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Schegge di Luce | 10 settembre 2023, 08:51

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi delle Sorelle Clarisse di Roasio (Vercelli)

Commento del Vangelo del 10 settembre, XXIII domenica del tempo ordinario

Chiostro della Basilica di Sant’Andrea, a Vercelli

Chiostro della Basilica di Sant’Andrea, a Vercelli

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.

In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,15-20).

 

Oggi, 10 settembre, la Chiesa giunge alla XXIII domenica del tempo ordinario (anno A, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa sono le Sorelle Clarisse di Roasio (Vercelli).

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella loro riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Il brano evangelico di questa domenica appartiene al “discorso ecclesiale” di Gesù (o discorso sulla fraternità), nel quale correzione fraterna e preghiera concorde sono le “prime pietre” della comunità cristiana antica.

Nonostante l’impronta giuridica, non esistono norme disciplinari coercitive, ma la gradualità nell’assumersi la corresponsabilità del cammino della vita cristiana.

La correzione non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello. Correggere non è allora un atteggiamento gretto, meschino, pedante, rigido, bigotto, che diventa facilmente ipocrita e disumano; al contrario, è un gesto maturato nell’esercizio quotidiano di intelligenza, prudenza, delicatezza e tolleranza, che si trasformano in vigilanza affettuosa, scaturita dalla fiducia reciproca e dalla conoscenza profonda delle persone che ci stanno vicine; conoscenza anche delle loro fragilità, che può indurle nella tentazione di lasciarsi sedurre, oggi più che mai, dai numerosi idoli che la cultura propone.

Dio ha affidato l’uomo alle cure dell’uomo, che è fratello, e anche a noi Egli può ripetere l’antica domanda rivolta a Caino: «Che ne è di tuo fratello?», alla quale non ci è consentito rispondere: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gn 4, 9).

La correzione fraterna può diventare davvero una parola amica che nasce dal cuore, che si fa eco della Parola di Dio, per indicare al fratello la via sicura della salvezza, proteggendolo da false chimere… Tuttavia può accadere, per motivazioni diverse, che il richiamo al fratello in errore non trovi ascolto e accoglienza. Diventa quindi ancora più delicato il compito che implica una serie di interventi graduali. È un procedimento che Gesù stesso suggerisce, secondo un’articolata diversificazione di casi. Nel caso in cui, comunque, un peccatore non si fosse ravveduto, nessun elemento del testo di Matteo giustificava la segregazione del peccatore stesso dalla comunità con la scomunica. Si trattava infatti di una procedura disciplinare per rendere consapevoli i fratelli della loro situazione, nell’intento di portarli a un ritorno sincero a Dio.

Sarà la preghiera concorde ad assicurare la vicinanza di Dio alle decisioni prese nella Chiesa ed essa avrà una particolare efficacia per ottenere la conversione del fratello che ha peccato e la sua riammissione nella comunità, per sperimentare l’abbraccio del Padre e il dono della comunione fraterna, nel nome di Gesù.

 

 

Silvia Gullino

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