Attualità - 19 ottobre 2023, 10:57

Lequio Tanaro, i resti del militare monregalese Adolfo Vietto tornano in patria

Ad attendere il feretro ci saranno rappresentanti di Associazioni Partigiane, dei Deportati e d’Arma, ma anche gonfaloni di Città decorate per la Resistenza

Lequio Tanaro domenica 12 novembre prossimo, alle ore 9,30, accoglierà l’urna del Fante Adolfo Vietto, uno dei circa seicentomila IMI, gli Internati Militari Italiani, morti di stenti e malattie nei Campi predisposti dai nazisti per decimare  i soldati italiani.

Sono occorsi un paio di anni per definire le pratiche attraverso l’Onorcaduti del Ministero della Difesa, avviate dalla onlus “col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo” monregalese, su richiesta del nipote del caduto, Aldo Vietto, taxista di Mondovì, che ha voluto riunire nella tomba di famiglia anche il congiunto, assieme al padre, reduce dalla terribile Campagna di Russia.    

Adolfo era nato a Mondovì Piazza, in via Vico 45,  il 4 giugno 1924,  battezzato in Cattedrale il 15 di giugno e cresimato il 25 giugno 1931, mentre la famiglia si era spostata in via Gallo 4. Nel 1935 i Vietto si erano trasferiti a Dogliani Castello. Il padre Battista a Mondovì era occupato presso la fornace degli Sciolli e trovò poi uguale occupazione nella cittadina langhigiana, dove lavorava pure Adolfo, ragazzone robusto e adatto ad ambienti dalle forti temperature.

Alla visita di leva fu subito arruolato nella Fanteria, destinato al 43° Reggimento di stanza nella Caserma “Govone” di Alba. L’11 settembre 1943, appena dopo l’annuncio dell’armistizio,  i nazisti piombarono nella città dei tartufi ed arrestarono tutti i militi, caricandoli su carri bestiami nella vicina Stazione Ferroviaria, avviandoli al Campo di Dortmund in Germania. Il Comandante del Reparto italiano aveva, nella serata dell’8 settembre, appena appreso l’annuncio dell’Armistizio, dato ordini per prepararsi a combattere. All’arrivo delle truppe naziste desistette, temendo massacri. Solo il  ten. Giachino Lo Verde  riuscì a convincere gran parte della sua Compagnia a darsi alla macchia tramite la Porta Carraia, per caso non vigilata dagli occupanti. In parecchi si dispersero nelle case vicine, mentre altri raggiunsero Neive, ove diedero vita a una prima banda Partigiana.  

Costituita la Repubblica Sociale Italiana, l’istituzione fantoccio a copertura dell’accordo tra fascisti e nazisti,  per non dover applicare le disposizioni  della Convenzione di  Ginevra, che imponeva determinati rispetti della persona,  i Tedeschi inventarono una categoria nuova per i prigionieri,  Internati Militari, estranea a quella dei soldati. Dopo  pochi mesi, Adolfo Vietto era ridotto ad una crisalide ed il 9 giugno 1944 morì di stenti e formalmente definito tubercolotico.

Ad attendere il feretro ci saranno rappresentanti di Associazioni Partigiane, dei Deportati e d’Arma, ma anche gonfaloni di Città decorate per la Resistenza, tra cui quello di Boves, con le sue due medaglie d’oro, nonché autorità civili e militari  e Parlamentari. Il Sindaco di Lequio, Trossarello,  presenzierà a  Torino all’incontro con  i resti mortali, che riceveranno la prima Benedizione dal Parroco sac. Antonio Calandri.

redazione