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Politica | 08 settembre 2023, 15:07

Province, la “riforma della riforma” verso un congelamento fino al 2025

Appare sempre più difficile, alla vigilia di una finanziaria lacrime e sangue, reperire il miliardo di euro previsto per assegnare risorse finanziarie alle Amministrazioni provinciali col ritorno all’elezione diretta. FdI decisa al rinvio. Sentiremo cosa diranno domani a Pian della Regina il ministro leghista Calderoli e il capogruppo alla Camera Molinari

Province, la “riforma della riforma” verso un congelamento fino al 2025

In molti, nel centrodestra, ci facevano affidamento per risolvere una serie di questioni legate alla spartingaia dei posti, ma il ritorno all’elezione diretta per la Provincia si sta allontanando.

La Lega schiacciava sull’acceleratore, ma Fratelli d’Italia ha messo il piede sul freno.

Martedì a Palazzo Madama si è riunita la Commissione Affari costituzionali, che ha rimandato ancora una volta la discussione a data da destinarsi.

Motivo? Non ci sono abbastanza risorse e per evitare che la toppa sia peggio del buco, la premier e il suo staff sono decisi a soprassedere.

Si tratta, infatti, di reperire una cifra che è stata sommariamente indicata (tutto compreso) in un miliardo di euro.

Una somma che, alla vigilia di una finanziaria difficile, si fatica ad immaginare dove possa essere trovata.

La Lega, per bocca del ministro leghista per l’Autonomia e le Riforme Roberto Calderoli, l’aveva annunciata per il 2024, in concomitanza con la tornata elettorale di amministrative ed europee.

Il nodo – al di là degli altri aspetti normativi che riguardano la modalità di elezione del presidente e del Consiglio provinciale - è proprio l’aspetto finanziario.

Il ripristino dell’elezione diretta comporta una serie di oneri a carico dello Stato: indennità per presidente e assessori, ma soprattutto quelli derivanti dallo storno di competenze ora in capo alle Regioni.

Insieme a questo c’è l’altro scoglio delle Città metropolitane.

Nella Commissione Affari Costituzionali del Senato nessuno ha ancora fatto calcoli precisi anche se la forbice – approssimativamente - va da 200-300 milioni di euro fino al miliardo di euro, a seconda del trasferimento delle funzioni.

Alla vigilia di una legge di bilancio che si prospetta “lacrime e sangue” la “riforma della riforma” delle Province sembra dunque non essere più in cima alle priorità del governo.

Sul punto Fratelli d’Italia e Lega restano divisi.

La questione, da un lato, è in mano a Calderoli e dall’altra al suo collega di partito, Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Finanze che ha in mano i cordoni della borsa.

Sarà quindi interessante sentire che cosa diranno in proposito domani a Pian della Regina -  all’incontro della Lega ai piedi del Monviso - sia Calderoli che il capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari.

Così come sarà curioso vedere che succederà di qui ad una decina di giorni quando il presidente della Provincia di Cuneo, Luca Robaldo, dovrà convocare i comizi elettorali per il rinnovo del Consiglio provinciale in scadenza a fine anno.

Robaldo attende una legge ponte per sapere se procedere col vecchio sistema di elezione di secondo grado, riservata cioè ai soli amministratori locali, oppure se ci sarà una proroga (e fino a quando) dell’attuale governance di corso Nizza.

Giampaolo Testa

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