Oltre otto ore, dalle 9 alle 17.30. Tanto è durata l’udienza con cui, mercoledì scorso, nel palazzo di giustizia astigiano, è proseguito il processo sulle presunte malversazioni commesse in seno all’amministrazione comunale di Santo Stefano Roero quando a guidarla era l’allora sindaco Renato Maiolo, agricoltore in pensione, oggi 74enne, che dal 2004 al 2019 guidò per tre mandati il municipio del piccolo centro del Roero.
Proprio l’ex primo cittadino figura ora quale principale accusato del procedimento di primo grado che il tribunale penale astigiano – del collegio fanno parte il presidente Alberto Giannone e i giudici a latere Elio Sparacino e Victoria Dunn – ha istruito nei confronti suoi e di altri cinque imputati accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Davide Lucignani.
Alla sbarra, con Maiolo, sono così finiti l’ex segretaria comunale Anna Di Napoli (come il sindaco è accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato, falso morale e materiale in atti pubblici e turbativa d’asta, mentre Maiolo deve rispondere anche di peculato, minacce e porto abusivo d’armi); poi il geometra albese Giovanni Careglio, l’architetto Cinzia Gotta, già sindaca di Baldissero d’Alba, il professionista Marco Musso, la responsabile finanziaria del municipio Federica Borello.
Nei loro confronti pesa la presunta responsabilità di quanto emerso dalle indagini che il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Cuneo effettuò in municipio a partire da una segnalazione della Corte dei Conti regionale, allarmata per un passivo nella contabilità comunale che era arrivato a 1,3 milioni di euro.
Controlli dai quali, sempre secondo le tesi dell’accusa, emerse una gestione non corretta di una mole di contributi che le stesse "fiamme gialle" quantificarono nel non indifferente totale di 15 milioni di euro erogati nell’arco di tre lustri e utilizzati per la realizzazione di opere per alcune delle quali si mette ora in discussione l’utilità e l’opportunità, avanzando l’ipotesi che in taluni casi le stesse siano state fatte più con l’intento di gonfiare gli onorari dei professionisti coinvolti che per effettivo interesse pubblico, complice anche una tenuta contabile delle spese non particolarmente specchiata.
Di questo si è parlato nell’udienza dei giorni scorsi, durante la quale è stata terminata la lunga audizione del maresciallo della Guardia di Finanza Pasquale Moltelo ed è stata poi sentita un’altra dipendente comunale, Clarice Giacone, che figura parte civile nel secondo processo che vede alla sbarra Maiolo, accusato dalla ex dipendente dei maltrattamenti da lui subiti in ragione del rapporto di subordinazione conseguenza dei rispettivi incarichi.
La donna ha confermato quanto già detto nell’ambito delle indagini alla base del secondo procedimento, riferendo delle minacce e vessazioni subite e di essere stata nella pratica costretta a firmare atti di affidamento e progetti.
Il processo è stato quindi rinviato per sentire i testimoni del pubblico ministero alla prossima udienza del 22 novembre, mentre altre cinque udienze sono state calendarizzate sino al termine del giugno 2024.