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Attualità | 04 novembre 2023, 12:53

Le celebrazioni del 4 Novembre a Mondovì: "Dopo 105 anni ricordiamo i caduti e la capacità di unirsi nei momenti difficili" [FOTO]

Questa mattina la cerimonia ai monumenti cittadini con la deposizione delle corone d'alloro e l'orazione del professor Roberto Rossetti

Le celebrazioni del 4 Novembre a Mondovì: "Dopo 105 anni ricordiamo i caduti e la capacità di unirsi nei momenti difficili" [FOTO]

Si sono svolte questa mattina, sabato 4 novembre, le celebrazioni per la Festa dell'Unità Nazionale e della Forze Armate

La mattinata si è aperta con la celebrazione della santa messa nel reparto militare del cimitero urbano, cui è seguita la deposizione delle corone d'alloro allo "Scalone dei morti per la libertà" e al monumento ai Caduti in piazza della Repubblica. 

Oltre ad amministratori dei comuni limitrofi, alla cerimonia hanno partecipato anche il consigliere regionale Paolo Bongioanni e il consigliere provinciale Pietro Danna, intervenuti al monumento dello Scalone. 

Il corteo ha poi raggiunto la Cittadella di Piazza, per un momento di raccoglimento al Sacrario, con la cerimonia dell'alzabandiera, alla presenza di una delegazione di studenti dell'istituto superiore "Baruffi", dei rappresentanti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, degli Alpini, dell'ANPI e delle associazioni d'Arma, tra le quali l'ANFI che proprio in Cittadella ha la sua sede. 

Le celebrazioni sono state accompagnate dalle note del flauto di Carolina, studentessa della scuola media musicale.

"Desidero ringraziare - ha detto il sindaco Luca Robaldo al sacrario insieme agli assessori Alberto Rabbia, Francesca Bertazzoli, Alessandro Terreno e Gabriele Campora chi tiene in vita questa parte della città, in particolare l'ANFI che qui ha la sede e l'ANA, presente oggi con con presidente Armando Camperi, per aver rassettato e ripulito il santuario. Ringrazio tutte le Forze dell'Ordine presenti e le associazioni d'Arma, che ci ricordano che incarnano con le loro divise l'articolo 11 della nostra Costituzione".

"La ricorrenza che celebriamo - ha sottolineato il primo cittadino - rappresenta un momento importante della nostra storia. La vittoria contro gli Imperi Centrali ha posto fine alla Grande Guerra e a quel drammatico percorso fatto di dolore, morti e sacrifici che si scorge ancora dalle tante lapidi che lacrimano nelle nostre vie e nelle nostre piazze. Ma il nome di ogni caduto raffigura anche un frammento rilevante del complesso mosaico della Storia. Ed è con questa consapevolezza, dunque, che vi invito a vivere la giornata odierna dedicata all’Unità nazionale e alle Forze Armate. In un periodo storico complesso, dove il ruggito bellico si è riaffacciato in Europa e in tante altre parti del mondo, è fondamentale stringerci attorno alle nostre Forze Armate, che ben conoscono il valore della pace, e appellarci alla nostra Costituzione, che ripudia la guerra e ci fornisce gli strumenti necessari a garantire libertà, diritti e fratellanza. Con un rinnovato spirito comunitario, che sono sicuro potrà favorire una più vigorosa partecipazione ai singoli momenti celebrativi, auguro buona Festa a tutti i Monregalesi e all’Italia intera."

Le celebrazioni si sono concluse alla nuova palestra di via Polveriera, dove è in corso il salone dell'orientamento per le scuole superiori, con l'orazione ufficiale del professor Roberto Rossetti, che ha ripercorso le fasi salienti del primo conflitto mondiale.

"Lunedì 4 novembre 1918, alle ore 15, entra i n vigore l'armistizio firmato il giorno precedente, a Villa Giusti, nei pressi a Padova, tra l'Italia e l'impero austro-ungarico. - ha ricordato il professor Rossetti -  Questo è l'atto che pone ufficialmente fine al conflitto scoppiato nel 1915 tra queste due nazioni.
L'Austria-Ungheria si arrende definitivamente e l'Italia esce vincitrice dalla prima guerra mondiale. La partecipazione del nostro paese al primo conflitto mondiale può essere suddivisa in tre fasi, il momento più drammatico dal punto di vista militare si tocca con Caporetto in quanto la disperata ritirata verso una linea sicura rappresentata dal Piave coinvolge soldati e civili: da un lato, centinaia di migliaia di soldati oramai sbandati cercano di sottrarsi alla cattura del nemico; dall'altro, centinaia di migliaia di civili oramai sfollati, senza più una casa, cercano riparo e protezione; questo doloroso evento sconvolge e scuote l'intera nazione, da nord a sud, come mai prima di allora, nel popolo italiano si diffonde un sentimento comune e condiviso di solidarietà e unione reciproca.

Se sul piano militare si perde ogni speranza in quanto si prospetta una sconfitta ormai pressoché certa, al contrario, su quello sociale l'affetto della popolazione civile italiana rafforza il morale dell'esercito: la necessità di combattere per la salvaguardia dei propri territori motiva ancora di più i soldati italiani; inoltre, la nuova leva dei ragazzi del 99, che è chiamata a combattere sul fronte, porta nuove energie; infine, anche il fiume Piave fornisce il suo prezioso contributo impedendo l'avanzata dell'avversario;"La leggenda del Piave" canta «Sicure l'Alpi, libere le sponde, tacque il Piave, si placaron le onde».

Dal 17 marzo 1861 l'Italia è una nazione unita dal punto di vista territoriale ma meno sul piano sociale; nonostante ciò, durante i tre anni di conflitto bellico, per la prima volta nel corso della nostra storia, migliaia di giovani fanti, differenti tra loro per provenienza, cultura, origine sociale e scolarizzazione, si trovano uno a fianco all'altro nelle trincee, uniti da un unico scopo: la difesa della propria nazione; a tal proposito, si rammenta la frase scritta sul muro di casa, «Tutti eroi. O il Piave o tutti accoppati!».

Se allo scoppio della guerra, l'opinione pubblica italiana è divisa tra gli interventisti e i neutralisti, dopo Caporetto, la popolazione civile segue anch'essa unita e con apprensione le sorti delle battaglie.Come disse anche Piero Calamandrei, commemorando i tragici eventi della prima guerra mondiale, «Caporetto rappresentò una vittoria poiché il popolo italiano si seppe unire nel momento più arduo».

Nasce e si diffonde nell'intero paese un comune e profondo sentimento di appartenenza e di identità, nel quale i cittadini italiani si riconoscono e che rappresenta l'essenza stessa del concetto di popolo.

Dunque, dopo 105 anni, il 4 novembre 1918 ci ricorda chi sono gli eroi caduti per difendere la patria, ma ci rammenta anche che il popolo italiano, nonostante le sue tante differenze sociali e culturali, è ancora in grado di unirsi, oggi come allora, nei momenti più difficili. Viva il 4 novembre, Viva l'Italia."

Arianna Pronestì

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