Una settimana fa mettevo piede per la prima volta in Kenya, con la consapevolezza di iniziare un’esperienza che mi avrebbe cambiato la vita e così è stato. A distanza di pochi giorni dall’arrivo nell’ospedale di North Kinangop posso dire di essere una persona diversa rispetto a quella che una settimana fa varcava il basso cancello del nosocomio con gli occhi tristi, reduce da un periodo personale non facile.
Non aspettatevi un ospedale come i nostri, qui mancano attrezzature e in molti casi mancano medici specializzati, ma si sopperisce a tutto con grande umanità, l’ingrediente che mai manca in ogni ricetta che prescrivono i medici di North Kinangop.
“La gratitudine non è solo la virtù più grande, ma la madre di tutto il resto” è la frase che ripete continuamente don Sandro Borsa, direttore dell’ospedale di cui è importante raccontare la storia.
Innanzitutto, spieghiamo dove: l’ospedale di North Kinangop si trova a circa 130 Km da Nairobi, in un altopiano a 2500 metri di altezza, nella regione abitata dalla popolazione Kikuyu. Fa parte della Diocesi di Nyahururu.
La responsabilità dell’ospedale è affidata, come dicevamo, al missionario padovano don Sandro Borsa, che presta il suo servizio in Kenya dal 1978. In questa struttura sono impegnate anche le Religiose della Congregazione “Piccole Figlie di S. Giuseppe” di Verona.
È l’unica struttura ospedaliera nella zona e quindi è un servizio essenziale per la popolazione locale di circa 350.000 abitanti. Ha una capacità di circa 300 letti e impiega oltre 250 persone tra medici, infermieri, tecnici di laboratorio, personale amministrativo e di supporto.
Offre servizi di ottimo livello, anche grazie ai medici volontari italiani e alle apparecchiature inviate dall’Italia. L’ospedale è arrivato a realizzare oltre 53 mila prestazioni in Day hospital con i pazienti che vengono anche da molto lontano: da Kisumu (450 Km), da Nyaururu (130 Km), da Narok (180 Km), da Nakuru (110 Km).
Ora la nuova sfida è completare tre sale operatorie quasi raddoppiando la capacità attuale passando da 4 a 7 sale utilizzabili in contemporanea. Per riuscirci don Sandro conta sulla solidarietà italiana e non solo perché l’ospedale non riceve contributi né dalla diocesi locale, né dallo stato. Dal punto di vista economico la gestione ordinaria è quasi esclusivamente finanziata dal contributo dei pazienti continuamente rivisto in modo da poter assorbire i costi reali, senza alcun margine di profitto. La gestione straordinaria è affidata al contributo generato dalle attività artigianali di supporto (falegnameria, carpenteria metallica, panificio, trasporti a mezzo camion, frantoio per ghiaia e fattoria); i progetti che riguardano l’acquisizione di attrezzature molto costose (radiografie, strumentazione, impianti particolar ecc) sono presentate ad eventuali donatori locali o stranieri.
Don Sandro è riuscito con la sua umanità e l’innata simpatia a circondarsi di tanto affetto, basta camminare nella via centrale che porta all’ospedale per capire come la missione del religioso padovano sia sostenuta dalla popolazione locale, con il nosocomio che è diventato il primo datore di lavoro della zona.
I bambini sono gioiosi, sorridenti e per nulla diffidenti nei confronti dei “Musungu”, gli uomini bianchi, come sono detti in Swahili, la lingua locale.
In una settimana ne abbiamo conosciuti migliaia ricevendo da loro sorrisi e allegria. Da Sara che mi corre incontro ogni volta che varco il cancello dell’ospedale, a Typha che mi ha salutato durante tutta la Messa chiedendomi poi di fotografarla, fino a Max, Clarice, Ezechiel, Aron e tanti altri piccoli.
Come succede in questi casi, però, a colpire sono state le uniche lacrime che abbiamo visto, quelle di Isaac, un bambino che si era riparato sotto una decadente tettoia (qui piove continuamente essendo sull’equatore), da solo, con gli occhi lucidi.
Con la psicoterapeuta Elena Graglia e gli urologi dell’equipe del professor Bruno Frea, i medici Francesca Pisano e Gabriele Montefusco, ci siamo stretti a quel bambino scoprendo che la sua tristezza era dovuta al non poter vedere la mamma ricoverata nell’ospedale e a non avere sue notizie.
Ci siamo subito attivati per conoscere le condizioni della madre con cui Isaac ha potuto avere un incontro che lo ha riempito di gioia asciugandogli le lacrime.
Questa è solo una delle centinaia di storie che raccolto in questa settimana e che racconterò in un libro, storie di grandi eroi, i medici che a proprie spese vengono a lavorare e operare in Kenya, i medici locali, gli infermieri, il personale sanitario e tutti i dipendenti e i volontari dell’ospedale di North Kinangop.
Abbiamo avuto modo anche di viaggiare sulle strade del Kenya, terra di nessuno, specie di notte, nei paesi e nelle città trovando sempre molta umanità e altrettanta gentilezza nei nostri confronti, pur in un contesto di povertà estrema e di squilibri sociali enormi tra una élite di ricchissimi e la stragrande maggioranza di poverissimi.
Nella prossima settimana visiteremo alcuni quartieri difficili dell’enorme capitale, Nairobi, per raccogliere storie che faranno parte di un libro che avrò l’onore di scrivere, dedicato alla gente kenyota.
Nel frattempo, io inizio ad avere nuovi occhi e la gioia dei bambini ha aiutato il mio sorriso a rispuntare. Grazie Africa.
Per donazioni a sostegno dell'ospedale di Nord Kinangop in Kenya CF 90034550047 – Iban IT 22A0306922504100000003533. Tutte le donazioni saranno devolute per la costruzione delle nuove sale operatorie