Trifole – termine piemontese che indica i tartufi – è il secondo film del giovane regista italiano Gabriele Fabbro. Fabbro risiede a Los Angeles negli Stati Uniti d’America dove ha studiato e attualmente lavora; già regista, sceneggiatore e produttore, nel 2021, di The Grand Bolero. Ambientato a Lodi nei primi mesi del 2020, l’opera prima di Fabbro ha per protagonista una restauratrice d'organi che, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia, non abbandona il suo lavoro: rifiuta di tornare a casa e resta nell'edificio dove sta restaurando un organo antico.
Quest’anno lavora nella veste di regista e sceneggiatore a un film in cui – come l’attrice e co-sceneggiatrice sudafricana Ydalie Turk tiene a precisare – la passionalità è un elemento di nuovo centrale. Trifole è una produzione inglese, co-prodotto dalla torinese Cinefonie, al momento in fase di produzione. Tutto il cast internazionale si trova in questi giorni sul set, mentre l’uscita nelle sale cinematografiche – e, subito dopo, sulle principali piattaforme di streaming – è prevista per la fine del 2024. Le riprese coinvolgono le colline della Langa, sito dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato riconosciuto Patrimonio UNESCO dell’Umanità, e, sebbene non emergano dettagli in merito nel corso della conferenza stampa, anche l’Enoteca Regionale Piemontese – che ospita la presentazione – sarà tra i luoghi della sceneggiatura, come cornice della tradizionale Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, intorno alla quale aleggia un complotto misterioso. Fuori dalla finzione cinematografica, si avvicina anche quest’anno l’appuntamento con il grande evento di solidarietà: l’edizione 2023 dell’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba è in programma domenica 12 novembre a partire dalle ore 13.00 nella prestigiosa dimora di Grinzane Cavour e potrà essere seguita in diretta streaming sulla pagina Facebook del Castello. Una seconda parte delle riprese per il film avrà luogo ad Alba, dove si svolgono alcune vicende dei personaggi conosciuti nella presentazione.
Nella Sala delle Maschere dell’Enoteca siedono il regista, gli attori protagonisti, i produttori e il direttore della Film Commission Torino Piemonte, Paolo Manera, a fare da moderatore. In Trifole Ydalie Turk, anche sceneggiatrice, interpreta Dalia, giovane donna di padre inglese e madre italiana che vive a Londra. Margherita Buy, interprete di riconosciuto talento, porta in scena il personaggio di Marta, madre di Dalia, e proprio a lei spetta l’avvio della narrazione con la richiesta alla figlia di assistere in Italia il nonno, Igor, interpretato dall’attore teatrale classe 1934 Umberto Orsini. In una recente intervista Orsini ha definito Trifole un film dalla sceneggiatura intelligente. Anche ai presenti tiene a ribadire che solitamente non ama le parti “da nonno”, ma ha accettato volentieri di fare un’eccezione sia per affinità con il giovane regista Fabbro e sia, soprattutto, perché ha trovato un copione accattivante dal punto di vista della storia e un bel personaggio. “Alla mia età è molto importante non sprecare il tempo. Perciò lavoro solo con chi mi piace e alle storie che mi piacciono e questi elementi ci sono tutti in questa produzione”, dice Orsini, che vestirà i panni del trifolao accompagnato, ovviamente, dal proprio tabui Birba. Strappa anche una risata al pubblico parlando del suo più fedele partner sullo schermo: “Ho recitato con tanti attori cani… però Birba li ha riscattati tutti. È straordinaria, abbiamo raggiunto in poco tempo un feeling che mi ha commosso”.
Un mondo globale di situazioni a volte legate a incomprensioni e a volte linfa dell’incontro tra culture. Questo non emerge solo nel film, ma è parte della storia di come il soggetto è stato ideato. Fabbro e Turk si conoscono infatti a scuola, a Los Angeles, e da lontano immaginano di raccontare il truffle hunting. Giunti nelle Langhe, racconta il regista, piacevolmente scoprono un territorio di persone aperte a raccontarsi. “Le persone di Langa che ho conosciuto hanno condiviso moltissime storie e mi hanno affidato memorie speciali. Un enorme regalo del territorio alla scrittura di Trifole. Ringrazio il cast che sta contribuendo a far trasparire l’autenticità di questo racconto con performance di alto livello”. La curata valorizzazione non riguarda solamente le storie, ma anche e soprattutto il territorio. “Dopo anni a Los Angeles mi manca la natura incontrollata. In questo posto le persone traggono molto dalle risorse naturali – vino, tartufi, nocciole – ma pur sempre rispettandone la natura” è quanto riscontra Gabriele Fabbro. La sostenibilità è un tema importante che il team di giovani creativi sceglie di affrontare nella pellicola, ma, come rende noto Massimo Fabbro, è la produzione stessa a mantenere questa attenzione: la struttura operativa e tutti i processi di lavorazione verranno certificati carbon neutral, ovvero l’impatto climatico dei materiali, dell’uso dell’energia e altre risorse e della gestione dei rifiuti tenderà allo zero perché equilibrato da azioni compensative. Massimo Fabbro spende parole di ringraziamento per Sandra Vezza ed Elena Miroglio che, insieme ad altri locali imprenditori, hanno sostenuto la produzione. Di 40 operatori coinvolti nei lavori, 30 sono piemontesi. “Questo film ha una vocazione a unire”, dice ancora il presidente dell’Enoteca Roberto Bodrito, che ringrazia tutte le professionalità coinvolte e le istituzioni albesi e dell’Alta e Bassa Langa intervenute. “Il Piemonte è una terra che sa sostenere l’arte, la cultura e il cinema ma anche valorizzare il territorio e le tradizioni”, conferma Paolo Manera, direttore della Film Commission Torino Piemonte, rete di 116 Comuni che collaborano per ospitare nel territorio regionale lungometraggi e produzioni di ogni portata. “Questo film ne è un esempio già dal titolo – Trifole”. In sala alla fine del 2024.