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Attualità | 03 ottobre 2023, 18:57

Porcilaia di Ternavasso: anche questa volta ci sono le condizioni per fermarla

Si attende una presa di posizione del comune di Poirino e intanto si evidenziano i vincoli non rispettati dal progetto

Porcilaia di Ternavasso: anche questa volta ci sono le condizioni per fermarla

Continua la battaglia per fermare il nuovo progetto presentato dall’Azienda Agricola Angelo Marchisone, per la costruzione di allevamento suinicolo ai margini del Roero, in località Ternavasso, comune di Poirino (TO), più o meno con le stesse caratteristiche del precedente, ritirato mesi fa in seguito alle prescrizioni richieste dagli enti competenti.

L’area prescelta si trova al confine con il comune di Ceresole d’Alba e prevede la realizzazione di sei stalle adibite a porcilaie e di due vasche circolari esterne per lo stoccaggio dei reflui prodotti in allevamento.

Domenica 24 settembre, nell’ambito della giornata Ternavasso Open Day, organizzata dagli attivisti locali, si è tenuta la passeggiata ecologica per le strade di Ternavasso, con percorso di 6 km tra campagne, boschi, laghi e castelli. 

Molto partecipata, ha fatto toccare con mano la bellezza della natura incontaminata del luogo, costituita da prati e boschi, cascine e maneggi, con passaggio a pochi metri dalla proprietà dove si vorrebbe costruire la mega porcilaia, la costruzione della quale danneggerebbe l’ambiente, l’area monumentale circostante e le numerose attività agricole e turistiche presenti nella zona. 

Il comitato pro Ternavasso si è rimesso al lavoro per contrastare con ogni iniziativa utile l’autorizzazione al nuovo progetto, trovando l’appoggio delle associazioni ambientaliste, che hanno firmato un documento in cui si evidenziano i principali vincoli comunali e regionali che non risultano rispettati e che sarebbero sufficienti a fermare il progetto. Riassunti sono i seguenti cinque punti: 

La Distanza dal rio: deve essere di almeno 150 m, mentre il proponente chiede la deroga a costruire a 100 m.

Non si dimostra il possesso dei terreni per allargare la strada di accesso con i camion.

Negli 800 m di raggio dell’insediamento non ci devono essere attività non agricole: in realtà c’è una cava a meno di 800 m, non classificabile come agricola.

C’è una peschiera in Ceresole d’Alba, registrata con un procedimento di massima tutela, che è a meno di 500 m dall’impianto.

Il calcolo dell’inquinamento prodotto si riferisce ai 8400 capi dichiarati, ma in realtà verrebbero costruite stalle per oltre 9600 capi (+15%). 

Inoltre ci sono altri temi importanti da approfondire: il consumo idrico e il trattamento dei liquami.

Il fabbisogno idrico è molto rilevante: è presumibile la richiesta di autorizzazione per realizzare uno o più pozzi idrici a scopo agricolo con evidente impatto su falde superficiali già in crisi negli ultimi anni visti i volumi di precipitazione.

Entro il 12 ottobre dovranno essere presentate alla Città Metropolitana le osservazioni al progetto: verranno messe in evidenza le criticità ed i punti dove si ritiene vengono infrante le norme. 

Le associazioni che si affiancano al comitato contrario alla costruzione del maxi-allevamento sono: 

Ambiente SdB Odv, Canale Ecologia, Comuneroero Odv, Italia Nostra sezioni di Alba, Bra e Piemonte, Ithaca, Legambiente Langhe Roero Aps e Piemonte e Valle d’Aosta, Laudato Sì di Bra Odv e Gazzetta d’Alba, Movimento Stop al Consumo del Territorio, Osservatorio per la Tutela del Paesaggio di Langhe e Roero, Salviamo il Paesaggio, L’Arvangia-Alba,Langhe e Roero, Pro Natura Piemonte.

Silvano Bertaina

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