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Attualità | 17 ottobre 2023, 07:49

Poveri, ma non abbastanza per una casa popolare. I sindacati: "Si cambi la legge. Servono 30mila alloggi in più"

Cgil, Cisl e Uil propongono alla Regione di modificare le regole e finanziare di più l'edilizia sociale: "Comprare più case e non venderle

Poveri, ma non abbastanza per una casa popolare. I sindacati: "Si cambi la legge. Servono 30mila alloggi in più"

Oltre quattromila sfratti eseguiti nel 2022 in tutto il Piemonte (4.069, per l'esattezza) su un totale di 10.350 richieste. Ecco cosa succede in un territorio che soffre la crisi e dove, spesso, a finirci di mezzo è un bene primario come la casa. Infatti, ben 3.775 di questi sfratti sono per morosità "incolpevoli".

Poveri, ma non abbastanza (e studenti)

Per porre rimedio a questa situazione i sindacati confederali hanno elaborato una proposta di riforma alla legge regionale su questo tema, la 3 del 2010, per destinare più risorse al tema dell'edilizia sociale. "Non riuscire a pagare un affitto oggi è un'emergenza che non riguarda solo i più poveri, ma anche le fasce intermedie, quelle con un reddito troppo alto per accedere all'edilizia residenziale pubblica, ma che non ce la fanno più a pagare i canoni nel mercato privato", dicono Cgil, Cisl e Uil anche tramite le loro sigle specializzate Sunia, Sict e Uniat.

Fondi e risorse

Tra le traiettorie di riforma della legge, lo stop alla vendita degli alloggi Atc e, anzi, l'acquisto di nuove case con i fondi Gescal recuperati di recente dalla Regione. Inoltre, un finanziamento ulteriore del fondo sociale. "Creare le condizioni per una situazione abitativa dignitosa è necessario - dice Chiara Maffè, segretaria regionale Uil - . Servono politiche pubbliche in grado di mobilitare risorse e avere uno strumento normativo che risponda alle necessità dei piemontesi. La legge ha 13 anni, durante i quali è successo di tutto".

"Aumenta il lavoro povero, cioè chi non arriva a fine mese pur lavorando - aggiunge Davide Masera segretario regionale Sunia - , precari, donne e giovani soprattutto sono stati i primi a essere falcidiati. La casa è un diritto primario e riguarda anche il ceto medio impoverito, oltre a studenti o migranti". Ma con un appunto: "Bisogna riqualificare aree già realizzate, non costruire case nuove, che restano invendute. E aumentare l'offerta pubblica, che permetta alle persone di sostenere i canoni inferiori a quelli di mercato. In Piemonte servono almeno 30mila alloggi in più".

E in altre situazioni "Serve manutenzione, perché in stati non tollerabili - aggiunge Masera -: sono 4.000 gli alloggi attualmente non assegnati perché non abitabili e bisognosi di lavori". Sugli studenti "non è accettabile che il Governo punti sugli studentati privati, mentre molti dei fondi Pnrr finiranno in fondazioni ed enti privati che costruiranno residenze a pagamento. In questa maniera è difficile aumentare i laureati nel nostro Paese".

"L'inflazione ha portato un rincaro delle spese quotidiane di noi universitari - dice per l'Unione degli Universitari, Lorena Cannata - e questo rende lo studio un privilegio per pochi, per chi studia nella città in cui abita o per chi riesce a lavorare per mantenersi. E di recente si sono aperte le porte per i soggetti privati nel settore degli studentati, andando a ridurre le strutture pubbliche".

"Chiediamo di riprendere l'attenzione sull'edilizia pubblica nelle difficoltà di tutti i giorni - Giovanni Baratta segretario regionale Cisl - e non possiamo perdere l'occasione del Pnrr per la rigenerazione urbana, in un Piemonte che invecchia e in cui i giovani cercano una sistemazione. Infine bisogna rilanciare il premio fiscale per chi propone case a canone concordato".

Anche ATC concorda: "Legge da cambiare"

"La legge 3/2010, a oltre un decennio dalla sua introduzione, risente delle notevoli trasformazioni che hanno riguardato la popolazione degli assegnatari di case popolari in termini di caratteristiche sociali, demografiche ed economiche - dice Emilio Bolla, presidente Atc Piemonte Centrale - . Gli assegnatari delle case popolari invecchiano e spesso presentano disabilità, con redditi in diminuzione, il che ha un impatto diretto sulla riduzione del valore dei canoni di locazione". 

"Questa situazione - aggiunge - impatta pesantemente sulle condizioni di vita degli assegnatari e, al tempo stesso, sulla capacità di gestione degli immobili da parte delle Agenzie territoriali per la casa. La modifica della legge 3/2010 potrebbe anche, a nostro avviso, costituire l’occasione per valutare l’opportunità di prevedere la possibilità di utilizzo di una porzione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, in particolare per quanto riguarda i piccoli alloggi, per l’assegnazione a particolari categorie, come studenti, nuclei familiari unipersonali, con apposite graduatorie dedicate, per rispondere alla domanda crescente in questi ambiti".

Lo sblocco dei fondi ex Gescal che questa amministrazione regionale è riuscita a ottenere - ha concluso Bolla - rappresenta un risultato importantissimo, ma occorre pianificare un flusso di risorse costante verso l’edilizia sociale anche nel medio/lungo periodo".

Caucino: "La casa non basta, ai fragili bisogna dare sostegno"

"Ci sono osservazioni di principio che sono condivisibili, ma poi bisogna entrare nel concreto - dice l'assessore regionale alla Casa, Chiara Caucino - e devono rispondere alle necessità di chi ha fragilità. Al momento non lo sta facendo in maniera ottimale perché manca il servizio di accompagnamento e sostegno dei fragili nel trovare lavoro, ma anche sotto i profili sociali, sanitari, culturali e anche morali".

"L'obiettivo non è creare ghetti, ma bisogna sostenere le fragilità. Non abbiamo toccato i requisiti di acceso, ma stiamo agendo sulle premialità. Gli sbarramenti sono stati creati dalle giunte del centrosinistra, Bresso e poi Chiamparino". "Sono pienamente d'accordo sulla necessità nazionale di case popolari, serve un Piano case. Ma abbiamo un numero tale di alloggi non assegnabili per mancata manutenzione. Prima sistemiamo quelli che abbiamo".

E per venire incontro alle esigenze dei genitori separati, la Regione ha deciso di sostenere gli affitti e i mutui per i genitori separati o divorziati in situazione di grave difficoltà. La decisione è stata confermata dalla giunta regionale che, su proposta dell’assessore regionale alle Politiche per la Casa, Chiara Caucino, ha deciso di assegnare ai Comuni interessati le risorse regionali pari a 2.590.000 euro complessivi per il 2023 e di confermare il sostegno per i mutuatari, in linea con le «Disposizioni in materia di sostegno ai mutui destinati alla prima casa», che prevede che i contributi stanziati dalla Regione per la misura «Agenzie Sociali per la Locazione» siano anche destinati a contenere il disagio sociale connesso ai problemi abitativi, mediante la concessione di contributi a favore dei mutuatari in difficoltà nel pagamento delle rate.

massimiliano sciullo

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