) in occasione dei 700 anni dalla morte del Sommo poeta per raccontare al grande pubblico il ritrovamento e la storia delle pergamene dantesche conservate nell’archivio storico del Comune di Verzuolo.
Il docufilm aveva vinto nel giugno 2022 il primo premio nella categoria Best Short Documentary al Best Istanbul Film Festival.
La realizzazione della storia di Rovasenda, romanzata nel docufilm, è stata resa possibile grazie anche alla documentazione fornita dagli eredi del conte, la pronipote Lucrezia Melzi e il marito Luigi Della Croce.
La monumentale collezione ampelografica, derivante dagli studi di Giuseppe di Rovasenda, condotti letteralmente “sul campo, con la coltivazione di tutti i vitigni del Piemonte, aggiungendo progressivamente quelli di tutto il resto d’Italia e in seguito anche le varietà coltivate in Francia, Germania e Spagna, era stata donata da lui stesso, pochi anni prima della sua morte, alla Reale Scuola di viticoltura e di Enologia di Alba e, dal 1965, è conservata all’Istituto di coltivazioni arboree dell’Università di Torino.
Parte degli studi e delle schede ampelografiche di Rovasenda servirono per la descrizione di alcuni vitigni nel “Bullettino ampelografico del Ministero dell’agricoltura” a inizio ‘900, ma gran parte di esse sono ancora inedite, sia per quanto riguarda le carte e le tavole ampelografiche che l’archivio e la corrispondenza da lui tenuta con ricercatori dell’epoca.