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Attualità | 07 novembre 2023, 07:01

Ad Alba il futuro della tartuficoltura. "Servono consapevolezza, competenze e risorse economiche"

Nella Capitale delle Langhe si è svolto un importante momento di approfondimento con esperti e addetti ai lavori. Antonio Degiacomi, presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo: "Puntare anche sulla formazione dei tecnici"

Ad Alba il futuro della tartuficoltura. "Servono consapevolezza, competenze e risorse economiche"

Un momento di scambio, conoscenza e condivisione, ma anche un'occasione per fare un bilancio sulla situazione della pianta tartufigena e la tartuficoltura in Piemonte. Tutto questo ha rappresentato il convegno, organizzato ad Alba, che ha visto la partecipazione di esperti, professionisti e addetti ai lavori, coordinati dall'associazione Pianta Tartufigena di Qualità: "Il nostro scopo è promuovere la tartuficoltura attraverso sia la divulgazione di conoscenze, che tramite la creazione di una rete tra vivai produttori di piante micorrizate certificate. Purtroppo ancora oggi la tartuficoltura è afflitta da numerose proposte commerciali di scarso valore, con piante non certificate di cui non si ha alcuna certezza, che sfruttano un vuoto normativo, mancando ancora una legge nazionale univoca in materia", afferma Mattia Bencivenga.

Ed ecco spiegata l'importanza di questo convegno e le sue finalità: "Far conoscere ciò che sta dietro alla produzione delle piante tartufigene, come funziona la certificazione, e le novità in questo ambito sia nazionali che locali. Il tutto ponendo a confronto la realtà piemontese, fortemente legata al tartufo bianco pregiato e alla libera cerca, sia con altre regioni quali l’Umbria, dove la tartuficoltura è affermata da molti anni, sia con esperienze internazionali come quelle spagnole. Il tutto con lo scopo ultimo di promuovere la tartuficoltura in Piemonte, così ricco di terreni ad alta vocazione sia per tartufi bianchi che neri, ma ancora poco utilizzati per l’impianto di tartufaie coltivate", conclude Bencivenga.

Tra i relatori del convegno anche Antonio Degiacomi, presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo, che ha scelto di ampliare lo sguardo: "Saranno fondamentali il ruolo dei vivaisti, di proprietari con la voglia di sperimentare e non da ultimo i risultati economici. Un ruolo di spinta importante potrà venire dal prossimo bando della Regione Piemonte -settore foreste - che usufruirà di importanti risorse europee 5 milioni di euro per nuove tartufaie di bianco e di nero. Altro bando interessante, specialmente per il bianco, potrà essere quello relativo a investimenti non produttivi agricoli con finalità ambientali che dovrebbe prevedere la realizzazione di formazioni arbustive e arboree a tutela della biodiversità".

Durante il suo intervento Degiacomi ha ricordato il successo della Fiera Nazionale del tartufo bianco d'Alba, l'importanza della tradizione e dell'esperienza piemontese, i numerosi progetti messi in atto dal Centro Nazionale e da diversi comuni per salvaguardare il tartufo: "Il Centro studi  ha contribuito al recupero di  4  tartufaie in declino di produzione site nei comuni di Roddi, Barolo, Castellinaldo e Alba   anche con risorse ottenute con il progetto di crowfunding 'Breath the truffle' in collaborazione con la Fiera Internazionale di Alba. Ci sono poi gli interventi di alcuni comuni come Monforte, Barbaresco, Santo Stefano Roero, di tante associazioni dei Trifolao, di alcune cantine e di dieci aziende viticole del Consorzio Alta Langhe con il Centro Studi. Sono azioni che possono servire di esempio, piccole ma importanti".

Il futuro è tutto da scrivere, ma partendo dalla comprensione del presente e delle sue criticità. "Ci sono tanti futuri possibili a seconda dei comportamenti personali e collettivi e riguardano anche temi tanto più grandi: la pace, i cambiamenti climatici, la demografia, l’alimentazione. Ma anche per il tartufo, che è marcatore degli aspetti climatici e di sostenibilità. Dobbiamo essere consapevoli dell’importanza della conoscenza. Tradurre le conoscenze in competenze con l’aiuto di tecnici privati e pubblici. Ampliare il numero di tecnici con apposita formazione su diversi ambiti: sulla micorrizazione, sugli aspetti pedo-climatici, sulle pratiche colturali, sulla biodiversità microbiologica", le conclusioni di Degiacomi.

 

Daniele Vaira

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